No, questa non è una guida per genitori desiderosi di prole. Eppure si parla di figli, di un figlio in particolare. Un giorno uno sconosciuto è entrato nella chiesa di un mio amico per fargli delle domande. L’amico si aspettava fossero sul vangelo, o su dottrine e pratiche della sua chiesa. Il forestiero, invece, gli chiese: Qual è il significato dei primi 11 capitoli della Genesi?
“Elio, visto che recentemente hai fatto una serie di predicazioni su quei capitoli, che cosa ne pensi?” Bella domanda! A quanto posso capire, tutto ruota attorno alla ricerca di una discendenza (o figlio). In che senso?
Il figlio desiderato
Nel primo capitolo di Genesi troviamo Dio impegnato a creare ogni cosa e farla davvero bene. È una sorta di introduzione al resto.
Mi spiego meglio: in Genesi 2:4 leggiamo “Queste sono le origini dei cieli e della terra quando furono creati.” Quell’”origini”, in ebraico, è toledot (genealogia). Ce ne sono tante in Genesi (Genesi 2:4; 5:1; 6:9; 10:1, 32; 11:10, 27; …). Ognuna introduce una storia, come fosse una sorta di “suddivisione in capitoli”. Quindi, nella prima toledot, quella del capitolo 2, troviamo un dettaglio della creazione, uno zoom su Dio intento a creare l’uomo come suo vice re, dandogli dominio su tutto ma tenendosi una prerogativa: la decisione su cosa fosse giusto o sbagliato (Genesi 2:16-17).
Finché l’uomo si è fidato di Dio tutto ha funzionato, tutto era davvero armonioso o “buono”
Finché l’uomo si è fidato di Dio tutto ha funzionato, tutto era davvero armonioso o “buono”. Poi nel capitolo 3, mangiando il frutto dell’albero proibito, l’uomo non si è più fidato. Con la disubbidienza l’armonia si è spezzata, l’uomo ribelle non può più stare vicino al Dio santo e viene scacciato verso Oriente (Genesi 3:24).
Poco prima di questo, però, Dio ha dato una speranza all’uomo dicendo al serpente: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno” (Genesi 3:15). La progenie di cui sta parlando, o discendenza, o figlio, introduce il tema biblico del Salvatore promesso.
Non questo figlio
Eva è piena di speranza quando rimane incinta e partorisce il primo figlio: sarà lui la discendenza di cui parla Dio? Purtroppo no (Genesi 4:1-15). Caino va contro Dio, prende la vita del fratello Abele e, nonostante la grazia di Dio, si allontana di proposito da lui, più a Oriente (Genesi 4:16). E non solo Caino è ribelle. Lo sono anche i suoi discendenti che, stabiliti ad oriente, creano una civiltà malvagia (Genesi 4:16-24).
Lo scrittore sta creando tensione. Il lettore si ritrova a farsi domande: e adesso? Dov’è la speranza per l’umanità?
Ecco la speranza: un’altra linea di discendenza, che non rifiuta Dio (Jahvé) ma lo invoca:
“Adamo conobbe ancora sua moglie ed ella partorì un figlio che chiamò Set, perché, ella disse: «Dio mi ha dato un altro figlio al posto di Abele, che Caino ha ucciso». Anche a Set nacque un figlio, che chiamò Enos. Allora si cominciò a invocare il nome del SIGNORE.” (Genesi 4:25-26)
Una linea di figli, una discendenza
Le toledot e i racconti continuano nei capitoli 5-11, nei quali, tra tutti i discendenti di Adamo ed Eva, Genesi segue una specifica linea: Adamo, Set, Noè, suo figlio Sem.
Arriviamo a Genesi 11:1-2 “Tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole. Dirigendosi verso l’Oriente, gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Scinear, e là si stanziarono.” Il lettore attento capisce immediatamente che ci troviamo in una ripetizione. La situazione è simile a quella dei discendenti di Caino che, stabiliti ad Oriente, hanno fondato una civiltà malvagia che ha portato tutta la terra ad essere corrotta e piena di violenza, causando il diluvio universale mandato da Dio (Genesi 6:11-13).
Quindi Dio interviene prima. Mentre gli uomini vogliono costruire una città fortezza e una torre fino al cielo per farsi un nome e non essere dispersi (Genesi 11:4), Dio confonde le lingue e la gente si disperde, diventando nessuno. Il lettore si ritrova nuovamente con l’amaro in bocca. Fino a quando lo schema si ripeterà? C’è bisogno del Salvatore promesso! Da dove arriverà?
Dio inizia il suo piano di salvezza
Dio interviene nella storia chiamando Abramo, un uomo della dispersione. Gli promette un nome, una terra, una discendenza.
Ecco l’ultima toledot della nostra analisi (Genesi 11:10-32) che introduce la risposta a quella domanda: Dio interviene nella storia chiamando Abramo, un uomo della dispersione, che si trova in Oriente, per tornare indietro. Gli promette un nome, quello che gli uomini di Babele volevano farsi da soli. Gli promette una terra, che non è più quella a Oriente da dove viene, né quella a Occidente (Egitto) dove si troverà nuovamente lontano da Dio. Ecco che il monte Sion e Gerusalemme diventano il centro gravitazionale di tutto l’Antico Testamento. Li è il luogo dove puoi incontrare Dio.
E infine, cosa promette Dio ad Abramo? Una discendenza. Innumerevole come sabbia e stelle. Che sarà fonte di benedizione per tutta l’umanità! Il lettore si fa un’ulteriore domanda: è Israele, in quanto discendenza di Abramo, la salvezza per l’uomo?
Ecco il figlio che salva
Andando avanti nella lettura della Bibbia si scoprirà che nonostante Dio abiti in mezzo ai discendenti di Abramo, Israele fallisce nell’essere il popolo di Dio. Fisicamente è vicino a Dio, ma col cuore è lontanissimo. Eppure Dio è fedele. Continua a promettere una discendenza che, a tempo debito , prenderà forma di un servitore e re, il Messia, che uscirà dalla linea del re Davide e ricreerà in questo mondo il giardino perduto.
Infine il Nuovo Testamento: ecco il Figlio che salva! Mi piace come Luca, nel suo Vangelo, mette la questione. Nei primi due capitoli getta le basi mostrando la nascita di Gesù, un essere umano come me e te.
Poi, nel capitolo 3, presenta Gesù che si battezza e succede qualcosa: il cielo si apre, Dio Spirito scende su Gesù e una voce dall’alto dice: “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto” (Luca 3:22). Subito dopo Luca traccia la toledot di Gesù al contrario (Luca 3:23-38). “Gesù è figlio di Giuseppe, di Eli, di Mattàt” e via via fino a “di Davide”, e poi, ancora su, fino a “di Abraamo” e via, su “di Sem, di Noè” e infine “di Set, di Adamo, di Dio”. Sono toccate tutte le toledot di Genesi.
Dio Padre ha promesso un figlio che avrebbe salvato l’umanità.
Di più! Luca, subito dopo, racconta di come Gesù nel deserto abbia detto “no” al peccato sotto le tentazioni del serpente (Satana). Ecco le due toledot finali: quella di Adamo che ha detto “no” a Dio e “si” a Satana, e quella di Gesù (figlio di Adamo e figlio di Dio) che ha detto “no” a Satana e “si” al Padre suo.
Dio Padre ha promesso ad Eva un figlio che avrebbe salvato l’umanità. Eccolo: è Suo figlio! L’unico che, sulla croce, schiacciando la testa del serpente e rimanendo ferito nel farlo (Genesi 3:15), può davvero salvarci e riportarci a casa, nel giardino.
Cosa ci insegnano Genesi 1-11?
Almeno 4 cose
- Genesi 1-11 sono una sorta di introduzione al grande piano di salvezza di Dio. Tutto punta al rapporto tra Dio creatore e l’uomo ribelle. Poiché l’uomo non riesce a salvarsi da solo, riuscendo a produrre solo corruzione, Dio deve venire in soccorso con un figlio.
- Genesi 1-11 dicono che tutta la Bibbia parla di Gesù. La Bibbia è la storia della redenzione. Ogni suo racconto, in un modo o nell’altro conduce all’unico redentore, Gesù. La toledot al contrario di Luca ci dice che Gesù è l’unico figlio che può salvarci.
- Genesi 1-11 chiedono una tua risposta. L’autore crea una tensione nel lettore. Ci sarà speranza alla ribellione dell’uomo? Sì, nell’unica discendenza giusta in mezzo ai numerosi figli e figlie. Qual è la tua risposta? A quale discendenza appartieni? Se metti la tua fiducia in Gesù, c’è una buona notizia per te, sei nella discendenza giusta, sei unito a Cristo e sei figlio di Dio (Giovanni 1:12, Efesini 1:3-6). Giustificato, perdonato, accolto.
- Genesi 1-11 ti invitano a vivere il tuo essere figlio. Troviamo, infatti, discendenze malvagie che si perdono senza nome ed una discendenza scelta e guidata da Dio, per portare benedizione a tutti i popoli della terra. Questo è vivere con Gesù come re (1 Timoteo 6:13–15). Tu, che hai messo la tua fiducia nel figlio Gesù, giustificato da lui e con la potenza del Suo Spirito, vuoi vivere da figlio di Dio? Nel Figlio ne hai il privilegio (Romani 8:15-17)!