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Questa settimana più di un miliardo di induisti in tutto il mondo celebrano il Diwali, un’osservanza religiosa di cinque giorni celebrata anche dai seguaci di fede sikh e giainista. È la più grande festa dell’anno in India, il paese con la maggiore presenza di indù.

Ecco nove cose che dovresti sapere sull’induismo. 

  1. Sebbene l’induismo sia spesso trattato come un’unica religione, è più corretto descriverlo come una famiglia di religioni che condividono credenze e caratteristiche comuni. Alcuni studiosi affermano che il primo induismo ebbe origine intorno al 5˙500 a.C., rendendolo una delle religioni più antiche del mondo. Il termine indù, risalente al VI secolo a.C., fu usato per la prima volta dai persiani per descrivere le persone che vivevano al di là del fiume Indo. Per più di mille anni questo appellativo non ha avuto una specifica connotazione religiosa. All’inizio del XIX secolo, tuttavia, il termine induismo fu coniato dagli scrittori britannici per riferirsi alla famiglia delle tradizioni religiose vediche. Alcuni indù moderni preferiscono il nome “religione vedica” o sanatana dharma (“legge eterna”), piuttosto che l’appellativo induismo.
  2. La maggior parte delle variazioni dell’induismo è enoteista: viene adorata una singola divinità, ma non viene necessariamente rinnegata l’esistenza di altri dei. Gli indù tendono a vedere i singoli dei e dee come personificazioni di un’immensa forza unificatrice che governa tutta l’esistenza e che non può essere completamente conosciuta dall’umanità. Le tre divinità principali, conosciute come trimurti, sono: Brahma, il creatore dell’universo; Visnù, il preservatore dell’universo; Siva, il distruttore dell’universo. Alcuni indù asseriscono persino che Gesù fosse una manifestazione di uno dei loro dei.
  3. Invece di un singolo libro sacro (come la Bibbia o il Corano), l’induismo ha numerosi scritti sacri. Il testo noto come i Veda (composto intorno al 1500 a.C.) è una raccolta di versi e inni scritti in sanscrito contenente rivelazioni ricevute da antichi saggi. Le Upanisad sono i testi che costituiscono la fonte principale di molti importanti argomenti della filosofia indiana, come il karma e il dharma. Altri testi sacri includono la Bhagavadgita (che fa parte del poema epico Mahabharata), i diciotto Purana (che contengono quattrocentomila versi) e il Ramayana, un altro poema epico.
  4. Gli indù credono che abbiamo quattro obiettivi nella vita, conosciuti come purusartha (“oggetto della ricerca umana”): il dharma (comportarsi in un modo che favorisca il progresso spirituale), l’artha (la ricerca della prosperità materiale), il kama (il godimento del mondo materiale) e il moksa (la liberazione dagli attaccamenti causati dalla dipendenza dal mondo materiale e dal ciclo di nascita e rinascita). In generale gli indù considerano il dharma più importante dell’artha o del kama, mentre il moksa è considerato l’ideale ultimo della vita umana.
  5. I testi sacri dell’induismo delineano quattro percorsi primari, anche se non mutuamente esclusivi, per sperimentare il Brahman, o realtà ultima, e ottenere il Moksa: Karma Yoga (svolgere i propri doveri in modo disinteressato), Bhakti Yoga (amare Brahman attraverso la devozione e il servizio), Jnana Yoga (studiare e contemplare testi sacri) e Raja Yoga (preparare fisicamente il corpo e la mente per consentire la meditazione profonda e l’introspezione, in modo da superare le sofferenze causate dagli attaccamenti materiali). Lo yoga posturale usato spesso come forma di esercizio in Occidente deriva dal raja yoga.
  6. L’induismo non ha il concetto di peccato, sebbene gli indù credano che gli esseri umani possano creare conseguenze buone o cattive per le loro azioni. Questa idea è conosciuta come karma (dalla parola sanscrita il cui significato letterale è “azione”), e si riferisce alla legge secondo cui ogni azione ha una reazione uguale, sia essa nell’immediato o in un momento futuro. Le azioni buone o virtuose, quelle in armonia con il dharma e quindi favorevoli al progresso spirituale, avranno buone reazioni o risposte, mentre le cattive azioni, quelle che vanno cioè contro il dharma, avranno l’effetto opposto.
  7. Gli indù credono che l’anima, atman, sia eterna e che, alla morte del corpo fisico, essa rinasca in un altro corpo, sia esso quello di un insetto, di un animale o di un essere umano. Questo ciclo continuo di vita, morte e rinascita è comunemente chiamato reincarnazione, ma nell’induismo è noto come samsara. Il karma può portare avanti una futura rinascita umana o influenzare la forma che il corpo assumerà. Quando una persona raggiunge il moksa, viene liberata dal ciclo di morte e rinascita.
  8. Con più di un miliardo di seguaci, l’induismo è la terza religione più grande dopo il cristianesimo e l’Islam. La stragrande maggioranza degli indù (98%) vive in India, Bangladesh e Nepal. Tra i principali gruppi religiosi del mondo, gli indù sono tra i meno istruiti: gli indù di età pari o superiore a 25 anni hanno in India una media di 5,5 anni di istruzione formale, 4,6 anni in Bangladesh e 3,9 anni in Nepal. Quelli che vivono in Europa e Nord America, tuttavia, tendono ad essere altamente istruiti. Negli Stati Uniti gli adulti indù hanno in media 15,7 anni di istruzione formale, e il 96% degli adulti indù ha un diploma di scuola media superiore.
  9. Dal momento che gli indù tendono ad avere un fascino per le sacre scritture, molti apologeti cristiani raccomandano, nell’evangelizzare gli indù, di volgersi direttamente alla Bibbia piuttosto che fare affidamento sulle argomentazioni. Secondo J. Brennan, missionario e fondatore di chiese, alcuni passi che è consigliato spiegare agli indù sarebbero quelli della storia della creazione (Genesi 1-2), della caduta dell’umanità (Genesi 3), della legge di Dio (Esodo 20:1-21), della vera impurità (Marco 7:14-23), della guarigione dello zoppo (Marco 2:1-12), della sconfitta di Satana da parte di Gesù (Luca 4:1-13), della morte di Gesù (Marco 15), della risurrezione di Cristo (Matteo 28), del ricco e di Lazzaro (Luca 16:19-31), del fariseo e della donna peccatrice (Luca 7:36-50), della conversione di quanti ascoltarono Pietro (Atti 2:37-41), del costo della fede in Gesù (Matteo 10:26-39) e della salvezza mediante la fede (Efesini 2:1-10).

 

Traduzione a cura di Christian Tursi

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