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Il secondo Convegno nazionale TGCI tenuto lo scorso aprile ha ospitato l’illustre teologo e co-fondatore della Gospel Coalition il Prof. Don Carson, che ha allestito per noi presenti un banchetto di cibi succulenti tratti dal libro dell’Antico Testamento più citato nel Nuovo, i Salmi. Spesso i Salmi sono interpretati in forma piuttosto riduttiva, salmi messi insieme senza un vero ordine, scritti nolente e volente, interpretati quasi esclusivamente sul piano individuale. Come se qualunque salmo parlasse soltanto a me come singolo, poco importa quale prendo in mano. Eppure il Libro sarebbe l’antico innario della Chiesa di Dio, una risorsa formulata per condurre Israele nelle lodi del Signore. Per dire che abbiamo in mano una voce plurale, un coro di salmi, scritti per condurre la Chiesa, attraverso le sue tante esperienze, verso le lodi dell’Eterno. Altroché salmi individuali per momenti di crisi, messi insieme senza scopo maggiore, abbiamo invece un innario per il popolo di fede, un dono prezioso dato in chiave comunitaria. A descrivere è vero un ventaglio di emozioni provate da chi appartiene a Cristo, comunque riunite e reindirizzate alle lodi di un Dio che ha chiamato un popolo a conoscerLo intimamente. Per quanto possa accadere nella vita, il percorso dei Suoi attraverso i cinque libri dei Salmi si muove sempre verso le lodi di Dio!

In tal senso, il cuore dei Salmi non si ritrova principalmente nella mia esperienza. Bensì nella storia intera del popolo di Dio; che vivendo il percorso di fede, non può far altro che lodare l’Eterno che ci chiama a Sé, innestandoci nelle promesse del Suo patto. I Salmi raccontano la storia del popolo di Dio dentro il patto di Dio; e di conseguenza essi danno voce alla Figura del Re, il Messia, lo Scelto del Signore – Colui a vivere in prima persona, e compiere a favore dell’intero popolo di Dio, le promesse inerenti al patto. In parole povere, i Salmi annunciano Cristo. Presentano Cristo. Lasciano la parola a Cristo. Invitano Cristo ad esprimerSi, in Persona e in opera.

Nella scelta di noti Salmi, Il Prof. Carson ha esemplificato il carattere essenzialmente Cristocentrico del libro per via di quattro esposizioni memorabili. Individuare i Salmi 2, 40, 73, 110 ha permesso l’approfondimento di tanti temi, strettamente interconnessi, e sempre riconducibili all’esperienza del nostro Signore-Salvatore Gesù, Figlio di Dio fatto uomo. Difficile dare brevi highlights di pasti abbondanti, ma su due articoli faremo un breve tentativo, invitandovi a leggere personalmente i Salmi per entrare nei temi.

Il Suo Messia è appunto “figlio di Dio”, e l’unica risposta appropriata delle forze del mondo sarà di celebrare lo Scelto del Padre!

Salmo 2: Il secondo Salmo dell’antologia prende forma su quattro strofe riassunte nei seguenti titoli: Dio sfidato (vv. 1-3), Dio ride (vv. 4-6), Dio decreta (vv. 7-9), Dio convoca (vv. 10-12). La sintesi della storia umana è quella di ribelli impegnati nell’opporsi e contrastare il vero Dio; tuttavia a fine conti Colui seduto in cielo ride all’arroganza degli sfidanti. Prima di decretare la Sua scelta di Re, in quello che è in sostanza un Salmo d’incoronamento. Il Suo Messia è appunto “figlio di Dio”, e l’unica risposta appropriata delle forze del mondo sarà di celebrare lo Scelto del Padre! Chiaro che il titolo regale nel Salmo, già applicato al re della stirpe di Davide (2 Sam 7), si presenta in termini molto esagerati se non compiuto nel Figlio di Dio diventato Figlio di Davide! Proprio per questo, il Salmo 2 ripercorre il Nuovo Testamento per sottolineare la vittoria sovrana del Padre in Cristo in quattro sensi:

a) Gesù rimane oggi al di sopra di ogni opposizione umana (Atti 4:24-31).

b) Gesù è superiore agli angeli, chiamati pure loro “figli di Dio” (Ebrei 1:5).

c) Gesù non pretese per Sé il sacerdozio, ma fu nominato dal Padre per la Sua ubbidienza (Ebr 5:5-6).

d) La vittoria di Gesù è strettamente collegata alla Sua risurrezione (Atti 13:32-33).

Le quattro applicazioni danno un’inquadratura perfetta della vittoria di Gesù. Come non rispondere se non di “baciare il Figlio”, celebrando e festeggiando la Sua vittoria! Per poi dichiarare ad altri, secondo l’esempio del salmo, la sciocchezza di vivere la proprio vita opponendosi al Suo giusto e dolce Regno!

 

Salmo 40: Il quarantesimo Salmo invece è di tono ben diverso. Sarebbe un canto di lode gioiosa per il Dio che soccorre chi Lo cerca, che solleva il salmista dalla fossa (vv. 1-10). La prima sezione parte da una testimonianza personale (vv. 1-3), passando per principi pubblici (vv. 4-5), ed una dedizione sentita a Dio (vv. 6-8), fino alla proclamazione pubblica (vv. 9-10). Davide traduce il suo racconto personale di salvezza in principi generali di fede rilevanti per tutto il popolo di Dio! Certo non sappiamo il fango nel quale Davide si trovava, eppure le circostanze non specificate aprono il salmo alle sue tante implicazioni; giacché la risposta del Signore al Suo popolo infangato si riscontra in modi diversi. Permettendo all’uomo di Dio di poter dire, “fu buono per me, che Tu Signore mi hai lavato gli occhi, dandomi vista per via delle mie stesse lacrime”.

Questo conduce il salmista all’unica vera risposta a Dio: lo spirito di dedizione che sa dirGli “appartengo a Te” (vv. 6-8); la base essenziale del sacrificio quotidiano rivolto a Lui. Tanto è vero che nello sfondo delle sue parole s’intuisce la cerimonia di forare l’orecchio allo schiavo (Esodo 21), come per dire “Tu mi hai aperto gli orecchi alla Tua voce”. Mi hai dato un cuore per rispondere con ubbidienza. Per portare una dichiarazione pubblica alla grande assemblea (vv. 9-10). E sono proprio queste parole in cui s’intravede con maggiore chiarezza la figura del futuro Figlio di Davide, Colui che impara supremamente la via di ubbidienza a Suo Padre, tenendo gli orecchi aperti (Isaia 50:4). A maggior ragione per il fatto che la versione LXX (traduzione greca delle Scritture ebraiche) riformula il v. 6 del Salmo proprio per evidenziare il miracolo dell’incarnazione; dato che il Padre ha realmente predestinato al Figlio una vita umana (Ebrei 10:5-7)! Vita con la quale Egli compie perfettamente la Sua ubbidienza, al fine di adoperare la salvezza dei Suoi.

L’ultima parte del salmo esprime un atteggiamento rinnovato nel prevenire l’aiuto futuro di Dio (vv. 11-17), dato che ci saranno pure altri momenti in cui ci sarà da attraverserà acque profonde. Sorpassare una grande sfida non scongiura l’arrivo di altre. Invece nella vita di fede la sofferenza non è mai lontana (v. 11), confermando il bisogno continuo di aggrapparci a Colui in cui troviamo forza e aiuto rinnovato. Perché per coloro che temono l’Eterno l’aiuto di Dio è sicuro; rispetto al peccato personale (v. 12), anche contro i nemici (vv. 13-15); un Dio che aiuta tutti coloro che Lo cercano (v. 16). L’esposizione di Carson finì ad esortarci a memorizzare le parole yigdal YHWH, ovvero il Signore è grande! Il Signore è grande! Perché è proprio vero, saper vedersi poveri e bisognosi accanto alla grandezza del Signore – appunto yigdal YHWH – non solo rincuora, ma dà grande stabilità per la vita!

 

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