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Il 31 ottobre 1517 il frate agostiniano Martin Lutero (1483-1546) affisse delle “tesi” (95 per l’esattezza) sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg. L’argomento? Le “indulgenze”, un meccanismo sviluppatosi per aiutare le persone a ottenere il perdono dei peccati. La formula delle tesi, una prassi comune dell’epoca, era un invito agli altri teologi a un dibattito accademico.

In questo caso, però, la questione non rimase nella cerchia degli esperti ma provocò la Riforma protestante della quale un caposaldo trova un riassunto nella tesi 62: “Il vero tesoro della Chiesa è il sacrosanto Vangelo della gloria e della grazia di Dio.”

La salvezza per grazia

Anche grazie alla Riforma gli evangelici danno una grande enfasi alla grazia, proclamando che le persone sono salvate per grazia mediante la fede…e non le opere! A riguardo si rifanno a versetti riassuntivi ma pregnanti come: “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” (La Lettera di Paolo agli Efesini 2:8-9).

Le opere

Gli evangelici sono contro le opere o almeno indifferenti a riguardo? La risposta è un forte NO.

Tale enfasi può suscitare in qualcuno la domanda se gli evangelici siano contro le opere o almeno indifferenti a riguardo. La risposta è un forte NO. Affermiamo questo sull’autorità di innumerevoli versetti biblici, ma basta far presente il versetto 10 di Efesini 2, quello che viene subito dopo i due appena citati: “infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo.”

Lo stesso Lutero tenne molto alle opere buone, ovviamente insistendo sulla loro giusta collocazione. Esse sono il risultato della salvezza del credente e non la causa di tale salvezza.

Nel 1520 Lutero pubblicò un agile libro intitolato La libertà del cristiano, esordendo con la seguente antitesi: “Un cristiano è un libero signore sopra ogni cosa, e non è sottoposto a nessuno. Un cristiano è un servo volonteroso in ogni cosa, e sottoposto ad ognuno.”

Nel resto di questo piacevole libro l’ex frate agostiniano offre un saggio sulle buone opere che rimane tuttora di un grande aiuto a chiunque voglia capire l’argomento. Quando scrivevo il mio libro, Come avere pace con Dio. Martin Lutero sulla giustificazione per fede1, consapevole di eventuali equivoci, ma anche dell’importanza delle opere nella teologia di Lutero, ho incluso un breve excursus su La Libertà del cristiano.

Qui voglio dare qualche assaggio dell’excursus, ma volendo è possibile scaricare gratuitamente l’intero documento. Come TGC Italia speriamo che questa risorsa vi sia utile per comprendere non solo il carattere imprescindibile della grazia di Cristo ma anche l’importanza fondamentale delle buone opere.2

Lutero e le opere

“Nella sesta sezione della Libertà del cristiano Lutero afferma che senza l’intervento di Dio noi saremmo eternamente perduti: “tutta la tua vita e le opere non sono niente davanti a Dio, anzi dovresti, con tutto quello che è in te, andare in perdizione eterna” (pp. 29-30). Ma dato che Dio non vuole che ciò avvenga ci “presenta il suo caro Figlio Gesù Cristo” (p. 30). Il messaggio che Dio ci rivolge riguardo a Cristo è che dobbiamo: “abbandonarci in lui con salda fede e confidare in lui vigorosamente” (p. 30). E quali saranno i risultati se uno crede? “Così, per questa fede, ti saranno perdonati tutti i tuoi peccati, tutta la tua corruzione sarà vinta, e tu sarai fatto giusto, verace, sereno, pio, e saranno adempiuti tutti i comandamenti, e sarai libero da ogni cosa” (p. 30).”

Esercita la fede in Cristo e nella Parola di Dio come ‘opera’

“Nella settima sezione Lutero esordisce riassumendo il fondamento della vita spirituale. In questo brano Lutero descrive la fede come un’‘opera’, rifacendosi a Giovanni 6:27-29: “(Gesù disse:) ‘Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo’. Essi dunque gli dissero: ‘Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?’ Gesù rispose loro: ‘Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato’.” È chiaro che in questo contesto sia Gesù che Lutero usano il concetto di ‘opera’ in modo paradossale. L’idea è che se qualcuno vuole fare delle opere, Lutero risponde: ‘Bene, esercita la fede in Cristo e nella Parola di Dio come ‘opera’.’ Lutero scrive: “Perciò questa dev’essere per tutti i cristiani la sola opera e il solo esercizio: che formino diligentemente in sé la Parola e Cristo, ed esercitino e fortifichino continuamente quella fede” (p. 31).”

“Lutero inizia l’ottava sezione con la domanda clou, ovvero chiede come mai vengono comandate le opere, se esse non ci salvano. “Ma ora, se la fede sola può rendere pio, e senza alcuna opera dare una tale sovrabbondante ricchezza, come è mai che ci sono prescritte tante leggi, comandamenti, opere, stati e modi di vivere nella Scrittura?” (p. 32).”

La risposta a questo quesito la potete trovare continuando a leggere l’excursus gratuito per vedere come Lutero rispose. Buono studio!


DISCLAIMER: Questo contenuto esprime le posizioni e sensibilità dell’autore.

NOTA: Questo articolo è protetto da copyright. Ti preghiamo di guardare la pagina Autorizzazioni per eventuali utilizzi


1. 2 ed. Sophos, Bologna 2016.
2. Una nota: i numeri di pagine di quante segue fanno riferimento all’edizione italiana dell’opera di Lutero i cui estremi bibliografici vengono riportati nell’excursus.

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