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Questo è un libro importante.

In La conoscenza e i suoi nemici. L’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia Tom Nichols (professore presso l’U.S. Naval War College ed ex assistente al Senato) sostiene che “oggi l’America [sia] un Paese ossessionato dal culto della propria ignoranza”. Naturalmente non c’è nulla di nuovo nell’ignoranza o nell’indifferenza. La maggior parte delle persone (me compreso) sa poco di quasi tutto. La novità sta nell’opposizione attiva che mostriamo nell’ammettere la nostra ignoranza e nell’ascoltare gli esperti. “Mai tante persone hanno avuto accesso a tanta conoscenza”, scrive Nichols, “e tuttavia hanno esercitato tanta resistenza all’apprendimento di qualsiasi cosa”.

Questo non è un libro che inveisce tanto contro i normali sempliciotti e la gente comune. Nichols sa bene che gli esperti sono parte del problema. Il suo scopo è quello di risanare la frattura tra esperti e profani. Una Repubblica funzionante dipende dal fatto che la precedente serva la successiva, e si aspetta che quest’ultima porti un certo rispetto nei confronti della prima.

Agire come se nessuno avesse più conoscenza  di chiunque altro non è solo sciocco, è anche un grave errore. Nichols cita un sondaggio di qualche anno fa in cui l’entusiasmo per l’intervento militare in Ucraina era direttamente proporzionale alla mancanza di conoscenza che una persona aveva dell’Ucraina. Sembra che più stupidi siamo, più fiduciosi siamo nelle nostre conquiste intellettuali. Nichols racconta una vicenda in cui qualcuno su Twitter stava cercando di fare ricerche sul gas nervino. Quando l’esperto mondiale di gas nervino offrì il suo aiuto, il tweeter originale (un babbeo, potremmo dire [qui l’autore si basa su un gioco di parole, poiché ha usato il termine “twit”, la cui traduzione è, appunto, “babbeo”, N.d.R.]) ha reagito rimproverando rabbiosamente quell’esperto per essersi comportato come un saputello. L’esperto forse non sapeva tutto, ma in questo caso ne sapeva esponenzialmente di più di uno stolto qualunque online.

Abbiamo ingoiato la bugia che dice che, se crediamo nella parità dei diritti, dobbiamo credere che tutte le opinioni abbiano lo stesso peso. Nichols racconta anche la storia di uno studente universitario che ha discusso con un famoso astrofisico che era nel campus per tenere una conferenza sulla difesa missilistica. Dopo essersi reso conto che il famoso scienziato non avrebbe cambiato idea dopo aver ascoltato le argomentazioni di uno studente al secondo anno di college, lo studente ha concluso con tono irritato: “Beh, la sua ipotesi vale tanto quanto la mia”. A quel punto l’astrofisico lo interruppe prontamente: “No, no, no. Le mie ipotesi valgono molto, molto di più delle tue”. Non c’era niente di sbagliato nel fatto che lo studente facesse domande scomode o addirittura desse inizio ad una discussione. Il problema stava nel presumere di avere, dopo pochi minuti di riflessione, tanto da offrire sull’argomento  quanto uno studioso che vi aveva speso decenni di formazione e ricerca.

È così e basta

Anche se non ci piacciono gli esperti, nessuno può seriamente negare che ne esistano. Vale a dire che ci saranno sempre delle persone che su un dato argomento hanno molta più conoscenza delle altre, e di solito questa competenza è contraddistinta da anni di istruzione ed esperienza. Non sono un esperto di automobili, di medicina, di riparazioni domestiche, di microbiologia o di allevamento animale. Come te (e tutti gli altri), sono esperto praticamente in nulla, ma sono grato che in quasi ogni area di ricerca umana qualcuno lo sia.

Al momento sono a circa quattro quinti di un programma di dottorato in storia moderna. A questo punto ho più conoscenza riguardo a John Witherspoon rispetto al 99,99% della popolazione mondiale. Questo non perché io sia un genio, ma perché ho impiegato diversi anni di lavoro nel leggere tutto quello che potevo di e su John Witherspoon. Una delle cose che il lavoro di dottorato mi ha mostrato è quanto poco io sappia della maggior parte delle cose. È quando scopri che aspetto ha la conoscenza che ti rendi conto di non averla! Anche adesso, dopo cinque anni di letture su ortodossia riformata, illuminismo scozzese, evangelicalismo e Old Princeton, sono più consapevole delle lacune nella mia conoscenza di quanto non lo fossi quando ho iniziato. Diventare un esperto richiede molto tempo e molto lavoro. Dovremmo essere grati che ci siano persone che hanno fatto lo sforzo di conoscere di più sul gas nervino rispetto al resto di noi.

Ancora una volta Nichols chiarisce che il problema non è che le persone siano più stupide di quanto in precedenza non fossero gli esseri umani. Abbiamo più informazioni che mai. Il problema è che siamo più fiduciosi nelle nostre capacità e meno disposti a imparare rispetto a quanto non fossero le generazioni precedenti: una combinazione letale di arroganza militante e ignoranza invincibile. I college e le università americane hanno prodotto studenti poco istruiti ed eccessivamente lodati. Abbiamo scambiato il pensiero critico per una critica implacabile. Il che significa che non ci impegniamo con gli altri come “ferro [che] forbisce il ferro”, ma come un’ascia che abbatte un albero. I dibattiti sulle politiche pubbliche si sono trasformati in scontri urlanti tra persone ugualmente disinformate che si azzuffano con scambi di contraddizioni, aneddoti casuali e fonti incerte. Troppi dibattiti online sono pieni di bias di conferma e teorie del complotto che sono, per definizione, infalsificabili. E anche quando non riteniamo che tutti gli esperti siano nel torto, crediamo comunque che chiunque possa avere ragione. Se la Dichiarazione di Indipendenza dichiarava  ovvie queste verità, ora le riteniamo tutte ovvie. Chi ha bisogno di esperti quando tutto è palese?

La via d’uscita

Che cosa si può fare, quindi, per questa problematica morte della competenza? Sebbene Nichols non fornisca un piano in 12 passaggi per colmare il divario tra esperti e profani, offre consigli utili per entrambi.

Per gli esperti: non guidate fuori dalla vostra corsia. Siamo arrivati ​​a disdegnare gli esperti perché molti di loro pontificano su cose di cui non hanno esperienza: scienziati che pensano di capire la religione, giornalisti che pensano di conoscere la scienza, star del cinema che pensano di sapere tutto. Attenetevi a ciò che sapete.

Allo stesso modo, smettetela di fare previsioni. Se la vostra carriera dipende dal fare previsioni, che siano almeno fatte prudentemente. È difficile non voler lapidare gli esperti quando le loro profezie sul futuro sono così spesso palesemente false.

Per quanto riguarda il resto di noi, Nichols offre una serie di suggerimenti utili. Siate ecumenici: non ottenete tutte le vostre informazioni dall’unica fonte con cui magicamente siete sempre d’accordo. Siate meno cinici: la maggior parte delle persone non ce l’ha con voi. Siate più discriminanti: verificate che la fonte che state leggendo abbia editori, sia legata a un’istituzione rispettabile, sia trasparente riguardo alle sue fonti e presenti fatti testabili e verificabili. Come afferma Nichols, “i teorici della cospirazione e i seguaci della ciarlataneria non crederanno mai a nulla che metta in discussione le loro opinioni, ma la maggior parte di noi può fare di meglio”.

E infine, siate umili. Questo vale tanto per gli esperti quanto per i profani. Se siete esperti, usate la vostra conoscenza come servitori, non come padroni. I pomposi tecnocrati, i burocrati e gli arringatori professionisti raramente sono apprezzati. Se sapete qualcosa, usatelo per aiutare gli altri, non voi stessi.

Allo stesso tempo tutti noi abbiamo buone ragioni per presumere di non sapere tanto quanto pensiamo di sapere. Cerchiamo di essere abbastanza umili da imparare dagli altri. Quando si tratta di buone idee e buone normative, i fatti sono più importanti dei sentimenti. Questa non è una scusa per essere scortesi, bensì un invito a non confondere le rumorose emozioni con le logiche argomentazioni. Uguaglianza politica significa che, agli occhi della legge, ogni persona dovrebbe essere trattata allo stesso modo. Non significa che tutte le opinioni siano ugualmente importanti, affidabili o meritevoli di attenzione. La repubblica non è stata progettata per consentire alle masse di prendere decisioni difficili su questioni complicate. Dalla fine della povertà, alla fornitura di assistenza sanitaria e alla lotta al terrorismo, le cose sono più difficili di quanto non sembrino. Cerchiamo di avere l’umiltà di ammetterlo. Se la morte della competenza,  come libro [titolo originale: The Death of Expertise. Traduzione letterale: La morte della competenza. N.d.R.] e come enigma culturale, può portare tutte le parti ad avere un po’ più di modestia, allora avremo tutti qualcosa per cui essere grati.


Apparso originariamente in lingua inglese su The Gospel Coalition (USA)

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