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Anche i credenti hanno bisogno del vangelo

La giustizia di Dio rivelata nella sua legge ci condanna, ma la giustizia concessa da Dio è un dono che ci è dato in Cristo mediante la fede.

Nella Bibbia, sia nell’antico testamento sia nel nuovo, Dio si esprime in due modi: con la legge e con il vangelo. Sono tutti e due validi, ma la distinzione tra le due è fondamentale. La legge comprende tutto ciò che Dio comanda nelle Scritture, mentre il vangelo comprende tutte le Scritture che basano le promesse di Dio unicamente sulla sua grazia in Cristo. La legge comanda, ma il vangelo dona. La legge ci condanna e il vangelo annuncia il perdono. La legge dice: “Fate!” e il vangelo dice: “Fatto!”. Dio parla tramite la legge per avvertirci: “Infatti tutti quelli che si basano sulle opere della legge sono sotto maledizione, perché è scritto: «Maledetto chiunque non si attiene a tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica»” (Galati 3:10). Tuttavia, Egli parla attraverso il vangelo per annunciare la buona novella della vita, della morte e della risurrezione di Cristo: “Sappiamo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato” (Galati 2:20). In altre parole, la giustizia di Dio rivelata nella sua legge ci condanna, ma la giustizia concessa da Dio è un dono che ci è dato in Cristo mediante la fede. E la fede viene a noi mediante la predicazione del vangelo.

Il bisogno del cuore

Il credente, tuttavia, ha bisogno di ascoltare tutte e due. La predicazione del vangelo non è solo per l’evangelizzazione dei non credenti. Anche i credenti hanno bisogno di ascoltare il vangelo regolarmente, poiché è necessario per la nostra crescita nella santificazione. Durante il nostro pellegrinaggio nel deserto di questo mondo, siamo nutriti nella fede, addestrati per le buone opere e sostenuti dal vangelo.

Durante il nostro pellegrinaggio nel deserto di questo mondo, siamo nutriti nella fede, addestrati per le buone opere e sostenuti dal vangelo.

Per esempio, il vangelo è come il vento per una barca a vela. Immaginate una bella barca a vela moderna con sofisticate attrezzature di navigazione. La legge di Dio è simile agli strumenti di navigazione: può mostrarvi dove siete e dove andare, ma è impotente e non può muovere la barca. Per quello avete bisogno del vento. Solo il vento nelle vele può muovere la barca sul mare. E solo il vangelo nel nostro cuore può muoverci a compiere buone opere nella vita cristiana. Abbiamo bisogno di entrambi, cioè la legge e il vangelo, poiché il Signore continua a renderci discepoli e nel frattempo ci usa per fare discepoli di altre persone.

La tendenza del cuore

Solo il vangelo nel nostro cuore può muoverci a compiere buone opere nella vita cristiana.

Eppure, essendo stati creati per il proposito di vivere per amare Dio e il nostro prossimo, la nostra inclinazione naturale è di volgerci alla legge per perseguire il bene. Per esempio, quando un cristiano è rattristato per la propria impazienza e ira verso il prossimo è normale che egli si proponga d’impegnarsi di più per essere gentile e paziente, come Dio comanda. In questo modo, però, ci concentriamo di più sulla nostra ubbidienza alla legge, piuttosto che su Cristo, il quale ci dona lo Spirito per vivere secondo la volontà di Dio. Il problema di questo approccio è presumere che la giustizia provenga dalla legge, invece che dal vangelo è ciò non è affatto diverso dal punto di vista del non credente.

Tuttavia, se si tiene presente il contrasto tra la legge e il vangelo, comprenderemo che la legge è impotente nel produrre la giustizia richiesta da Dio, perché non può cambiare il nostro cuore. «Se fosse stata data una legge capace di produrre la vita, allora sì, la giustizia sarebbe venuta dalla legge» (Galati 3:21).

La potenza del vangelo nel cuore

Molti anni fa, mio figlio mi ha fatto riflettere su queste cose, raccontandomi della sua visita allo zoo. Mentre osservava da una vetrata una tigre della Malesia, è accaduto che un’anatra selvatica planasse proprio nel luogo occupato dalla tigre. L’anatra non si rendeva conto del pericolo che correva e si godeva il sole, avvicinandosi lentamente al piccolo laghetto all’interno dello spazio riservato alla tigre. La tigre intanto osservava l’anatra mentre, in maniera istintiva, si predisponeva all’attacco. In un batter d’occhio, la tigre balzò verso l’anatra che, senza neanche avere il tempo di voltarsi, finì tristemente tra le fauci del predatore. Che cosa c’insegna quest’aneddoto? Che pur vivendo in mezzo a una società civilizzata, la tigre non poteva cessare di essere una tigre e che l’animale, anche se rinchiuso in una gabbia, rimane ciò che è per natura. Tutte le precauzioni e le protezioni potevano solo limitare la tigre, ma non potevano farla essere diversa. se non ci credete, chiedetelo all’anatra!

A che cosa serve quest’esempio? A mostrarci che la legge assomiglia alla gabbia, nel senso che determina i limiti entro cui dobbiamo vivere, e trattiene fino a un certo punto la nostra natura peccaminosa; tuttavia, non è in grado di cambiare il cuore. Per un tale cambiamento, abbiamo bisogno della potenza vivificante dello Spirito promesso nel vangelo, che ci fa camminare in novità di vita con un cuore volenteroso e pronto nell’ubbidienza. Anche se la nostra vita è ancora imperfetta e incoerente, il vangelo ci assicura che siamo partecipi dell’alba della nuova creazione. In virtù dello Spirito, non solo ci viene imputata la giustizia di Cristo per la nostra giustificazione, ma ci viene anche attribuita la giustizia di Cristo per la nostra santificazione. Quindi, mentre perseguiamo la giustizia di Dio, deponendo «ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge», per trovare la vita non dobbiamo guardare alla legge, ma a Cristo, colui che ci è donato nel vangelo e che «crea la fede e la rende perfetta» (Ebrei 12:1-2). Essendo stati liberati dal potere del peccato e dalla schiavitù della legge, serviamo volenterosamente il Signore, amando il nostro prossimo e abbondando nelle buone opere.


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