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Romagna mia, Romagna in fiore: l’alluvione del Maggio 2023

Una storia vera

Raoul Casadei decanta nel suo liscio più famoso “Romagna mia” la bellezza della terra baciata dal sole. Questa volta, invece, la patria dei cappelletti e della mazurka è stata inondata da un’alluvione.

E come nel bel mezzo di tutte le crisi, le classiche domande esistenziali si ripresentano puntuali come un orologio svizzero, invadendo la mente e turbando il cuore:

Perché proprio a me? Perché proprio a noi? Perché Dio permette questo? Dio mi ama o, piuttosto, mi odia? Perché sta capitando questo? Perché ancora?

Infatti l’alluvione di questa settimana (16-18 Maggio 2023) è il secondo tempo di un film horror iniziato 10 giorni fa. La percezione dei romagnoli, allora, era che il danno, seppur ingente, con case piene di fango e aziende disastrate sia negli edifici che in macchinari e materia prima, fosse circoscritto a Bagnacavallo (RA).

Ma dopo soli 10 giorni il secondo tempo, il ritorno dell’incubo e in proporzioni mastodontiche: intere provincie con città e paesini prese d’assedio da 14 fiumi ingrossati dalle piogge che vomitano dagli argini rotti acqua e fango. Ore che diventano giorni senza tregua. A distanza di poche ore da quello che sembra essere stato “il peggio che (forse) è passato”, ti scrivo con le lacrime agli occhi, l’adrenalina ancora nel corpo, il cuore che batte forte e la mente ancora “calda” per tutto ciò che sta accadendo a velocità supersonica.

E come cristiano che ama Dio, come discepolo di Cristo che ama la sua Parola, come pastore che ama la chiesa e la gente, vorrei condividere alcune considerazioni riguardo la speranza che mi sta tenendo in piedi e mi sta risparmiando dalla disperazione di questi attimi. Nulla di nuovo se non  gli “antichi sentieri” biblici che dobbiamo sempre riportare alla mente:

1 – la fragilità umana è rivelata nella sofferenza;
2 – Dio è sovrano sulla sofferenza;
3 – il vangelo avanza nella sofferenza.

1 – La fragilità umana è rivelata nella sofferenza

“Poiché ogni carne è come l’erba ed ogni gloria d’uomo è come il fiore dell’erba; l’erba si secca e il fiore cade, ma la parola del Signore rimane in eterno”
(1 Pietro 1:24-25)

La prima realtà innegabile e immediata agli occhi di tutti è che l’uomo è impotente.

La prima realtà innegabile e immediata agli occhi di tutti è che l’uomo è impotente.

Pensiamo di avere controllo. Pensiamo di essere al sicuro con la nostra tecnologia, la nostra scienza e la nostra ricchezza.

Ma la verità è che siamo fragili, deboli e piccolissimi, come vapore che si dissolve al sole, come un gelato che si scioglie al caldo, come un argine di terra che si sgretola davanti alla feroce pressione di un fiume in piena.

Quegli argini che in queste ore si sono spaccati senza opporre resistenza in realtà siamo noi, è un dipinto del nostro stato decaduto nel peccato. L’uomo è terra e alla terra ritornerà. Nudi siamo venuti al mondo e nudi ce ne andremo. A mani nude viviamo davanti al Creatore dei cieli e della terra, e a mani nude ci presenteremo nel giorno del giudizio.

Scoprire la ferita della nostra impotenza fa male, è estremamente doloroso. Ma anche estremamente necessario e terapeutico per la nostra anima. Perché solo quando l’idolo della nostra vanagloria viene abbattuto come la statua di Dagon nel tempio filisteo possiamo fissare gli occhi sull’arca dell’alleanza di Jahvé. Solo quando ci ricordiamo che siamo fragili ci rivolgiamo al Cristo potente. Solo quando siamo umiliati nella nostra debolezza siamo condotti a sperimentare la forza dello Spirito di Dio.

È proprio vero che serve una catastrofe per guardare in alto, al cielo.

È proprio vero che serve una catastrofe per guardare in alto, al cielo.

Non siamo masochisti e non ci auguriamo di soffrire per poterci avvicinare al Signore. Ma Dio è Dio, e se serve lo specchio della tragedia per spaccare il nostro cuore superbo e per farci capire di aver bisogno della sua salvezza, ne ha tutto il diritto e dovere. Perché Dio resiste ai superbi, ma accetta la preghiera di un cuore contrito e umiliato.

2 – Dio è sovrano sulla sofferenza

“Questo voglio richiamare alla mente e perciò voglio sperare. È una grazia dell’Eterno che non siamo stati interamente distrutti, perché le sue compassioni non sono esaurite. Si rinnovano ogni mattina; grande è la tua fedeltà. «L’Eterno è la mia parte», dice l’anima mia, «perciò spererò in lui». L’Eterno è buono con quelli che sperano in lui, con l’anima che lo cerca. Buona cosa è aspettare in silenzio la salvezza dell’Eterno.”
(Lamentazioni 3:21-26)

Geremia sapeva che l’esilio in Babilonia non sarebbe stata l’ultima parola, perchè l’ultima parola appartiene al Dio del Patto, fedele e misericordioso e che nella sua sovranità avrebbe agito ancora una volta, invertendo la maledizione in benedizione, convertendo la calamità in motivo di allegria, trasformando la disgrazia in manifestazione della sua grazia sovrana.
Per amore del suo nome, l’Eterno avrebbe redento il suo popolo e lo avrebbe riportato a casa in un nuovo Esodo finale (Ezechiele 36:16-28).

Spesso nel mezzo della sofferenza che appanna i pensieri e fa tremare le ginocchia, ci domandiamo:

“Ma Dio è infedele? Ci ha voltato le spalle? Si è dimenticato di noi? Oppure Dio è impotente e di fatto non può salvarci?”

Dio è sovrano su ogni cosa, in ogni tempo. Lui manifesta la sua giustizia e la sua compassione per chi lo teme, soprattutto in situazione complesse e drammatiche.

La verità biblica è che Dio è sovrano su ogni cosa, in ogni tempo. Lui manifesta la sua giustizia e la sua compassione per chi lo teme, anche (e soprattutto) in situazione complesse e drammatiche.

La nostra certa speranza è che anche durante questo cataclisma, Dio resta seduto sul trono dell’universo, immutabile, sovrano, alto e perfetto nel suo dominio (Apocalisse 4 e 5). Lui e lui soltanto sta regnando! Alla fine di questa alluvione noi, suoi figli e figlie, avremo imparato ad amarlo di più, con tutta la nostra mente, tutto il nostro cuore e tutte le nostre forze. Perché ci guarderemo indietro e, nonostante tutto, potremo dire al mondo: “Dio è stato buono, Dio è fedele, Dio è ancora il RE!”.

3 – il vangelo avanza nella sofferenza

“Ora, fratelli [e sorelle], voglio che sappiate che le cose che mi sono accadute sono risultate ad un più grande avanzamento dell’evangelo, tanto che è noto a tutto il pretorio e a tutti gli altri che io sono in catene per Cristo; e la maggior parte dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, hanno preso maggiore ardire nel proclamare la parola di Dio senza paura.”
(Filippesi 1:12-14)

Un noto proverbio dice che “nella crisi la gente rivela la sua parte migliore oppure la sua parte peggiore”. È proprio vero. Durante questa tragedia tante persone si sono attivate rivelando la parte migliore dell’essere umano, in quanto creato ad immagine e somiglianza di Dio. Questa è una manifestazione della grazia comune. Infatti è per grazia di Dio che siamo ciò che siamo.

Tuttavia, la grazia speciale che Dio dà soltanto ai suoi figli e figlie permette a noi seguaci di Cristo di essere “luce del mondo e sale della terra” nell’aiutare a fianco di chi non crede.

La gente è rimasta bloccata nel fango, intere famiglie sono rimaste isolate ai piani superiori delle palazzine con bambini piccoli, animali domestici, senza cibo e acqua, senza vestiti asciutti, senza luce elettrica, al buio, con il piano terra della propria abitazione invasa dall’acqua fluviale e dagli escrementi che sono tornati indietro dalle fognature sature.

Le automobili sommerse fanno capolino dalla distesa d’acqua con i soli tettucci. I frigoriferi galleggiano nel bel mezzo del salotto. Un padre demoralizzato ha bisogno di recuperare i vestitini umidi dei suoi 3 bimbi piccoli.

Lo Spirito Santo non è uno spirito di timidezza e codardia ma di potenza, e ti conduce a fare al tuo prossimo quello che vorresti fosse fatto a te.

Ecco il bivio della scelta: rimanere al calduccio o rimboccarsi le maniche?

Lo Spirito Santo non è uno spirito di timidezza e codardia ma di potenza, e ti conduce a “fare al tuo prossimo quello che vorresti fosse fatto a te”. Cominci ad aiutare, pregare, sostenere, essere solidale, rafforzare l’unità, mostrare amore sacrificale pratico, non solo a parole ma con i fatti (1 Giovanni 3:18, 4:20).

Senza volerlo, specialmente come chiesa, vi trovate a far risplendere “la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Matteo 5:19).

Nella lotta, la testimonianza evangelica risplende, il vangelo è proclamato, Cristo è esaltato, la chiesa è unita e rafforzata, Dio è glorificato, lo Spirito Santo opera con potenza.
Cosa puoi fare tu, ora?

  • Intercedi per noi e per la Romagna tutta, per favore.
  • Sostieni economicamente. Ci sono tante iniziative per sostenere chi ha perso tutto.
  • Preparati per il tuo turno: prego che non ti trovi mai in una situazione simile. Ma poiché neanche noi avremmo mai pensato che ci sarebbe capitata, voglio incoraggiarti a prepararti.

Se non l’hai ancora fatto, guarda alla grazia di Dio che nella sofferenza ti mostra il suo amore in Suo Figlio Gesù. Confessa il tuo bisogno di lui e ti darà la sua forza spirituale per affrontare ogni cosa. Se hai già Gesù come Signore della tua vita, guarda alla tua fragilità, alla Sua sovranità e lascia che la fiamma del vangelo ti incoraggi a combattere il buon combattimento e manifestare la tua fede in Cristo. Prega, vigila ed evangelizza per la gloria di Dio!

Soli Deo gloria.

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