Durante l’ultimo decennio e mezzo nel mondo evangelico americano non c’è stata parola più in voga di “vangelo-centrico”. Una ricerca veloce di titoli di libri rivela una marea di lavori su questo argomento, inclusi titoli che affiancano a vangelo-centrico termini come: matrimonio, counseling, lavoro, discepolato, studenti, ministero giovani e bambini, adozione, genitorialità, funerali, ermeneutica, comunità di recupero, evangelismo, cittadinanza e altri ancora.
Da dove arriva questa espressione? Google Ngram dice che la parola “vangelo-centrico” (con trattino) è diventata sempre più popolare a metà degli anni 2000, e ha raggiunto il suo attuale picco di utilizzo circa 10 anni fa.
“Gospel” (cioè “vangelo”) è ovviamente una parola molto antica in inglese. All’inizio del 1900 divenne meno comune all’interno di pubblicazioni, ma dagli anni 2000 si è assistito ad un balzo nel suo utilizzo dovuto, quasi certamente, al frequente uso di “gospel-centered” (ovvero “vangelo-centrico”) e di espressioni correlate come “gospel-driven” (letteralmente, “sospinte dal vangelo”).
“Centrico” (in inglese, “centered”) è una parola più moderna, usata di rado fino a circa il 1900. Tutto questo per dire che “vangelo-centrico”, con i suoi derivati, difficilmente compare prima del 1900, e persino la parola “centrico” non si trova nelle traduzioni inglesi di Bibbie quali KJV, ESV o NIV.
Non c’è nulla di male con i neologismi di per sé, ma “vangelo-centrico” è quasi da considerarsi un termine completamente nuovo nella storia del Cristianesimo inglese. Inoltre, quando iniziò ad essere usato come aggettivo negli anni ’60, era più probabile che si applicasse alle chiese progressiste piuttosto che a quelle evangeliche.
Primi Usi
Uno dei primi usi di qualcosa di simile a “vangelo-centrico” apparve alla fine del diciannovesimo secolo, in un sermone del 1899 del ministro evangelico congregazionalista J. D. Jones, in Bournemouth, Inghilterra. Jones stava riflettendo sul movimento missionario e sulle sfide poste da altri movimenti religiosi. Presentando l’insegnamento apostolico come guida autorevole della chiesa, affermò che i discepoli viaggiarono attraverso le aree del Mediterraneo predicando il Cristo crocifisso: “Andarono a predicare il vangelo, e un vangelo centrato sulla croce.”
In questo caso, “vangelo” e “centrato” sono rispettivamente nome e verbo, ma anticipano l’uso corrente da parte degli evangelici. Agli albori del vangelo sociale, Jones mise in guardia dal permettere che gli appelli evangelistici fossero privi della morte in croce di Cristo, che rappresenta invece l’unica via per la salvezza dei peccatori.
Luterani e Liberali
“Vangelo-centrico” iniziò a comparire come aggettivo negli anni 60. Sembrerebbe che sia apparso più spesso nei circoli Luterani, compresi gli scritti del teologo luterano tedesco modernista Paul Althaus. Nella sua influente opera (tradotta in inglese) La Teologia di Martin Lutero (1966), Althaus spese diverse pagine per spiegare perché Lutero credesse in una “interpretazione vangelo-centrica” della Bibbia, o una interpretazione basata sul “vangelo della giustificazione per sola fede.”
Fin qui tutto bene, ma Althaus aggiunse che spesso quell’interpretazione vangelo-centrica aveva soppiantato il significato della Scrittura, rendendo le “contraddizioni” e le “imprecisioni” dei testi biblici irrilevanti. In questo caso “vangelo-centrico” era molto vicino all’essere l’opposto di “Bibbia-centrico.”
Per l’interprete evangelico, “vangelo-centrico” è sostanzialmente identico a “Bibbia-centrico”. L’infallibile Parola di Dio comunica la buona notizia di Gesù il Messia in modo perfetto. Eppure Gary Dorrien, teologo e storico americano progressista, nel suo libro The Making of American Liberal Theology (2001) (La Nascita della Teologia Liberale Americana [N.d.T.]) usò ripetutamente il termine “vangelo-centrico” per descrivere la filosofia dei pionieri del vangelo sociale, come Walter Rauschenbusch, ministro Battista del Nord e autore di libri come A Theology for the Social Gospel (1917) (Teologia per il Vangelo Sociale [N.d.T.]).
All’inizio del 21° secolo l’uso di “vangelo-centrico” da parte degli evangelici non era sconosciuto, ma non era la norma. Era più probabile che il termine fosse usato nelle discussioni liberali o progressiste sull’interpretazione Biblica, o nelle opinioni sul ministero sociale. Una miriade di altri gruppi, tra cui Cattolici e Mormoni, ha usato il termine “vangelo-centrico” in maniera episodica. Il famosissimo scrittore mormone e guru della leadership Stephen Covey, autore di (traduzione Italiana) Le 7 Regole per Avere Successo (originale 1989), ha parlato una volta della “vita familiare vangelo-centrica” come il fulcro di tutti i ministeri dei Santi degli Ultimi Giorni.
Riformati e Conservatori
In che modo “vangelo-centrico” è diventato parte integrante della retorica evangelica e riformata? Spesso è difficile risalire ad una causa culturale, poiché la maggior parte delle persone non dice esplicitamente “ho iniziato a credere [a una certa idea] perché ho letto [un certo testo]”. Ma sembra probabile che due dei principali catalizzatori della tendenza evangelica verso l’utilizzo di “vangelo-centrico” siano stati la fondazione di TGC nel 2005 e la pubblicazione nel 2006 del libro Ermeneutica Vangelo-Centrica, di Graeme Goldsworthy.
Goldsworthy è un teologo anglicano australiano che in precedenza ha insegnato al Moore Theological College di Sydney. Nel suo libro alcune delle affermazioni ricordano quelle di Althaus, nel senso che un’ermeneutica vangelo-centrica “deve essere basata sulla persona di Gesù Cristo”. Ma per Goldsworthy tale interpretazione non sta al di sopra del testo della Bibbia, bensì si trova in accordo con il fulcro della Scrittura. Infatti conclude: “[la] rivelazione che redime, la parola di Dio, è incentrata su Gesù Cristo”.
Nel 2006 Justin Taylor scrisse un breve articolo per TGC riguardo il libro di Goldsworthy. Nel 2007 Sinclair Ferguson pubblicò In Cristo Solo: Vivere la Vita Vangelo-Centrica, ed entro il 2010 la “diga vangelo-centrica” sembrò scoppiare. Nel 2011 Matt Chandler e Trevin Wax notarono quanto di frequente il termine “vangelo-centrico” venisse usato e, in Vangeli Contraffatti (2011), Wax lo definì uno slogan.
Anche TGC alimentò questo fermento. Infatti, uno dei documenti fondanti di TGC, “Visione” , usa ripetutamente il termine “centrato sul vangelo”. Nel 2011 TGC e Crossway pubblicarono il libro Ministero Vangelo-Centrico, di D. A. Carson e Tim Keller. Infine una mia recente ricerca della parola “vangelo-centrico” sul sito di TGC ha dato 8612 risultati.
Tim Keller, che usava il termine anche nella sua chiesa (Redeemer Presbyterian Church) per distinguerla da un lato dalle chiese fondamentaliste e dall’altro da quelle storiche, affermò che “Per TGC il termine era un’abbreviazione di tre concetti: l’attenzione a predicazione ed evangelizzazione; il riconoscimento dell’importanza della grazia nella tradizione riformata; e un’enfasi biblico-teologica che vedeva l’intero canone puntare verso Gesù Cristo”.
Troppo Vangelo-Centrici?
Tuttavia dal 2010 si possono iniziare a vedere i primi dubbi riguardo questa tendenza vangelo-centrica. Dane Ortlund, in un articolo su TGC, espresse preoccupazione riguardo la possibilità di essere “Troppo Vangelo-Centrici.” Concluse che un approccio saggio era quello di fare distinzione, all’interno del concetto,e tra il grano biblico e la pula della moda.
Gli stessi timori sono apparsi regolarmente in diverse testate evangeliche e riformate. Nel 2019 Desiring God pubblicò un intervento di John Piper in cui quest’ultimo suggeriva che focalizzarsi interamente sul perdono e sulla giustificazione potrebbe sottrarre qualcosa all’enfasi gioiosa posta sull’ubbidienza Cristiana.
Nel 2020 9Marks ha pubblicato un articolo intitolato “What’s Wrong with Gospel-Centered Preaching Today?” (“Cosa c’è che non va nella predicazione vangelo-centrica di oggi?” [N.d.T.]). È stato ispirato dal membro del consiglio di TGC David Helm, il quale notò il rischio che, nella fretta di essere vangelo-centrici (come ha spiegato Jonathan Leeman di 9Marks), “i giovani predicatori diventino pigri, non prestino molta attenzione ai loro testi e si muovano verso Cristo troppo in fretta, non facciano un attento lavoro esegetico, non predichino il punto principale del testo in questione e non prendano decisioni canonicamente responsabili nel muoversi verso il Vangelo.”
Ironia della sorte, tale pigrizia esegetica riporterebbe, in effetti, la predicazione “vangelo-centrica” al tipo di interpretazione biblica raccomandata da modernisti come Althaus, che credevano si dovesse predicare principalmente Cristo perché il testo biblico non sarebbe sempre affidabile o edificante. Qualunque cosa la predicazione vangelo-centrica (evangelica o riformata) significhi, deve sempre riportarci indietro allo studio approfondito dell’intera Bibbia divinamente ispirata.
Ngram indica che dal 2019 l’uso di “vangelo-centrico” ha iniziato a diminuire. Ma il concetto sembra destinato a durare come un promemoria cautelativo, specialmente mentre le chiese evangeliche affrontano la tentazione di concentrarsi disordinatamente su altre questioni, dalla politica, al moralismo, alle strategie di “gestione della vita”. Se vangelo-centrico significa tornare costantemente al messaggio di salvezza attraverso il solo Cristo, un messaggio derivato dalla perfettamente autorevole Parola di Dio, allora, a tutti i costi, cerchiamo di essere vangelo-centrici!
Articolo apparso originariamente in lingua inglese su The Gospel Coalition.