×

Incoraggiatevi a vicenda

Altro da Dane C. Ortlund

Le parole che ci diciamo reciprocamente non descrivono solo la realtà. Creano la realtà.

“Idiota!” non valuta semplicemente ciò che è oggettivamente vero per chi parla. Produce anche, in colui a cui si parla, morte e oscurità. Le nostre parole non solo rivelano ciò che è vero per noi, ma generano anche realtà per laltro. Nello specifico, le nostre parole portano la morte o possono dar vita. Impoverire o nutrire, drenare o riempire.

Il Vangelo è un messaggio di vita, di nutrimento, di riempimento. Grazie all’opera di Cristo in nostro favore, siamo liberati dal peccato, adottati nella famiglia di Dio, accolti. La “parola della verità, il vangelo della vostra salvezza” (Ef 1:13) è una parola che dà vita. E il grande privilegio che abbiamo quando ci riuniamo con altri credenti – altri credenti odiosi, altri credenti teologicamente imprecisi, altri credenti spiritualmente addormentati, altri credenti frustranti, altri credenti peccatori – è quello di trasmettere orizzontalmente un assaggio di ciò che ci è stato dato verticalmente.

In mezzo a tutto il mio peccato e al mio disordine, in Gesù, Dio mi ha dato una parola di benvenuto, una parola d’amore: “la parola di vita” (Fl 2:16; 1 Gv 1:1). Amato con questa parola di grazia, amo gli altri con parole di grazia.

Dopo tutto, quando Paolo dice: “Dunque incoraggiatevi ed edificatevi a vicenda”, a cosa si riferisce il “dunque”? Cosa alimenta tale incoraggiamento? Una delle più grandi esultanze di tutto il Nuovo Testamento riguardo alla speranza del vangelo: «Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, il quale è morto per noi affinché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. ” (1 Ts 5:9-10).

Avendo ricevuto la vita attraverso la parola del Vangelo, diamo la vita attraverso le parole che usiamo.

È più facile dirlo che farlo. Usiamo le parole tutto il giorno. Incontrarsi e salutarsi in corridoio al lavoro, chiacchierare durante il pranzo, salutare il proprio coniuge a fine giornata, rimboccare le coperte a un bambino raccontando la favola della buonanotte, parlare con un venditore al Best Buy, parlare al telefono finché guidiamo. Usiamo  le parole anche senza l’uso della laringe: email, tweet, commenti su Facebook, appunti scritti a mano attaccati sul frigorifero. Anche in questo articolo utilizzo le parole: stanno portando vita?

Nell’uragano di parole che caratterizza ogni giorno, come possiamo camminare con saggezza in modo tale che le nostre parole infondano sanità mentale, calma e vita anziché distruzione? In due modi.

Innanzitutto, senza dire nulla.

Uno dei modi principali in cui diamo vita agli altri con le nostre parole è non usarne alcuna. È imbarazzante sedersi con qualcuno depresso o sopraffatto dalla vita e non dire nulla. Ma ciò che esce dalla nostra bocca come medicina può, infatti, ammalare piuttosto che rafforzare il cuore di un altro (Pr 23:8). Chi soffre, quando il dolore è vivo, ha bisogno di una presenza calda, non di frasi di circostanza. Paolo disse: “Piangere con quelli che piangono” (Rom 12:15), non “dare risposte teologiche a coloro che piangono”. Il fatto che Romani 8:28 venga prima di Romani 12:15 nel canone non significa che si dovrebbe fare nelle nostre consulenze e amicizie.

In secondo luogo, dicendo qualcosa.

Tutte le nostre parole escono spontaneamente per due motivi. Sto usando le parole sia per me che per te. Tutto il mio discorso è alimentato da me stesso (non importa quanto sia sorridente) o dall’amore (non importa quanto sia doloroso).

La domanda, quindi, è: perché dici le parole che dici? Perché parli in quel modo? Qual è il profumo delle tue parole? Stai sparando proiettili, dimenticando che Dio ha posato la pistola giustamente puntata contro di te? Parli agli altri nel modo in cui vorresti che ti parlassero? Che tipo di discorso ti ha dato la vita mentre consideri le relazioni significative del tuo passato? Ti capita mai di guardare in faccia un altro essere umano e dirgli le seguenti parole: “Posso dirti qualcosa che ammiro di te?” (Uno dei grandi segreti della comunità cristiana, è che dire una parola di grazia a un’ altra persona edifica te quanto l’altro.)

Nella tua breve vita, hai un milione di piccole opportunità, di cui un centinaio oggi, per iniettare una piccola ma potente dose di vita e luce in un altro. Mentre consideri di farlo, troverai immediatamente una buona ragione che si presenta che sembra mitigare chiaramente il tuo impulso a costruirne un altro. Nella tua mente sorgerà qualche debolezza, qualche difetto corrispondente, che cancellerà la tua ragione per incoraggiare quella persona. In effetti, con alcune persone nella nostra vita, onestamente abbiamo difficoltà a trovare qualcosa di incoraggiante da dire.

Ancora una volta ricordiamo il vangelo. Dio non ha permesso che i nostri difetti mitigassero la Sua parola di vita evangelica rivolta a noi. Gli abbiamo dato ogni motivo per nasconderci quella preziosa parola. Invece ci elargisce assicurazioni di amore immeritato. Diventiamo vivi. Respiriamo di nuovo.

John Owen ha scritto che Dio “ama la vita in noi”. Amerai la vita in un altro?


Articolo apparso originariamente in lingua inglese su ligonier.org

Most Read

CARICA ANCORA
Loading