Il Salmo 88 parla di abbandono, oscurità, vergogna, depressione nera, morte, tomba, soggiorno dei morti, preghiere non esaudite. La presenza di Dio sembra un sogno lontano. Ci ricorda che nessuno vivrà al riparo da stagioni prolungate di sofferenza in cui si possono toccare abissi di dolore emotivo, tombe psicologiche e spirituali. E’ un segnale d’allarme a tutto quel mondo evangelico che declama moralisticamente e strumentalmente la prosperità e la “parola della fede”.
La domanda provocatoria, e al tempo stesso necessaria, è questa: come mai Eman (l’autore ispirato del brano) non si unisce al coro degli altri 149 Salmi che celebrano gioiosamente il Signore? Perché un “angolo così buio” trova comunque spazio nella Bibbia? Quali insegnamenti e risposte possiamo trarre? Perché, se davvero Dio è presente, Eman si ritrova in questo stato deprimente?
L’esperienza angosciante del Salmo 88 ci fornisce, incredibilmente, almeno 4 motivi per considerarlo un aiuto indispensabile quando affrontiamo stagioni difficili:
1) Vai a Dio
Eman dice che la sua anima è piena di problemi, che la sua vita si avvicina alla tomba, che si sente come un morto, come uno dimenticato, che Dio lo ha isolato in regioni oscure e profonde, che sta annegando, che non può fuggire, che la sua vita è un orrore, che è gettato giù, inascoltato, afflitto, evitato…ma a chi sta dicendo tutto questo? A Dio!
[…] io grido giorno e notte davanti a te. Giunga fino a te la mia preghiera; porgi orecchio al mio grido […] (v.1b-2)
io t’invoco ogni giorno, SIGNORE, e tendo verso di te le mie mani” (v.9)
Ma io grido a te, o SIGNORE, e la mattina la mia preghiera ti viene incontro (v.13)
Eman ci incoraggia a portare il nostro dolore a Dio, perché Dio è con noi, anche quando sembra che tutto sia perduto.
Eman parla DAL dolore, NEL dolore, ATTRAVERSO il dolore, anche se con sussurri debolissimi, anche se con gemiti incoerenti di un’anima tormentata, ma sta guardando verso il cielo, sta parlando al Signore, e sta dicendo: “È qui che mi trovo, ecco come mi sento”. Ci incoraggia a portare il nostro. dolore a Dio, perché Dio è con noi, anche quando sembra che tutto sia perduto.
2) Prega nonostante le tue emozioni difficili
l’anima mia è sazia di mali (v.3)
sono come un uomo che non ha più forza (v.4)
I miei occhi si consumano di dolore (v.9)
Io sono afflitto e agonizzante […] sono smarrito (v.15)
È normale sentirsi persi, scoraggiati, persino disperati, inghiottiti dall’oscurità. È normale non comprendere il senso della sofferenza. Ma la nostra incapacità di comprendere fino in fondo gli eventi della vita, non impedirà al Signore di sapere esattamente cosa sta facendo.
3) Dio è più luminoso di qualsiasi buio
Eman non conosce le ragioni del suo tormento, però sa che Dio può fare grandi cose. Questo è evidente se si considerano le domande che pone al Signore:
v.10: Farai forse qualche miracolo per i morti? I defunti potranno risorgere a celebrarti?
v.11: La tua bontà sarà narrata nel sepolcro? O la tua fedeltà nel luogo della distruzione?
v.12 Le tue meraviglie saranno forse conosciute nelle tenebre, e la tua giustizia, nella terra dell’oblio?
L’angoscia di Eman è presente in ogni riga di questo Salmo, eppure implicitamente sta ricordando a sé stesso (e a noi oggi) che Dio può compiere miracoli e meraviglie nonostante la presenza indesiderata della sofferenza.
Nella storia biblica del NT troviamo una preghiera simile, altrettanto oscura e sofferente, quella del Signore Gesù nel Getsemani (Matteo 26:38-39, Luca 22:44). Anche lì si udirono parole di angoscia ma al tempo stesso di fiducia nel piano di Dio. Angoscia perché, da lì a poco, sulla terra del Golgota si sarebbe consumato l’atto più tremendo e paradossale di tutta la storia. Fiducia perché la croce, nel grande disegno di Dio, avrebbe spalancato la porta al trionfo di Dio sulle tenebre del peccato.
Gesù sa cosa significa sentire l’odore del soggiorno dei morti, perché ci è entrato dentro.
Gesù sa cosa significa sentire l’odore del soggiorno dei morti, perché ci è entrato dentro! Il secondo giorno dopo la sua morte, il sabato, è entrato nel ventre dello Sheol, è sceso nell’abisso della morte le cui sbarre si sono chiuse dietro di lui. E, mentre il suo corpo veniva sepolto, la sua anima entrava nel regno oscuro da cui nessuno fa ritorno.
Ma poi, nel grande capovolgimento della provvidenza di Dio, Gesù ha fatto sue tutte le tenebre, le ha CATTURATE e poi è risorto RIEMPIENDO quelle tenebre con la luce della sua presenza. Infatti è scritto che Dio lo ha risuscitato, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto (Atti 2:24). Lui è la luce che splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta (Giovanni 1:5).
Quando consideri le stagioni oscure della tua vita, aggrappati alla verità che Dio è più luminoso di tutte le tenebre.
L’angoscia e la flebile fiducia del Salmo 88, trovano speranza nel colle fatale del Golgota: la morte di Gesù, l’oscurità più nera del nostro peccato che Lui ha accolto, è stata colpita a morte dalla suo sacrificio. Così, quando consideri le stagioni oscure della tua vita, aggrappati alla verità che Dio è più luminoso di tutte le tenebre!
4) Questa non è casa nostra
Al v.18 Eman conclude con una nota desolante (“Hai allontanato da me amici e conoscenti;le tenebre sono la mia compagnia”), come a volerci ricordare che questo sistema di cose non potrà mai dare risposte ai nostri bisogni più profondi. Ma il v.1 ci parla della dolcezza della speranza presso il Signore: Dio della mia salvezza
Il Signore è un Dio che salva, è pieno di grazia, è amore, è compassionevole, è fedele, è immutabile, è onnipotente, è veritiero. La nostra casa e speranza non possono che essere presso di Lui. Lui è la nostra consolazione, gioia e diletto.
Il Salmo 88 sa esattamente come ti senti quando attraversi stagioni oscure, è un aiuto indispensabile quando sei sorpreso/a dalle prove e ti dice: non ti preoccupare “non è così strano che accada” (cfr. 1 Pietro 4:12). Anche in questi momenti puoi riassaporare la presenza benefica di Dio.
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