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Le parole uccidono, le parole danno vita

Il libro della saggezza di Dio mette in contrasto la vita dell’uomo stolto con la vita dell’uomo saggio. Ci mostra il modo in cui far funzionare al meglio la vita in un mondo caduto. E il parlare è profondamente importante per riconoscere quale di queste due strade stiamo percorrendo. Paul Tripp sostiene persino che Proverbi sia fondamentalmente un trattato sul parlare. Riassume l’insegnamento di Proverbi in questo modo: “le parole danno vita, le parole portano la morte: sei tu che scegli”. Ogni parola che sfugge dalle nostre labbra è importante, il che significa che non hai mai pronunciato una parola neutra in vita tua.

Non hai mai pronunciato una parola neutra in vita tua.

Le nostre parole si muovono in direzione della vita o della morte. Se si muovono in direzione della vita, saranno parole di incoraggiamento, speranza, amore, pace, unità, istruzione, saggezza e correzione. Ma la direzione della morte produce parole di rabbia, malizia, calunnia, gelosia, pettegolezzo, divisione, disprezzo, razzismo, violenza, giudizio e condanna. Non prestiamo molta attenzione ai nostri discorsi nei momenti mondani, eppure è proprio qui che tendiamo a metterci nei guai, e Proverbi ci fornisce delle buone istruzioni.

Parole che uccidono

Proverbi 10 mette in contrasto due tipi di parlanti, i saggi e gli stolti:

La lingua del giusto è argento scelto; il cuore degli empi vale poco. Le labbra del giusto nutrono molti, ma gli stolti muoiono per mancanza di senno (Pr 10:20–21).

La bocca del giusto fa fiorire la saggezza, ma la lingua perversa sarà soppressa. Le labbra del giusto conoscono ciò che è gradito, ma la bocca degli empi è piena di perversità (Pr 10:31–32).

Salomone va al cuore di ciò che questo libro sta argomentando in Proverbi 18:21: “Morte e vita sono in potere della lingua; chi l’ama ne mangerà i frutti”.

Dire qualcosa di stupido potrebbe renderti la vita ancora più difficile.

In America, quando gli agenti di polizia arrestano una persona, la avvertono riguardo ai suoi diritti, che iniziano con: “Hai il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirai potrà essere e sarà usata contro di te in tribunale”. Le parole, quando pronunciate da una persona accusata di aver commesso un crimine, possono essere una questione di vita o di morte, almeno quando si tratta di ciò che potrebbe accadere durante il processo. Dire qualcosa di stupido potrebbe renderti la vita ancora più difficile. Lo stesso accade nella vita di tutti i giorni. Le parole hanno il potenziale di uccidere e dare la vita. Tutti conosciamo qualcuno (forse anche noi stessi) che è stato abusato verbalmente dai genitori, dal coniuge, persino da amici, al punto che gli insulti sono diventati parte della sua identità rovinandogli la vita.

Al college avevo un amico il cui padre gli aveva dato dello stupido per così tanti anni che era infine arrivato a crederci, e aveva abbracciato questa definizione come un elemento centrale della sua identità. La costante disapprovazione di suo padre, di solito mostrata attraverso attacchi verbali, lo aveva portato a una vita di abuso di droghe e alcol prima del college. In un certo senso le parole di suo padre lo avevano ucciso. Le nostre parole influenzano gli altri, con il potenziale di distruggerli.

Parole che danno vita

Le parole possono anche dare vita. Pensa a quanto è stato incoraggiante per te quell’amico cristiano quando ti ha detto quanto eri abile in qualcosa a cui tenevi: magari il tuo canto, la tua capacità di insegnamento, il tuo swing nel golf, quanto bravi siano i tuoi figli a leggere. Pensa al modo in cui tua figlia ha sorriso quando le hai detto quanto eri orgoglioso di lei per essere rientrata tra i migliori studenti o per essere entrata nella migliore squadra.

I pastori hanno un rapporto speciale con il lunedì. Lo chiamiamo “Blue Monday”, perché è il giorno che trascorriamo in modalità di recupero dai rigori della domenica e da quel sermone per cui abbiamo speso 15 ore a prepararci solo per vederlo cadere piatto come la prateria del Kansas. È il giorno in cui un membro di chiesa invia un’e-mail al pastore lamentandosi della musica o della lunghezza del sermone o di quanto il gruppo giovani non soddisfi i bisogni della sua famiglia.

Ricordo un lunedì particolarmente deprimente di un paio di anni fa, quando ero alla deriva per il fatto che la domenica c’era stata una scarsa partecipazione dei membri di chiesa, i quali non avevano neanche pensato di avvisarmi. Avevo anche appreso che le nostre donazioni erano molto basse, e una famiglia importante mi aveva annunciato che se ne sarebbe andata perché non le piaceva la visione degli anziani. “Troppa Bibbia”, mi avevano detto.

Ho aperto la mia casella di posta quel giorno, convinto che avrei trovato solo altre cattive notizie, ma il primo messaggio che apparve era di un membro relativamente nuovo. Le sue parole erano tanto umili quanto dolci. Era grato per la fedeltà della nostra chiesa, per la visione lucida degli anziani, per la cordialità della nostra chiesa. Amava il fatto che apprezzavamo la Bibbia al punto da renderla centrale in tutto ciò che facevamo. La depressione del lunedì era sparita. In due brevi paragrafi, le sue parole avevano dato nuova vita alla mia settimana. Potevo guardare con un sorriso la cima della montagna che la domenica successiva sarebbe stata. Mi aveva dato ciò che Salomone descrive in Proverbi 25:11: “Le parole dette a tempo sono come frutti d’oro in vasi d’argento cesellato”.

Le parole uccidono e danno vita, ecco cosa dice Salomone. Ricordalo con ogni parola che pronuncerai oggi.


Nota dell’editore:

Questo articolo è stato adattato dal libro di Jeff Robinson Taming the Tongue: How the Gospel Transforms Our Talk (TGC, 2021).

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