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Le due correnti principali della teologia riformata

Hai mai sentito parlare dell'”altra teologia riformata”? Nell’attuale revival della Riforma, molti conoscono solo un aspetto dell’ampia tradizione della teologia riformata e, purtroppo, sopravvivono molti stereotipi sul “calvinismo” perché il retaggio di Giovanni Calvino è stato inconsapevolmente banalizzato. Troppo spesso la teologia riformata viene definita semplicemente in base ai “cinque punti del calvinismo”: depravazione totale, elezione incondizionata, espiazione limitata, grazia irresistibile e perseveranza dei santi. Sebbene questa enfasi sul modo in cui Dio salva i peccatori sia valida, essa non riesce a cogliere l’intera portata dell’eredità del pensiero riformato. A partire dall’opera di Giovanni Calvino si sono sviluppate due correnti principali nella teologia riformata: la corrente calvinista scozzese e la corrente riformata olandese. La tradizione scozzese è fortemente incentrata sulle dottrine della salvezza e sull’ordo salutis (ordine della salvezza), ma la tradizione riformata olandese mette in risalto anche le visioni del mondo, l’impegno culturale e la supremazia di Gesù su tutti gli aspetti della vita. Le due correnti non convergono così tanto come ci si potrebbe aspettare, considerando la loro fonte comune. Facciamo quindi un breve tour delle tradizioni teologiche riformate scozzese e olandese.

La tradizione scozzese

Agli inizi della Riforma, il pastore-teologo John Knox (1514-1572) faceva parte di un gruppo che cercava di riformare la Chiesa scozzese; il suo contributo, tuttavia, lo portò all’imprigionamento e infine all’esilio. Durante l’esilio, si recò alla base operativa di Giovanni Calvino a Ginevra, in Svizzera, dove si appassionò alla dottrina della predestinazione. Alla fine, Knox fece ritorno in Scozia e divenne la figura di spicco nella fondazione della Chiesa di Scozia, che fu all’origine del presbiterianesimo. Le generazioni successive all’interno della tradizione teologica riformata scozzese (compresi i puritani inglesi come Richard Baxter e John Owen) si guadagnarono la reputazione, non del tutto giustificata, di funesti predicatori dell’inferno, che esercitavano una dura disciplina ecclesiastica scavando nella vita privata dei membri della chiesa e che sopprimevano le arti; anche teologi americani come il grande Jonathan Edwards furono influenzati dalla teologia e dalla filosofia scozzese ed ereditarono alcune di queste critiche. Può esserci un po’ di verità in ognuna delle critiche più frequenti, ma è anche vero che queste pratiche sono emerse da situazioni culturali particolari e non dovrebbero essere l’unico parametro con cui giudicare la teologia riformata scozzese. La teologia riformata scozzese è scivolata in alcune forme più rigide di calvinismo, ma la sua confessione originale (la Confessione scozzese del 1560) promuoveva la natura missionaria della Chiesa e l’obiettivo evangelistico della teologia. La dottrina riformata degli scozzesi non fu mai separata dalla vita pratica; gli scozzesi guardavano alla Confessione di fede di Westminster come standard dottrinale (al di sotto delle Scritture) e cercavano di mettere in pratica quelle grandi verità teologiche nella loro vita quotidiana.

La tradizione olandese

Il calvinismo giunse nei Paesi Bassi durante la terza ondata della Riforma, negli anni ’60 del Cinquecento. Il calvinismo olandese contribuì ad alcuni dei più importanti Credi e Confessioni di fede dei primi anni della Riforma: la Confessione di fede belga del 1561 diede una definizione iniziale alla chiesa riformata olandese; il Catechismo di Heidelberg del 1563 favorì l’unità tra i riformati olandesi e tedeschi; i Canoni del Sinodo di Dort del 1619 svolsero la funzione di concilio ecumenico riformato. Nel corso del tempo, la Chiesa riformata olandese si è spostata verso il liberalismo teologico; poi, alla fine del XIX secolo, il lavoro di neo-calvinisti come Abraham Kuyper, Herman Bavinck e Louis Berkhof ha dato forma a quella che oggi è conosciuta come la scuola teologica riformata olandese. Sebbene il pensiero riformato olandese abbia molto in comune con la più ampia tradizione riformata, lo contraddistinguono diverse caratteristiche. Alcune delle migliori sintesi del pensiero riformato olandese sono state espresse nella frase di Douglas Wilson, “Tutto Cristo per tutta la vita”, e nelle famose parole di Abraham Kuyper: “Non c’è un centimetro quadrato in tutto il dominio della nostra esistenza umana sul quale Cristo, che è sovrano su tutto, non gridi: “Mio!””. Kuyper sosteneva la supremazia di Cristo su ogni aspetto della vita ed esortava i cristiani a non liquidare alcuni ambiti della cultura e della società come “mondani”. Egli credeva che Dio avesse stabilito delle strutture di autorità in diverse sfere della creazione e che il riconoscimento dei confini tra queste sfere preservasse e mantenesse in equilibrio la giustizia e l’ordine nella società. Secondo Kuyper, il governo di Dio sulla terra si realizza attraverso la fedele presenza culturale della sua Chiesa; questa convinzione ha portato i teologi olandesi a enfatizzare l’azione dei cristiani a livello culturale. Kuyper voleva che i cristiani capissero che ogni visione del mondo ha presupposti filosofici unici e che i presupposti cristiani modellano il modo in cui i credenti dovrebbero agire in ogni ambito della vita. In virtù dell’assoluta sovranità di Dio, i cristiani sperimentano la grazia di Dio in tutti gli aspetti della vita, non solo nelle attività di chiesa e nei servizi di culto. Il punto più alto della teologia riformata olandese è probabilmente la Teologia sistematica di Louis Berkhof (per completezza di informazione: mi sono avvicinato alla teologia riformata leggendo Berkhof quando avevo 17 anni).

La teologia riformata olandese condivideva importanti elementi essenziali con la scuola teologica di Old Princeton (appartenente alla tradizione calvinista scozzese) negli Stati Uniti, ma differiva in modo significativo in alcune aree. Ad esempio, gli olandesi credevano che le persone non avessero una facoltà razionale “oggettiva” e neutrale dal punto di vista religioso; ciò significa che non esiste necessariamente un terreno comune tra credenti e non credenti, il che rende l’apologetica più uno scontro tra visioni del mondo che un dibattito sulle prove.

Complementari, non contraddittorie

Può sembrare che le correnti scozzesi e olandesi della Chiesa riformata siano molto distanti tra loro rispetto alle tematiche che enfatizzano, ma è importante notare le situazioni culturali significativamente diverse in cui ogni tradizione si è sviluppata. I teologi olandesi si sono trovati di fronte a una Chiesa arresasi al liberalismo teologico modernista del XIX secolo e hanno tentato di trovare un habitat culturale nei loro nuovi insediamenti negli Stati Uniti. Per questo motivo, non possiamo che aspettarci la loro enfasi sul dominio supremo di Cristo rispetto alle ideologie del tempo e la loro accurata comprensione della cultura. In un certo senso, la teologia riformata olandese applicò i principi generali della Riforma, mentre gli scozzesi si concentrarono più sulle dottrine principali della Riforma che sulla loro applicazione specifica alle nuove situazioni culturali. Inoltre, i Riformati scozzesi portarono la Riforma degli inizi nelle regioni circostanti, il che spiega la loro enfasi sulle missioni. Tuttavia, pur ponendo l’accento su aspetti diversi, sia i teologi riformati scozzesi che quelli olandesi si dedicarono alla formazione di discepoli e alla diffusione del vangelo nel mondo che li circondava. Entrambe le tradizioni lasciano un esempio stimolante al movimento riformato di oggi.

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