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In questi giorni, che sono diventate settimane e che forse diventeranno mesi, siamo stati coinvolti e forse a volte sopraffatti dalla marea di informazioni ed emozioni collegate al coronavirus. Da una prima fase in cui sembrava un problema lontano, un soggetto di preghiera per la Cina e per l’oriente; ad una seconda fase, nei primi del 2020, in cui è diventato un problema Italiano, ma circoscritto a poche persone ed aree geografiche; per arrivare ad oggi, in cui è qualcosa che ha stravolto le nostre vite su scala nazionale ed europea.

In questo momento l’intera Italia è zona protetta, non si può circolare liberamente, non ci si può assembrare in luoghi pubblici o privati e nemmeno all’aperto, c’è paura, timore e sospetto verso il vicino, bisogna stare isolati, ma c’è un gran bisogno di conforto e sostegno gli uni per gli altri.

Come chiesa, come possiamo vivere il Vangelo nella pratica in questi giorni?

 

1. ll momento di fermarsi.

In queste ore stiamo sperimentando quello che in Inglese viene chiamato “lockdown” cioè una situazione di emergenza in cui le persone vengono letteralmente “bloccate” senza poter uscire. Per alcuni questo significa letteralmente che devono stare a casa perché in quarantena, o perché rientrano nelle categorie a rischio e quindi non possono vedere nessuno, per altri significa che il proprio luogo di lavoro o scuola sono chiusi ed è difficile attivare smart-working o remote learning, che non si hanno comprovate esigenze o necessità che consentano di uscire dal proprio comune, che le palestre ed ogni luogo di aggregazione è chiuso e quindi ci si ritrova senza tanto da fare e senza nessun luogo in cui andare. Come posso vivere il Vangelo, quando non posso fare niente o vedere nessuno? 

«Fermatevi», dice il Signore, «e riconoscete che io sono Dio. Io sarò glorificato fra le nazioni, sarò glorificato sulla terra». Salmo 46:10

L’invito che ci siamo rivolti come chiesa locale è quello, nelle nostre frenetiche vite moderne, di abbracciare questo involontario momento di fermarci. Dio può usare questo strumento, per invitarci a riconoscere che lui è il Dio che è e rimane in controllo, per dedicare più tempo alla lettura della Sua Parola, alla preghiera e alla crescita spirituale personale e familiare, nella certezza che, in mezzo alla pandemia del coronavirus, Dio sarà glorificato fra le nazioni, sarà glorificato sulla terra.

2. La necessità di intercedere.

Per altre persone questo lockdown assume aspetti diametralmente opposti. C’è chi deve andare a lavorare affrontando con ansia i momenti di convivenza sul luogo di lavoro o sui mezzi di trasporto, mentre ha figli piccoli o anziani o altri familiari non autosufficienti a casa e deve fare i salti mortali economici e organizzativi perché qualcuno se ne prenda cura mentre è fuori. Ci sono i tanti coinvolti nella macchina organizzativa e sanitaria che gestiste questa situazione di crisi. Pensiamo al personale medico e infermieristico degli ospedali, alle forze dell’ordine e della protezione civile, agli amministratori locali che lavorano incessantemente, esponendosi direttamente al rischio di contagio. 

Non manchiamo di piegare le nostre ginocchia al Padre, affinché lui rinnovi le forze, faccia rialzare gli stanchi, dia speranza agli esausti e la pace che solo Lui può dare a chi si spende per curare e salvare vite, affinché per primi possano conoscere quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo.

Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen. Efesini 3:20-21

Come chiesa ci stiamo impegnando a intercedere per i genitori che devono andare al lavoro e per ognuna di queste realtà, e nel possibile ad incoraggiarli facendoglielo sapere. È così che abbiamo risposto a diverse comunicazioni del Sindaco e all’email di una dipendete comunale che spiegava nella pratica l’applicazione dei decreti alle varie associazioni locali. Non sottovalutiamo l’incoraggiamento che un grazie, un vi apprezziamo e soprattutto un preghiamo per voi, possono avere nei cuori di persone esauste!

3. L’occasione di onorare.

Nella nostra cultura c’è un innato senso di sfiducia e di critica verso chi governa e chi amministra, che si evidenzia ancor di più nei momenti di crisi e di scelte difficili e impopolari. Quale opportunità controculturale di vivere il Vangelo di Cristo che ci chiama ad essere:

…sottomessi, per amor del Signore, a ogni umana istituzione: al re, come al sovrano; ai governatori, come mandati da lui per punire i malfattori e per dare lode a quelli che fanno il bene. Perché questa è la volontà di Dio: che, facendo il bene, turiate la bocca all’ignoranza degli uomini stolti. Fate questo come uomini liberi, che non si servono della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio. Onorate tutti. Amate i fratelli. Temete Dio. Onorate il re. 1 Pietro 2:13-17

In che modo durante il coronavirus, possiamo onorare le autorità stabilite da Dio e coloro che sono costantemente dediti a questa funzione, in quanto ministri di Dio (Romani 13)? 

Sicuramente obbedendo ai decreti della Presidenza del Consiglio, aspettando fuori dai negozi quando ci sono già alcune persone all’interno, lavandoci le mani e prestando attenzione ai bisogni e alla salute del nostro prossimo; ma anche evitando di criticare, soprattutto sui social media, scelte o azioni che riteniamo inopportune da parte delle forze al governo o all’opposizione, alimentando il clima di stress e scetticismo; ringraziando il carabiniere che ci ferma in auto durante i controlli di questi giorni; aiutando a diffondere le comunicazioni ufficiali dalle nostre regioni e comuni.

4. Il bisogno di restare uniti.

I media affermano che il coronavirus è il social virus, in quanto è il primo che viene affrontato nella cultura iperconnessa dei social media in cui viviamo. Infatti, uno degli hashtag più ricorrenti di questi giorni è #lontanimauniti. 

In che modo possiamo vivere il nostro essere corpo di Cristo, quando come chiesa non possiamo incontrarci fisicamente? Quando i locali di chiesa sono chiusi e gli incontri privati nelle case fortemente sconsigliati?

Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse. Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno. Ebrei 10:23-25

Quale opportunità per il Vangelo è il vivere la sovranità di Dio anche sulla nostra tecnologia e redimere per la gloria di Cristo questi strumenti. Così quando non possiamo fisicamente incontrarci e abbracciarci, ognuno di noi può usare senza limiti il cellulare ed il telefono per chiamare altri credenti, per pregare assieme e per incoraggiarsi gli uni gli altri. Si possono ascoltare sermoni online o in streaming.

Come chiesa, per una cifra davvero modica, abbiamo scelto di avvalerci di un app di video conferenze che permette di collegare live fino a 100 persone. Così fin dall’inizio abbiamo continuato a fare i nostri incontri di preghiera, studio biblico e funzioni domenicali, interagendo e confrontandoci assieme con la Parola di Dio, adorando assieme e celebrando la Cena del Signore. Abbiamo offerto attività per i nostri bambini e continuato il nostro lavoro di discepolato, sperimentando la gioia di vederci “faccia a faccia” e di ritrovarci #lontanimauniti in Cristo!

5. Il privilegio di benedire.

«Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli. Matteo 5:13-16

Come possiamo essere sale e luce durante il coronavirus? In che modo il Vangelo ci guida a vivere in modo creativo e a discernere le buone opere che Dio ha precedentemente preparato affinché noi le praticassimo in questi giorni in cui #iorestoacasa?

Alla fine, senza doversi sforzare più di tanto, ci sono tanti modi in cui possiamo benedire le nostre comunità. Forse prima di andare a fare la spesa, possiamo mandare un messaggio ai nostri vicini di casa per chiedergli se hanno bisogno di qualcosa? Possiamo aiutare i meno tecnologici ad installare app di video chiamata per comunicare con i loro cari. Possiamo scambiare idee per intrattenere e stimolare i nostri bambini e anziani chiusi in casa.

In questo momento che sta diventando di sempre più grossa difficoltà economica per diversi negozianti e piccoli imprenditori, il nostro Comune ha pubblicato un elenco di esercenti che offrono consegna a domicilio di beni e servizi. Noi non solo abbiamo ripubblicato quell’informazione sulla pagina facebook della chiesa, ma cerchiamo ad esempio di ordinare la colazione al bar consegnata a casa, e di incoraggiare anche in questo modo pratico la nostra comunità.

Oppure una signora della nostra chiesa, che vive in un comune diverso dal nostro e che quindi non possiamo andare a trovare, ha chiesto ad un tecnico di fare un upgrade al suo pc per l’app di video conferenza che usiamo. E gli ha chiesto di fare un “controllo di qualità” con lei la domenica mattina proprio durante la funzione!

Cogliamo ogni occasione favorevole e sfavorevole per vivere il Vangelo di Cristo come suo popolo in mezzo al coronavirus!

 

 

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