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Riscoprire l’amore di Dio durante i momenti dolorosi

Altro da Daniele Rebecchi

Leggere le vicende dei personaggi di Genesi quando ci crolla il mondo addosso ci offre una prospettiva molto consolante. Molte storie sono così turbolente che, tra un picco e l’altro, i personaggi sembrano vivere su delle montagne russe. Periodi di grande coraggio e spiritualità si associano a momenti di profondo sconforto. Per questo motivo possiamo leggere le loro storie, incoraggiati nell’avere amici che sanno cosa significa vivere un rapporto difficilmente decifrabile con la sovranità di Dio. Sono vite e sofferenze reali.

Il bisogno di rassicurazione

Abramo rivolge domande a Dio perché ha bisogno di rassicurazioni.

La vita di Abramo è un esempio evidente di quello che abbiamo appena detto. Questo gigante della fede è giustamente ammirato per la sua maturità spirituale e la sua grande fede. Ciononostante, l’autore di Genesi registra anche momenti di evidente fragilità. Per esempio al  capitolo 15 vediamo Abramo affranto dalle promesse del Signore non ancora realizzate. Il grande, meraviglioso ed eterno disegno benevolo di Dio gli sembra materia oscura e incomprensibile. Tuttavia non si nasconde, sta davanti al Signore così com’è, senza maschere o timori di essere giudicato e rivolge domande perché ha bisogno di rassicurazioni. 

Il bisogno di percepire la presenza Dio durante i momenti dolorosi

E così il Signore si avvicina a Lui e le sue prime parole sono:

Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima (Gen 15:1).

In altre parole, finché esisto e il mio dominio continuerà incontrastato su questo universo, io sarò il tuo unico e insostituibile protettore. Non mi muoverò di un millimetro da te! 

Questo è ciò di cui Abramo aveva bisogno di sentire. Tuttavia il suo bisogno di consolazione è duplice: riguarda sia la questione della discendenza che del possesso della terra (Gen 15:2-3, 8). Ma il Signore continua a rispondere con gentilezza:

Questi [Eliezer di Damasco, uno schiavo nato in casa di Abramo] non sarà tuo erede; ma colui che nascerà da te. […] Guarda il cielo e conta le stelle se le puoi contare […] tale sarà la tua discendenza (Gen 15:4-5).

E ancora:

Alla quarta generazione essi [i tuoi discendenti] torneranno qua; perché l’iniquità degli Amorei non è giunta finora al colmo (Gen 15:16)

In altre parole il dono del figlio e della terra sono mie prerogative. Abramo lo sapeva, tuttavia è evidente il suo bisogno di percepire più vividamente la presenza del Signore in quel momento doloroso. Ecco perché quelle promesse non sono altro che una riaffermazione e un ampliamento di ciò che gli era già stato promesso anni prima (Gen 12). Detto in un altro modo,  gli dice: “Ti darò più discendenti di quanti tu ne possa contare o anche solo immaginare. Mi credi?”

Il segno di Dio

Quell’inquietudine poteva essere guarita da una garanzia che confermasse che Dio non si era dimenticato delle sue promesse.

E così, in Genesi 15:17-18, il Signore dà tale garanzia: un patto (berith). Questo momento è cruciale per l’intera storia della redenzione: prima fa preparare degli animali facendoli sezionare in due metà (Gen 15:9-10). Poi si rende visibile attraverso una fiamma che passa attraverso le carcasse. 

Abramo non aveva chiesto un segno, ma Dio lo concede. Questo per significare che l’unica cosa che lega ciascuno di noi a Lui è proprio il patto che Lui ha voluto stabilire. Il suo amore e le sue promesse sono concreti proprio come un patto. E Cristo è proprio Colui che, attraverso il suo proprio sangue, ha finalizzato questo meraviglioso impegno divino. Il Nuovo testamento lo esprime chiaramente (cfr Lc 22:20; 1 Cor 11:25; Eb 7:22; 8:8-10; 9:15-20; 12:24). 

Quando la tua fede vacilla, ricordati del patto così profondo e radicale con cui L’Eterno Dio si è impegnato nei tuoi confronti

Perciò, quando la tua fede vacilla, ricordati del patto così profondo e radicale con cui L’Eterno Dio si è impegnato nei tuoi confronti, prima di tutto per risolvere la tua insignificanza e perdizione! Il patto instaurato con Abramo è in vista del patto migliore e definitivo di Cristo. E ora ti chiama a credere maggiormente alle Sue promesse piuttosto che alle tue percezioni. Dunque ritrova coraggio in Colui che ha attraversato la via del Golgota al posto tuo e ha dato la sua vita affinché tu potessi ricevere l’eterna eredità promessa. Gioisci perché Cristo ha preso su di sé le tue maledizioni e ti ha concesso le sue benedizioni (Gal 3:13-14). Cura il tuo dolore riflettendo su come Dio avrebbe avuto tutto il diritto di fare ben altro, ma ha deciso di avvicinarsi a te nella concretezza e nell’impegno di un patto d’amore eterno. Prendi posizione contro tutto ciò che si oppone alla tua gioia valorizzando la Sua grazia e l’impegno concreto di Dio nella redenzione.

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