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Gli inclusivisti credono che chiunque sia salvato lo sia attraverso la persona e l’opera di Cristo. Tuttavia non insistono sul fatto che la fede cosciente (da parte di adulti senzienti) sia necessaria per potersi appropriare di quest’opera salvifica. Ciò starebbe a significare che chi, tra buddisti, indù o brave persone a noi vicine, sia attratto da ciò che è vero e bello potrebbe essere salvato attraverso Cristo senza saperlo. Ma che dire di Giovanni 14:6? Gli inclusivisti interpretano “nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” come per mezzo della mia opera salvifica. La fede potrebbe quindi non essere necessaria.

Senza dubbio è vero che nessuno può essere salvato senza l’opera di Cristo, ma il “per mezzo di” in Giovanni 14:6 significa “per mezzo della fede in me”.

Guardiamo al contesto immediato. Gesù inizia il capitolo dicendo ai discepoli “credete in me” (14:1). Poi il versetto 7 parla del conoscere il Padre conoscendo il Figlio. Il versetto 9 chiarisce che chi vede Gesù ha visto il Padre. I versetti 12 e 13 ripetono l’esortazione a credere in Gesù. Il punto dell’intera sezione è che se conosci/vedi/credi in Gesù, conosci il Padre. E viceversa, non puoi andare al Padre o seguire Gesù nella sua gloria celeste se non conosci il Figlio e non credi in Lui.

Questa lettura di Giovanni 14 è confermata dallo scopo più ampio del Vangelo, ovvero che i lettori di Giovanni possano credere “che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, [abbiano] vita nel suo nome” (20:31). Il Vangelo di Giovanni è pieno di promesse per quanti credono.

  • Chi crede in me non avrà mai più sete (6:35).
  • Chi crede in me […] fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno (7:38).
  • Chi crede in me, anche se muore, vivrà (11:25).
  • Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre (12:46).

Allo stesso modo ci sono terribili avvertimenti per coloro che non credono in Cristo.

  • Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio (3:18).
  • Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato (5:23).
  • Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio (8:19).
  • Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste, perché io sono proceduto e vengo da Dio (8:42).

Giovanni 14:6 non è un versetto preso fuori contesto. Racchiude il messaggio dell’intero libro di Giovanni. L’intero Vangelo è un’apologia per la fede cosciente in Cristo, una fede che afferma certe proposizioni riguardanti Gesù, una fede che crede che egli è il pane della vita (6:35), la luce del mondo (8:12; 9:5), la porta delle pecore (10:7, 9), il buon pastore (10:11, 14), la risurrezione e la vita (11:25) e la vera vite (15:1, 5).

A meno che non crediamo che Cristo sia “lui”, il Messia tanto atteso e il Figlio di Dio mandato dal cielo, moriremo nei nostri peccati (8:24). Gesù non poteva rendere più chiaro questo concetto. “Per mezzo di” significa “per mezzo della fede”. L’inclusivismo e Giovanni 14:6 non possono essere amici.

Cosa non sto dicendo

Nel dire questo, nel sostenere l’esclusivismo in opposizione all’inclusivismo, devo essere chiaro riguardo ciò che non sto dicendo.

  1. Non sto dicendo che non ci sia nulla di dignitoso o onorevole nelle altre religioni o nelle persone di altre religioni. Essenzialmente non c’è buona opera oltre alla fede, ma i cristiani dovrebbero riconoscere che musulmani, buddisti, indù (e atei laici se è per questo) possono essere caritatevoli, onesti e gentili. L’esclusivismo non richiede di rifiutare tutto ciò che riguarda ogni altro credo o ogni altra persona religiosa. Ciò in cui crediamo è che le dottrine più importanti della fede cristiana non siano comuni ad altre fedi, e che nemmeno per la persona più moralmente corretta esistente sia possibile essere salvata dalle buone opere.
  2. Non sto dicendo che il cristianesimo consista semplicemente nel dire la preghiera giusta. Spesso nel deridere l’esclusivismo il confronto viene fatto tra il migliore e più nobile seguace di una qualche altra religione e il più grossolano, ipocrita e superficiale seguace del cristianesimo. Alzare la mano o recitare la preghiera del peccatore al campo estivo non rende automaticamente cristiani. Se non si è stati cambiati e non si porta frutto, non si è stati fatti rinascere dall’alto.
  3. Non sto dicendo che i bambini che muoiono in giovane età o quanti siano mentalmente incapaci di esprimere la fede non possano essere salvati. Sappiamo dalla Scrittura che lo Spirito può toccare i bambini nel grembo materno (si veda, ad esempio: Davide, Giovanni Battista) e che il regno può appartenere ai bambini (Mc 10:14). Vediamo nella Scrittura che i figli di una famiglia credente si trovano in una “posizione” diversa rispetto a quelli fuori dall’ovile. Hanno Gesù come loro Signore del patto (Ef 6:1). Quando il figlio di Davide morì, egli disse “Io andrò da lui” (2 Sam 12:23), questo potrebbe significare “Anch’io morirò”. Ma nel versetto successivo leggiamo: “Poi Davide consolò Bat-Sceba sua moglie” (2 Sam 12:24). Penso che sia più probabile che il v. 23 sia stato un conforto per Davide e Bat-Sceba perché Davide sapeva che avrebbe rivisto suo figlio nell’aldilà. La giustapposizione al conforto perderebbe di senso se Davide avesse semplicemente avuto la certezza che un giorno avrebbe raggiunto suo figlio sotto terra.

Quindi ribadisco volentieri l’articolo 1.17 dei Canoni di Dordt: “Dato che dobbiamo giudicare della volontà di Dio mediante la sua Parola, la quale testimonia che i figli dei fedeli sono santi, in verità non per natura, ma grazie al beneficio del Patto di grazia, nel quale sono inseriti assieme ai loro padri e alle loro madri che temono Dio, essi non devono dubitare dell’elezione e salvezza dei loro figli che Dio richiama a sé da questa vita nella loro infanzia”. Al di là di questo, come cristiano confessionale non parlerei in maniera troppo dogmatica. Quasi tutto ciò che riguarda la salvezza nella Bibbia presuppone la presenza di esseri umani senzienti. Alcune altre nostre domande potrebbero non ricevere una risposta diretta.

4. Non sto dicendo che i non credenti saranno puniti perché non hanno riposto la fede in un Gesù di cui non avevano mai sentito parlare. Questo può sembrare l’opposto dell’esclusivismo, ma non lo è. Questo è in realtà un punto cruciale che gli esclusivisti e i loro oppositori spesso trascurano. Coloro che non hanno mai ascoltato il vangelo non sono puniti per non aver conosciuto Gesù. Non conoscere Gesù ha come risultato una punizione, ma ciò che sta alla base della punizione è il peccato. Coloro che non ripongono la fede in Cristo saranno puniti per l’essere peccatori. Saranno puniti nella vita dopo la morte per aver trasformato la verità della rivelazione generale in una menzogna (Rom 1:18-25). Hanno infranto la legge di Dio, e chiunque sia colpevole anche di una sola violazione è responsabile di tutta la legge (Gm 2:10). Quelli che non hanno conoscenza di Cristo saranno giudicati meno severamente perché hanno avuto meno luce, ma quel giudizio sarà tutt’altro che indolore (Mt 11:20-24). La nostra unica speranza nella vita e nella morte è quella di non appartenere a noi stessi, ma di essere, anima e corpo, del nostro fedele Salvatore Gesù Cristo.

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