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Secondo Spurgeon un predicatore zoppo zoppicava perché la gamba della sua predicazione era molto più lunga di quella della sua preghiera

Il grande predicatore Charles H. Spurgeon una volta raccontò di un predicatore zoppo. Zoppicava secondo Spurgeon perché la gamba della sua predicazione era molto più lunga di quella della sua preghiera. Quanto siamo simili a quel predicatore? Quanto zoppichiamo nel nostro ministero? Dedichiamo ore e ore alla preparazione della predica. Traduciamo il brano, lavoriamo all’esegesi, consultiamo i commentari, scriviamo e riscriviamo il sermone e poi forse, se c’è tempo, preghiamo per cinque minuti la domenica mattina. E zoppichiamo. Forse è da anni che stiamo camminando storto. Sto parlando a me stesso, ovviamente, come a voi, fratelli miei. Vogliamo continuare a zoppicare, o vogliamo cambiare?

Il predicatore e la Parola

Prima di pensare al predicatore e alla preghiera, vogliamo riflettere sul predicatore e la Parola. Il Salmo 119:18-19 ci aiuterà in questo. In questi due versetti troviamo la stessa parola ebraica – quella che traduce il nostro verbo coprire – ripetuta un paio di volte. 

Scopri i miei occhi, e contemplerò le meraviglie della tua legge. Io sono straniero sulla terra; non coprire i tuoi comandamenti.” (Salmo 119:18-19 – traduzione dell’autore)

Il Salmista sa benissimo che esistono due veli che oscurano la sua visione: quello che copre i suoi occhi e quello che copre la Parola di Dio. Ha bisogno non di uno, ma di due miracoli per contemplare il tesoro contenuto nella Bibbia. 

Il predicatore e la preghiera

Assurdo pensare che possiamo predicare senza aver pregato!

Pensiamo ora alla domenica mattina e al momento della predica. Qual è lo scopo della predica se non di portare gli astanti a contemplare le meraviglie del Signore nelle Scritture? Qual è il problema? Non solo la cecità spirituale del predicatore ma anche quella di chi lo ascolta. Occhi velati, comandamenti nascosti se il Signore non opera. Nel Salmo 119, il Salmista prega per se stesso. E’ un ottimo esempio per noi in questo e ci porta a pregare anche per le nostre chiese. Scopri gli occhi dei loro cuori e non coprire la tua Parola. Assurdo pensare che possiamo predicare senza aver pregato!

In Atti 6:4, come risposta a un problema importante nella chiesa nascente, gli Apostoli sono stati messi da parte per dedicarsi alla preghiera e al ministero della Parola. Le due attività non devono mai essere separate e forse l’ordine in questo versetto suggerisce una priorità. Prima la preghiera, poi il ministero della Parola.

Perché non preghiamo?

Il predicatore che trascura di pregare molto, rivela di considerare il ministero pastorale con molta superficialità e dimostra di non aver compreso la natura della chiamata al ministero.

Quanti dei giganti della storia della chiesa sono stati prima uomini di preghiera e poi strumenti potenti nelle mani del Signore. Come scrive Lloyd-Jones “Leggete le biografie e le autobiografie dei più grandi predicatori del passato e vi accorgerete come la preghiera sia sempre la grande caratteristica delle loro vite. Essi furono tutti grandi uomini di preghiera e alla preghiera essi dedicarono gran parte del loro tempo.” (Predicazione e predicatori, Lloyd-Jones, p.181). David Brainerd (1718-1747), il “missionario degli Indiani”, ha scritto nella suo diario: “Domenica 25 Aprile. Questa mattina ho speso circa due ore nelle devozioni private e mi è stato concesso di lottare e patire, più del solito, per le anime immortali. Sebbene fosse mattino presto e il sole non splendesse ancora in tutta la sua forza, ero bagnato fradicio di sudore.” (Racconto della vita del compianto Reverendo Sig. David Brainerd, 1749). Di nuovo secondo Lloyd-Jones, “John Wesley era solito affermare di non provare molta stima per chi non riuscisse a pregare quattro ore al giorno.” (Predicazione e predicatori, Lloyd-Jones, p.183). E nonostante tutto questo facciamo fatica a pregare. Perché?

  1. Superficialità – forse siamo convinti che dopo un po’ di formazione, qualche convegno sulla predicazione, diversi anni di esperienza e di studio siamo capaci di predicare da soli senza pregare. Certo all’inizio abbiamo pregato un sacco, ma ora non c’è più bisogno. Quanto siamo superficiali!
  2. Pigrizia – siamo troppo pigri per organizzarci, per riservare del tempo per la preghiera.  Tanto so che dopo due minuti sarò distratto da mille altre cose.
  3. Scetticismo – siamo increduli, forse dopo anni di preghiera per le stesse persone non abbiamo visto nessun cambiamento, nessuna risposta, nessun impatto neanche un po’ positivo grazie alle nostre preghiere. Allora che senso ha continuare? Siamo diventati scettici.
  4. Impegno – abbiamo troppe cose da fare – impegni, ministeri, convegni, progetti. Quattro ore al giorno, caro John Wesley, sei pazzo! Non ho tempo di pregare! Devo scrivere un articolo sul predicatore e la preghiera!!!
  5. Attacco – non preghiamo perché il nemico farà di tutto per impedire che il predicatore s’impegni nella preghiera. Siamo coinvolti in una battaglia spirituale, specialmente noi predicatori. Non preghiamo perché siamo sotto attacco!

“Il predicatore che trascura di pregare molto, rivela di considerare il ministero pastorale con molta superficialità e dimostra di non aver compreso la natura della chiamata al ministero. Un uomo simile non ha assolutamente valutato il valore di un’anima, né ha stimato adeguatamente il significato dell’eternità. Non sarà nient’altro che un pubblico funzionario, allettato dal pulpito perché estremamente bisognoso della pagnotta che spetta ai pastori, oppure sarà solo un detestabile ipocrita che ama la lode degli uomini e non si cura della gloria che appartiene a Dio.” (Lezioni ai miei studenti, Spurgeon, p. 94)

Quando pregare

Preghiamo che il seme seminato possa trovare buon terreno

Prima di tutto noi predicatori dobbiamo essere uomini di preghiera. Dobbiamo pregare:

PRIMA – durante la nostra preparazione. Perché non usare Salmo 119:17-18 per pregare, sia per te stesso che per la tua chiesa, mentre prepari il sermone? Peter Adams, un predicatore australiano, divide il suo tempo di preparazione in metà: metà per lo studio, metà per la preghiera. Pregando, lui considera la sua chiesa, chiedendosi: cosa apprezzeranno dalla predica, cosa faranno fatica a capire o ad accettare? Come posso io, come predicatore, aiutarli a ricevere e credere la Parola?

LA DOMENICA – un predicatore scozzese diceva che la domenica mattina ripeteva la sua predica quattro volte, l’ultima volta inginocchiato. 

DOPO – invece di lanciarci nelle conversazioni e negli impegni della prossima settimana, dedichiamoci alla preghiera. Preghiamo che il seme seminato possa trovare buon terreno e che il Signore possa tenere lontano gli uccelli del diavolo che vogliono portare via il seme. 

Prima, la domenica, e dopo la predicazione. In ogni tempo non cessiamo mai di pregare!

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