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Già alle Superiori studiamo almeno qualche cosina su Martin Lutero (1483-1546) e sentiamo magari anche una breve menzione di Giovanni Calvino (1509-1564). Poi, se siamo evangelici, ci rendiamo conto dell’importanza di questi due personaggi per il rinnovamento della Chiesa nel periodo della Riforma cinquecentesca. Ovviamente, c’erano anche tanti altri riformatori importanti.

Le cose che probabilmente sappiamo della Riforma 

Se studiamo un po’ di storia della Riforma, veniamo a sapere dell’importanza dei cosiddetti ‘precursori’ della Riforma, tra cui l’inglese John Wyclif (c. 1324-1384) e il boemo Jan Hus (c. 1371-1415). Studiare i precursori ci fa capire che c’erano già persone che la pensavano in qualche modo come i riformatori, prima ancora della data-simbolo dell’inizio della Riforma, il 31 ottobre 1517, data in cui Lutero affisse le sue 95 tesi sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg. La ‘protesta’ di Lutero e degli altri riformatori inaugurerà un nuovo capitolo nella storia della chiesa. Pochi decenni dopo l’inizio della Riforma, non sarà più possibile avere un piede nella chiesa di Roma e uno nel movimento evangelico. In quel periodo, o eri cattolico o eri evangelico (o ateo, ecc.).

Qualcuno che probabilmente non conosciamo della Riforma 

Jacques Lefèvre d’Étaples (latinizzato a Jacobus Faber Stapulensis, c. 1455-1536) invece è uno studioso che risulta difficile collocare come completamente cattolico o come completamente evangelico. In questo senso egli è simile, almeno in parte, a Erasmus da Rotterdam (c. 1466-1536). I due morirono nello stesso anno, all’interno del lasso storico in cui non si poteva ancora essere sicuri del modo in cui la gerarchia cattolica avrebbe reagito alla Riforma. Anche se già c’erano diverse indicazioni che l’esito non sarebbe andato a favore dei riformatori, è solo con il Concilio di Trento, che ha inizio nel 1545, che il No della chiesa cattolica sarebbe stato reso esplicito.

Un personaggio da studiare – Lefèvre: un precursore e riformatore francese di spicco

Philip Edgcumbe Hughes scrisse un’ottima biografia sul nostro, Lefèvre, Pioneer of Ecclesiastical Renewal in France (Eerdmans, Grand Rapids 1984, pp. 210), la quale ci fa seguire, da una parte, l’evoluzione intellettuale e teologica di Lefèvre e, dall’altra, la complessa situazione in cui egli si trovava nella Francia cinquecentesca. Lefèvre fu un ottimo studioso di Aristotele e fu anche influenzato dal contemporaneo Pico della Mirandola (1463-1494). Ma, ad un certo punto, il francese decise di dedicare la sua vita alla diffusione della Parola di Dio, una svolta vista nella pubblicazione del suo ‘Salterio quintuplo’. Il suo desiderio di comunicare quella Parola al popolo è simboleggiato dalla traduzione (dalla Vulgata latina) nel 1523 del Nuovo Testamento in francese. Per le sue attività letterarie, Lefèvre fu fortemente osteggiato dalla Sorbona di Parigi. Ciononostante, la presenza di potenti protettori gli permise di continuare il suo ministero.

Ad un certo punto, il francese decise di dedicare la sua vita alla diffusione della Parola di Dio

Lo studio della vita di Lefèvre è già importante in sé. Tuttavia, per chi è appassionato alla Riforma protestante, forse è ancor più interessante sapere dell’influenza di Lefèvre su personaggi di spicco della Riforma ginevrina. Molti sanno che il francese Calvino fu ‘invitato’ ad aiutare con la riforma a Ginevra da Guglielmo Farel (1489-1565). Francese anche Farel, egli si convertì tramite Lefèvre. Inoltre, Lefèvre incoraggiò Farel a diventare un predicatore del vangelo e spesso gli diceva che Dio avrebbe rinnovato il mondo e che Farel avrebbe assistito a tale rinnovamento.

L’impatto sulla Riforma di un incontro poco conosciuto 

Il percorso di Calvino fu un altro, ma anche lui ebbe un incontro con Lefèvre. In seguito, traduciamo Hughes (pp. 196-7), dove nella prima parte egli riassume l’essenza del ministero di Lefèvre e poi passa a parlare dell’incontro tra i due francesi.

La sua determinatezza fu espressa in un impegno a favore del rinnovamento ecclesiastico attraverso una chiamata a ritornare al Nuovo Testamento come fonte della fede cristiana

“…l’enfasi sulla grazia della cristoformità getta una luce ulteriore sulla prospettiva e sull’intensità spirituali di Lefèvre. L’impulso delle sue fatiche accademiche era sempre stato il desiderio di essere autentico. Durante l’ultimo quarto secolo della sua vita, la sua determinatezza fu espressa in un impegno a favore del rinnovamento ecclesiastico attraverso una chiamata a ritornare al Nuovo Testamento come fonte della fede cristiana, la predicazione del messaggio evangelico, la restaurazione di una buona esegesi e la traduzione della Bibbia nella lingua dei suoi connazionali. La religione vitale che egli desiderò per sé, la desiderò anche per tutta la Francia, e per tutta l’umanità. Egli non dubitò che Dio avrebbe fatto sorgere leader per portare avanti l’opera che egli promuoveva e per portare il giorno di rinnovamento che egli aspettava. 

Un episodio che ebbe luogo verso la fine della sua vita ne è testimone. Calvino, che…evitò l’arresto fuggendo travestito da Parigi, nella primavera del 1534 fece un viaggio apposta a Nérac per incontrare Lefèvre. Il primo, che non aveva ancora venticinque anni compiuti, fu accolto con cordialità da Lefèvre. Tutto quello che sappiamo di ciò che fu detto durante questa visita viene da Teodoro di Beza (nella sua vita di Calvino), ovvero: che il giovane ospite sarebbe stato usato come uno strumento per stabilire il regno di Dio in Francia.”

Anche se sarebbe stata Ginevra il centro del suo ministero, Calvino in effetti portò avanti l’opera incominciata da Lefèvre. Dopo la visita a Nérac, Calvino si unì al proprio cugino Pietro Olivetano nel rivedere la traduzione francese della Bibbia di Lefèvre. Negli anni successivi Calvino si affaticò indefessamente nell’insegnamento pubblico del testo sacro, nella pubblicazione di commentari su quasi ogni libro dell’Antico e del Nuovo Testamento, e nella formulazione di una teologia evangelica—forse incoraggiato in tutto questo dal suo incontro con Lefèvre”.

Il nostro contesto storico è diverso, ma perché non seguiamo l’esempio di Lefèvre nel perseguire un rinnovamento evangelico nel nostro paese?

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