×

Fin dal tempo dell’antica rivolta, la sofferenza è stata intrecciata, insieme a perplessità e dolore, nel tessuto dell’esperienza umana. Noi tutti viviamo, ci muoviamo e siamo ciò che siamo nel mezzo delle macerie dell’Eden. Afflizione e malvagità, per quanto universali, ci perseguitano, ci seguono e ci tormentano.

In una recente conferenza avvenuta alla Lanier Theological Library di Houston e intitolata “Going Beyond Clichés: Christian Reflection on Suffering and Evil” (“Andare oltre i cliché: riflessione cristiana sulla sofferenza e sul male”, N.d.T.), Don Carson propone sei pilastri a sostegno di una visione Cristiana per trovare stabilità durante la sofferenza. Carson, ricercatore e professore di Nuovo Testamento al Trinity Evangelical Divinity School e autore di Fino a quando oh Signore? Riflessioni sulla sofferenza e sul male, spiega: “Una visione Cristiana si basa su possenti strutture teologiche biblicamente stabilite, ognuna delle quali deve essere accettata continuamente, […] e questa enorme struttura è abbastanza stabile e completa da dare grande stabilità quando una persona attraversa le sue ore più buie.” In altre parole, i pilastri che Carson propone non sono soltanto simpatiche riflessioni, ma fondamentali fortezze in cui ripararci.

Dopo aver differenziato il male “naturale” (p. es., un tornado) da quello “doloso” (p. es., la violenza sessuale) e da quello “accidentale” (p. es., il crollo di un ponte), e dopo aver osservato che questa non è una sfida che riguarda solo i Cristiani (“indipendentemente dal tuo orientamento, devi affrontare la realtà della sofferenza e del male”), Carson procede nell’esporre i 6 pilastri.

1. Insegnamenti dall’inizio della narrazione biblica.

La narrativa della scrittura inizia con Dio che plasma un mondo di una bellezza mozzafiato e di una bontà insondabile. Il paradiso pulsa di ordine, armonia, completezza e vita. Ma questo spettacolo nel giardino è di breve durata. Infatti, in contrasto con altre religioni e filosofie (come l’induismo e il dualismo), la Bibbia insiste sul fatto che ora stiamo dimorando nel mondo  descritto in Genesi 3, segnato dal peccato, dalla sofferenza, dalla morte e dal decadimento. Riguardo la riflessione di Gesù sulla sofferenza in Luca 13, Carson osserva: “Quello che Gesù sembra presupporre è che tutta la sofferenza del mondo, sia essa causata da malizia [come in Luca 13:1-3] o da incidente [come in Luca 13:4-5], non è formata da esempi peculiari di giudizi ricaduti su coloro che sono particolarmente malvagi, ma piuttosto da esempi della nuda e cruda realtà che ci vede tutti condannati a morte.”

2. Insegnamenti dalla fine della narrazione biblica

La speranza ultima del credente è che il creato, ora disordinato a causa degli effetti del peccato, sarà un giorno restaurato (Rom 8:18-25). In cristo Re, tutto ciò che è triste smetterà gloriosamente di essere una realtà. Comprendere ed anticipare correttamente la fine della storia, quindi, ci aiuta ad evitare un ingenuo (e in ultima analisi distruttivo) utopismo nel presente. Come Carson ci ricorda, “abbiamo appena attraversato il secolo più sanguinoso della storia dell’uomo. Questo è un mondo dannato. La vita umana non è mai stata, non è e non sarà mai ‘migliorabile fintanto che facciamo politica per bene’”.

3. Insegnamenti dal luogo dell’innocente che soffre

“Giobbe 42 sta al resto di Giobbe come Apocalisse 21-22 sta al resto di Apocalisse,” osserva Carson. “Non solo giustizia è fatta, ma viene anche dimostrata.”

Fino a quando non cala il sipario, comunque,  viviamo in “ogni tipo di ambiguità in cui non conosciamo la mente di Dio e non osiamo agire come se Dio ci dovesse minuziose spiegazioni.” Ci sono volte in cui la cosa più devota che si possa fare è quella di dire, come Giobbe, “Ecco, mi uccida pure! Oh, continuerò a sperare” (Giobbe 13:15). In effetti, suggerisce Carson, “Dio vuole la nostra fiducia [anche] più di quanto voglia la nostra comprensione.”

4. Insegnamenti dal mistero della provvidenza

Qui Carson abbozza una breve difesa del compatibilismo in cui mostra due tensioni scritturali: (1) Dio è assolutamente sovrano, ma la funzione della sua sovranità non è mai quella di mitigare la responsabilità umana, e (2) uomini e donne sono creature moralmente responsabili, ma la loro responsabilità morale non rende in alcun modo superflua la presenza di Dio.

5. Insegnamenti dalla centralità dell’incarnazione e della croce

Dio non fu colto di sorpresa dal Calvario (Atti 2:23; 4:27-28). Infatti, a causa della sua suprema sovranità, i cristiani possono proclamare che la croce era un trono. Con mistero e gloria, il sanguinante Nazareno regnò da dove era stato appeso. Il Cristianesimo è straordinariamente confortante perché solo il Dio Cristiano si è immerso nella sofferenza che noi sperimentiamo. Come scrisse una volta Edward Shillito in una poesia intitolata “Jesus of the scars” (“Il Gesù delle cicatrici”, ndt): “Ma alle nostre ferite solo le ferite di Dio possono parlare / E non un Dio ha ferite, ma tu soltanto.”

6. Insegnamenti dal prendere la propria croce (imparare dalla chiesa globale perseguitata).

Come Carson osserva, sebbene spesso pensiamo alla sofferenza principalmente in termini di “cancro, vecchiaia, povertà o guerra”, i testi del Nuovo Testamento che più comunemente parlano di sofferenza hanno a che fare con la sofferenza cristiana, “e sono significativi” (per esempio, Atti 5:40–42; Rom. 8:17; Fil. 1:29; 3:10; 1 Piet. 2:20–23). Come osserva, “Ci sono state più conversioni cristiane dal 1800 che nei precedenti 1800 anni messi insieme; e ci sono stati più martiri cristiani dal 1800 che nei precedenti 1800 anni messi insieme. Infatti a questo siete stati chiamati [1P 2:21].”

Una robusta teologia della sofferenza è necessaria, ma non sufficiente, Carson insiste, poiché ci sono almeno altre due attitudini che caratterizzano i cristiani maturi: (1) ammettono le loro colpe davanti a Dio e gridano a lui per rinnovo e risveglio (per es. Ne 8-9), e (2) sono veloci a parlare della pura bontà di Dio.

Ovviamente la struttura di Carson non è necessariamente la cosa più utile da offrire a qualcuno che si trova per la prima volta in preda di terribili sofferenze. “Ti è stato appena diagnosticato un melanoma al quarto stadio. Vuoi ascoltare questa conferenza?”, chiede. Ovviamente no, ed è normale. L’importanza di sensibilità relazionale e di tangibile compassione nel mezzo della crisi non può essere sottovalutata. Inoltre, quando i bisogni immediati sono concreti (per es. acqua, sicurezza, riparo), il popolo di Dio dovrebbe essere pronto a rispondere con amore.

Ogni credente, conclude Carson, farebbe bene a meditare su questi sei pilastri come profilassi, prima che arrivino i giorni malvagi. Solo allora saremo nella posizione migliore per affrontare le complessità della sofferenza con stabilità, umiltà, compassione e gioia.

Most Read

CARICA ANCORA
Loading