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Nella mente di alcuni, la Riforma protestante evoca immagini di vecchi tomi polverosi e di conferenze tenute da vecchi signori ancora più polverosi. Noi cristiani parliamo proprio tanto del passato e, ancora più del solito, per il cinquecentenario della Riforma molti di noi l’hanno tirata per le lunghe su Martin Lutero, Giovanni Calvino e altri. Perché tanto entusiasmo per tutti questi tizi morti? Non corriamo il rischio di diventare antiquati e poco incisivi?

In realtà celebrare l’anniversario della Riforma non vuol dire crogiolarsi nelle glorie del passato o rimpiangere un’idilliaca età dell’oro. Festeggiamo questa ricorrenza perché poco più di 500 anni fa, quando la chiesa era immersa nelle tenebre, Dio fece risplendere la luce del suo vangelo: Lutero fece una scoperta che cambiò il mondo allora e che continua a trasformare vite e culture oggi. Ciò che il monaco tedesco scoprì nella sua Bibbia è esplosivo e meraviglioso, oggi come allora.

Ecco tre cose che ogni cristiano dovrebbe assolutamente sapere sulla Riforma.

1. Riguardava la felicità.

Lutero scoprì un segreto in grado di sconvolgere il mondo e di sprigionare felicità ovunque fosse arrivato.

Il segreto era questo: le persone fragili e fallite “sono attraenti perché sono amate; non sono amate perché sono attraenti”.

Oggi come oggi, potrebbe quest’idea essere più controcorrente? È profondamente radicata in noi la convinzione che quanto più ci rendiamo attraenti, tanto più saremo amati e felici. La Riforma è stata la storia di un uomo che ha scoperto, con sua grande gioia, che con Dio è tutto il contrario. Dio non ama le persone perché si sono messe a posto da sole: ama i fallimenti, e il suo amore li fa fiorire.

Così Lutero si preoccupava della felicità delle persone. Anzi, sarebbe arrivato a credere di aver trovato il segreto della felicità. E questo, dopotutto, era il cuore della Riforma: non il moralismo, non l’auto-miglioramento, ma la scoperta di una straordinariamente buona notizia, una notizia che avrebbe trasformato milioni di vite e cambiato il mondo.

2. Riguardava la libertà.

La Riforma è stata l’inizio del protestantesimo, quindi a volte si pensa che si trattasse semplicemente di protestare, discutere e impuntarsi su cosa fosse giusto o sbagliato credere.

Tuttavia, quando Lutero scrisse un breve libro per spiegare la sua scoperta, lo intitolò La libertà del cristiano. In esso scopriamo che la Riforma fu un movimento di libertà, non un pretesto per imporre nuove regole o complicazioni.

In effetti Lutero sosteneva che il vangelo fosse di una semplicità mozzafiato: era, diceva lui, come la storia di un re ricco (cioè Gesù) che sposa una prostituta piena di debiti (cioè chi si fida di lui). La ragazza non avrebbe mai potuto diventare una regina. Ma poi arriva il re, pieno di amore per lei, e il giorno delle nozze le fa la sua promessa di matrimonio. In questo modo lei è sua, e la prostituta diventa una regina. Lui si accolla tutti i debiti di lei, e lei condivide la ricchezza e lo status di lui.

Non è che la donna se lo sia guadagnato: non è diventata una regina comportandosi in modo regale. Anzi, non sa neanche come si comporti una regina. Il re però, facendole la promessa di matrimonio, ha cambiato il suo status. Nonostante tutti i suoi atteggiamenti da strada, la povera ragazza è ora una regina.

Allo stesso modo il peggiore dei falliti che accetta Gesù Cristo può condividere la sua giustizia e il suo status. Ciò che accade è un felice scambio di status: quando Gesù è morto sulla croce, ha assorbito e affrontato tutte le nostre colpe e i nostri fallimenti, e per puro amore ora condivide tutta la sua giustizia e la sua vita con coloro che si affidano a lui.

Ciò significa, scriveva Lutero con gioia:

I suoi peccati non possono più distruggerla, perché sono stati depositati su Cristo e inghiottiti da lui. E ha quella giustizia in Cristo, suo marito, che può vantare come propria e dire: “Anche se ho peccato, il mio Cristo, in cui credo, non ha peccato, e tutto quel che è suo è mio e tutto quel che è mio è suo”.

3. Riguardava il futuro.

Considerate queste parole, scritte nel 1640 da un gruppo di studiosi a Westminster, in Inghilterra: “Il fine principale dell’uomo è quello di glorificare Dio e di gioire alla sua presenza per sempre”.

Queste parole racchiudono il cuore della Riforma. Infatti ciò che la scoperta di Lutero aveva reso abbondantemente chiaro è che Dio è glorioso: bello, buono, gentile e generoso. Possiamo quindi davvero gioire alla presenza di Dio. Non odiarlo. Non evitarlo. Non rabbonirlo. Ma gioire alla sua presenza.

Tutto questo era molto diverso da ciò che molti avevano conosciuto in precedenza. Da monaco, Lutero aveva confessato di essere arrivato a odiare Dio: dubitando di essersi reso degno del paradiso, tremava di paura al pensiero di come Dio avrebbe potuto giudicarlo nell’ultimo giorno.

Tuttavia, armato della sua nuova scoperta, Lutero capì che poteva affrontare queste paure così:

Quando il diavolo ci rinfaccia i nostri peccati e dichiara che meritiamo la morte e l’inferno, dobbiamo parlare così: “Ammetto di meritare la morte e l’inferno. E allora? Significa che sarò condannato alla dannazione eterna? Assolutamente no. Perché conosco Uno che ha sofferto e ha fatto ammenda in mio favore. Il suo nome è Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Dove è lui, là sarò anch’io”.

E così l’orribile giorno del giudizio divenne per lui “il felicissimo ultimo giorno”. Il vangelo aveva trasformato a tal punto la vita di Lutero che egli era in grado di guardare al futuro con la speranza incrollabile e la certezza che avrebbe gioito per sempre alla presenza del Dio vivente.

E non potrebbe esserci speranza migliore per le persone che soffrono e sono senza speranza, ancora oggi.


Nota della redazione: Per un’introduzione concisa alla Riforma, si veda il libro di Michael Reeves Freedom Movement: 500 Years of Reformation (10Publishing).

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