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Nel mondo antico uccidere qualcuno su una croce significava infliggere una morte straziante e umiliante. Tantissimi morirono in questo modo, e Gesù di Nazaret fu uno di loro, crocifisso sotto la prefettura di Ponzio Pilato. Tuttavia, gli scritti cristiani più antichi (che insieme costituiscono il Nuovo Testamento) affermano che la morte in croce di Gesù Cristo fu differente da tutte le altre.

In questo caso l’uomo crocifisso fu pienamente Dio e pienamente uomo. Paolo scriveva ai Filippesi (2:6, 7, 8): “Cristo…pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò sé stesso, prendendo forma di servo…; umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce”.

Questa crocifissione fu pianificata da Dio ma eseguita dagli uomini. A Gerusalemme, poche settimane dopo la morte di Gesù, l’apostolo Pietro spiegava così l’accaduto (Atti 2:23): “quest’uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste”.

Infatti Dio, per mezzo dell’ingiustizia umana, eseguiva il suo piano di salvezza per i peccatori. Prima di morire Gesù aveva parlato più volte di questo: Luca 19:10: “il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto”; Marco 10:45: “il Figlio dell’uomo… è venuto…per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”.

Tale piano fu un’espressione dell’amore di Dio: “Dio invece mostra il proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:8). Coloro che diventavano cristiani comprendevano questo fin da subito. Ad esempio, quando sulla via di Damasco il Cristo risorto chiamò a sé Saulo da Tarso, feroce persecutore della Chiesa, e lo trasformò nell’apostolo Paolo, questi testimoniò: Cristo “mi ha amato e ha dato sé stesso per me” (Galati 2:20).

La Bibbia è un libro molto lungo. In realtà è una collezione di 66 libri, composta da due “testamenti”, l’Antico che viene prima di Gesù, e il Nuovo che viene dopo. I suoi racconti sono ambientati in più paesi e il suo “cast” contiene molte persone e numerosi popoli. Ciò che unisce il tutto è la croce di Cristo.

La morte di Cristo fu profetizzata fin dal terzo capitolo della Bibbia (nel cosiddetto Protoevangelium di Genesi 3:15). È stata menzionata successivamente (per es. in Isaia 53), e poi ribadita nel sogno in cui l’angelo comunicò a Giuseppe il nome del bambino (Matteo 1:21): Maria “partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati.”

La prima “dossologia” dell’ultimo libro della Bibbia include un riferimento alla morte di Cristo (Apocalisse 1:5-6): “A lui che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue…sia la gloria” (cfr. l’Agnello immolato in 5:6, 9, 12; 13:8). Dall’inizio alla fine della Bibbia, troviamo il sacrificio dell’Agnello di Dio.

La croce fu il vanto (Galati 6:14: “non sia mai che io mi vanti di altro che della croce del nostro Signore Gesù Cristo”) e il messaggio (1 Corinzi 1:23: “noi predichiamo Cristo crocifisso”) dei primi cristiani. Insieme alla risurrezione di Cristo essa fu la “fonte” di santificazione (Romani 6:1-14) e l’obiettivo della loro vita (Filippesi 3:10: “Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte”).

Sulla croce Gesù emise sia un grido di angoscia sia un grido di vittoria. Il primo si trova in Marco 15:34 dove egli gridò: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, facendo sue le parole del Salmista (22:1). Dio Padre abbandonò suo Figlio nel punirlo per il peccato di coloro che credono. Gesù Cristo “ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce (1 Pietro 2:24).

Il grido di vittoria invece si trova in Giovanni 19:30, poco prima della sua morte: “Quando Gesù ebbe preso l’aceto, disse: «È compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito.” L’opera di redenzione fu completa. Sulla croce l’Agnello di Dio soffrì secondo la profezia antica di Isaia 53:5-6 (pronunciata otto secoli in anticipo): “Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.”

Io ero una di quelle pecore smarrite, ma Dio ha avuto pietà di me a causa di Cristo. Ora ho pace con Dio perché suo Figlio ha preso il mio castigo ed è stato stroncato a causa delle mie iniquità. E tu?

Gesù disse: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo” (Marco 1:15).

“Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio…. Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui».” (Giovanni 3:16-18, 36).

“Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede è messa in conto come giustizia” (Romani 4:4-5).

 


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