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Giustificazione = Fede + Niente

Uno dei cinque gridi di battaglia della Riforma era l’affermazione che siamo salvati soltanto per fede: sola fide. Queste parole dichiaravano che la salvezza non viene dal guardare alle nostre opere di giustizia, ma dal guardare al di fuori di noi stessi, verso un altro, verso la persona e l’opera di Gesù Cristo. Questa affermazione nasceva dal desiderio di ritornare alle Scritture ed agli insegnamenti dei primi padri della chiesa, un grido per riformare la chiesa e ripristinare l’ortodossia biblica.

Sono passati cinque secoli dalla Riforma e potremmo chiederci: la sola fide conta ancora oggi? La nozione di giustificazione per sola fede è solo una reliquia dei tempi passati, che riflette una nostalgia di un tempo passato? Credo che il grido della Riforma sola fide debba continuare ad essere insegnato e custodito oggi perché riassume l’insegnamento biblico, e la Parola di Dio non perde mai il suo potere trasformatore. La Parola di Dio parla in ogni epoca ed in ogni luogo.

Mentre alcuni potrebbero aggrapparsi alla sola fide semplicemente per sostenere la tradizione, noi dovremmo aggrapparci ad essa perché è in accordo con la Parola di Dio. La giustificazione per sola fede non è il prodotto di un’ortodossia rigida e fragile. Nel corso della storia ha parlato alle menti ed ai cuori  perché affronta una delle domande fondamentali della nostra condizione umana: come può una persona essere in regola con Dio?

Le parole di Francis Turretin (il cognome sarebbe Turrettini, è il nipote di Francesco Turrettini)(1623–1687) testimoniano l’attualità pastorale della giustificazione per sola fede. Egli dice che comprendiamo veramente “la controversia” riguardo alla giustificazione quando consideriamo la nostra posizione, come individui, davanti ad un Dio santo e giusto:

Ma quando ci innalziamo verso il tribunale celeste e poniamo davanti ai nostri occhi quel Giudice supremo. . . dal cui splendore le stelle sono oscurate; alla cui forza si sciolgono le montagne; la cui ira fa tremare la terra; la cui giustizia nemmeno gli angeli sono in grado di sopportare; colui che non rende innocente il colpevole; la cui vendetta, una volta provocata, penetra anche nelle profondità più basse dell’inferno. . . allora in un attimo la vana fiducia degli uomini perisce e cade e la coscienza è costretta. . . a confessare che non ha nulla su cui poter far affidamento davanti a Dio. E così grida con Davide: “Signore, se tu hai notato l’iniquità, chi può resistere?” . . . Quando la mente è completamente terrorizzata dalla consapevolezza del peccato e dal senso dell’ira di Dio, qual è quella cosa per la quale si può essere assolti davanti a Dio ed essere considerati una persona giusta? . . .È la nostra giustizia congenita e santità primordiale, oppure ci vengono imputate la giustizia e l’obbedienza di Cristo solo?

Ancora rilevante

Non dobbiamo mai dimenticarci perché questa verità biblica è rilevante oggi. Anche se alcuni potrebbero voler parlare di teologia per amore della disputa teologica, la questione centrale, come sottolinea Turretin, è personale. Stiamo parlando di stare davanti a Dio nell’ultimo giorno, il giorno del giudizio, e sola fide risponde a questa domanda: come staremo fermi davanti al Santo?

Tuttavia, qualcuno potrebbe essere d’accordo sul dire che il modo in cui ci presenteremo durante il giudizio finale sia una questione cruciale e continuare a pensare che la giustificazione per sola fede dovrebbe essere abbandonata. Dopotutto, il sola fide è facilmente frainteso, e quindi essi credono che lo slogan debba essere abbandonato. Perché fare appello ad uno slogan che deve essere precisato e spiegato per evitare di essere abusato?

Ma questa obiezione si applica ad ogni verità teologica. Noi non rinunciamo al termine “Trinità” solo perché spesso viene frainteso. Occorre invece spiegare attentamente cosa intendiamo per “Trinità”. Dobbiamo analizzare attentamente cosa significhi e cosa non significhi questo termine, in modo che coloro che ci ascoltano non pensino che i cristiani siano “triteisti”. Nonostante queste sfide, tuttavia, non abbandoniamo la parola solo perché a volte viene interpretata erroneamente.

Non limitarti a custodirlo

A volte i cristiani riformati sono accusati di concentrare troppa energia nel custodire e proteggere dottrine e tradizioni come la giustificazione per sola fede. Forse, a volte, siamo colpevoli di enfatizzare la fedeltà dottrinale trascurando di aver cura della verità che confessiamo.

Tuttavia, custodire la fede è un’impresa nobile e biblica. Giuda 3 ci invita a farlo senza mezzi termini, e sia Galati che 2 Timoteo sottolineano che dobbiamo custodire e sostenere il vangelo anche quando gli altri lo negano. Tuttavia, dobbiamo stare attenti che i nostri sforzi per salvaguardare il vangelo non diventino per noi più importanti rispetto ad apprezzare la libertà vivificante e la gioia che il vangelo offre. Proteggiamo la verità perché ne abbiamo cura, e ne abbiamo cural perché è la nostra vita.

Proteggiamo la verità perché ne abbiamo cura, e ne abbiamo cura  perché è la nostra vita.

Quando siamo soli e tranquilli davanti a Dio, ricordiamo i nostri numerosi peccati e la nostra grande indegnità. In tali momenti sentiamo la gloria e la bellezza della sola fide; confessiamo “nulla porto in mano, semplicemente mi aggrappo alla croce”. Ci rendiamo conto che possiamo presentarci coraggiosamente alla presenza di Dio solo per la  grazia di Dio, attraverso la fede nella giustizia di Cristo soltanto.

In effetti, la sola fide è vitale perché ci ricorda la grazia del Vangelo, testimoniando che la nostra salvezza – la nostra posizione ed accettazione davanti a Dio – proviene interamente da Dio. Le opere umane non possono realizzare la salvezza divina. Così la sola fide attribuisce tutta la gloria a Dio, affinché nessuno si vanti nell’uomo (1 Cor. 1:31). Ci ricorda che tutto ciò che abbiamo è un dono (1 Corinzi 4:7).

I cinque sola della Riforma sono strettamente legati, ma quando si tratta della sola fide il legame è particolarmente stretto con sola gratia e solus Christus. La fede guarda ad un altro per la salvezza, quindi la salvezza è solo per grazia e solo in Cristo.

Mappe, non matematica

Un’ultima parola sull’uso di slogan e dottrine. Anthony Lane dice giustamente che le dottrine sono mappe e modelli, non formule matematiche. Dobbiamo quindi evitare di fare affidamento su appelli semplicistici alla sola fide, o di condannare senza un dialogo o senza comprendere coloro che rifiutano il termine.

I cinque sola della Riforma sono strettamente legati, ma quando si tratta di sola fide il legame è particolarmente stretto con sola gratia e solus Christus.

Dovremmo invece chiederci cosa intendono coloro che rifiutano la sola fide quando ne mettono in dubbio l’adeguatezza. Forse quelli che la rifiutano e quelli che la proclamano parlano senza capirsi. I timori di coloro che rifiutano la sola fide possono costituire obiezioni legittime verso le incomprensioni della frase.

Per essere chiari, non sto dicendo che tutti i dissensi siano semplici malintesi. Sto dicendo che dovremmo essere aperti al dialogo in modo da non dare per scontato troppo rapidamente che non siamo d’accordo.

Slogan come sola fide sono utili, perché riassumono brevemente la nostra teologia, ma gli slogan possono anche essere pericolosi, perché potremmo ritrovarci all’interno di una conversazione in cui operiamo inconsapevolmente con definizioni e concetti diversi. Prima di incriminare qualcun altro, assicuriamoci di aver sentito quello che stanno veramente dicendo.

Nota dell’editore: questo è un estratto adattato dal libro di Thomas Schreiner Faith Alone: ​​The Doctrine of Justification (Zondervan, 2015) [revisione]. È il primo volume della serie The 5 Solas Series.

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