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Uccidi tuo figlio, Abraamo: dare un senso a un comando scioccante

Alcune persone odiano davvero la Bibbia. L’ateo Richard Dawkins è una di queste.

Alcune persone, però, amano davvero la Bibbia. E non ne amano solo alcune parti, amano ogni singola parola. E non sono persone ingenue e primitive che sono sopravvissute accidentalmente nel 21° secolo. Non sono deformi o dannosi. Sono dei normali cristiani, nati di nuovo.

Una parte della Bibbia che i normali cristiani rinati amano davvero è una parte che Dawkins odia davvero: Genesi 22.

Ecco il commento di Dawkins sul passo:

Dio ordinò ad Abramo di fare un olocausto del figlio tanto desiderato. Abramo costruì un altare, vi mise sopra della legna da ardere e legò Isacco sopra la legna. Il suo coltello omicida era già nelle sue mani quando un angelo è intervenuto drammaticamente con la notizia di un cambio di programma dell’ultimo minuto: Dio stava solo scherzando, dopotutto, “tentando” Abramo e mettendo alla prova la sua fede…Questa storia vergognosa è contemporaneamente un esempio di abusi sui minori, bullismo in due relazioni di potere asimmetriche e il primo uso registrato della difesa del processo di Norimberga: “Stavo solo obbedendo agli ordini”.

In apparenza, ciò che qui riporta Dawkins può sembrare una lettura ragionevole, anche se negativa, del testo. Dopotutto, sospetto che molti cristiani si siano silenziosamente posti questo tipo di domande. Quindi cosa ne facciamo di Genesi 22? Mosè ci mostra la bellezza o la prepotenza? Grazia o disgrazia? Abusi sui minori o una benedizione tramandata per fede da un padre amorevole a un figlio fedele?

Dopo i relativi accertamenti, diventa chiaro che ciò che dice Dawkins non è ragionevole. In effetti, è del tutto sbagliato.

Genesi 22 è una “Prova”

Come narratore quasi onnisciente, Mosè inquadra gli eventi: “Dopo queste cose Dio mise alla prova Abramo” È importante sottolineare che Mosè non dice che Dio punì Abramo o che tentò Abramo.

Perché è importante? Ebbene, qualsiasi lettore perspicace si chiederà: perché Dio comanda il sacrificio di bambini? Questo è qualcosa che  farebbe Moloc, non Yahweh. La domanda ci assilla. Come una spia accesa del motore, ci chiediamo perché è lì, e forse ci dice che potrebbe esserci qualcosa di definitivamente sbagliato in Dio.

Qualcuno potrebbe dire: “Beh, Dio in realtà non ha comandato ad Abramo di uccidere suo figlio”. Ma questo richiede una ginnastica interpretativa di livello olimpico. Abramo intendeva uccidere Isacco; questo è chiaro. Quindi, come districhiamo il nodo secondo cui Dio è immorale per aver comandato un’azione immorale?

Quella parola “prova” è la nostra chiave di lettura. Dio comanda ad Abramo di fare questo come in una prova d’esame: “Abramo, ti fidi di me?” In precedenza, Abramo ha ottenuto un “Insufficiente” in questa prova. Ricorda: questa è la stessa persona che ha mentito due volte su sua moglie per proteggere se stesso (Gen. 12, 20) ed è andato a letto con la serva di sua moglie perché dubitava che Dio avrebbe mantenuto la sua parola (Gen. 16).

Dio comanda di fare questo come in una prova d’esame

Certo, Dio sa già cosa accadrà. Mosè potrebbe essere un narratore quasi onnisciente, ma Yahweh è un Dio completamente onnisciente. Questa prova non colma una lacuna nella comprensione di Dio. Sta colmando una lacuna nella fede di Abramo.

Forse stai leggendo tutto ciò con una fronte corrugata. Forse stai pensando che io sia il peggior difensore pubblico in circolazione e che la mia difesa per il Signore manchi sia di buon senso che di sensibilità. Perciò la tua mente è una giuria in stallo. Ti stai ancora chiedendo, come può Dio far questo? Questo è semplicemente…sbagliato.

Se questo sei tu, allora forse, un po’ come Abramo, dubiti del carattere di Dio. Sai chi dice di essere, ma la tua esperienza con lui ha accumulato evidenze del contrario. Le tue circostanze accusano il Signore e, a volte, se sei onesto, sono un argomento convincente.

Questo é normale. Ci siamo passati tutti. Forse Genesi 22 è la prova di Dio per te, in cui pone la stessa domanda che fece ad Abramo: “Ti fidi di me?”

Senza dubbio, Genesi 22 mette alla prova il coraggio di Abramo. Nella stessa richiesta, è come se Dio stesse affilando, per prendere in prestito una frase di Dawkins, il suo coltello assassino: “Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio, Isacco, che ami… (Genesi 22:2).” Con ogni frase, le scintille volano mentre la lama diventa più affilata, mentre la ferita nel suo cuore diventa più profonda. La richiesta di Dio esercita un’incredibile pressione sul punto più debole di Abramo, quella domanda assillante  che si è posto per anni: “Dio manterrà davvero la promessa che mi ha fatto?”

Come avrebbe risposto Abramo questa volta? È cambiato? Sì lui si! “ Abramo si alzò la mattina di buon’ora, sellò il suo asino e prese con sé due dei suoi servi e suo figlio Isacco” (Genesi 22:3).

Abramo si aspettava che Isacco morisse… e risorgesse.

A meno che non stesse ingannando intenzionalmente i suoi servitori, cosa che non abbiamo motivo di credere, era chiaro che Abramo credeva che Isacco sarebbe tornato con lui: “Rimanete qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi torneremo da voi” (Gen 22:5).


Ed è chiaro dai momenti successivi – che Mosè racconta  momento per momento, costruendo magistralmente la tensione – che anche Abramo credeva che avrebbe ucciso suo figlio.


La domanda innocente ma inquietante di Isacco distrugge questa tesi? Con la legna legata alla schiena, chiede: “Ecco, il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?” Abramo risponde in modo un po’ enigmatico: “Dio provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio”.

Forse Genesi 22 è la prova di Dio per te, in cui fa la stessa domanda che fece ad Abramo: “Ti fidi di me?”

Siamo di fronte a una difficoltà interpretativa: il “figlio mio” di Abramo è affettuoso o (per usare un termine tecnico) appositivo? Sta dicendo: “Figlio mio, non preoccuparti, Dio provvederà un agnello” o sta dicendo: “Dio provvederà un agnello, cioè mio figlio”? Penso che sia quest’ultimo, anche se è possibile che Abramo originariamente intendesse il primo ma, mentre la sabbia della clessidra scorreva, si rese lentamente conto che sebbene il suo cuore avesse pianificato una via, il Signore aveva determinato i suoi passi.

Quando arriviamo al Nuovo Testamento, qualsiasi foschia relativa a Genesi 22 si dissolve. Dimentica il commento di Richard Dawkins. Qui [nella Bibbia stessa ndr] c’è il commento tecnico dell’autore di Ebrei sulla miracolosa concezione di Isacco. Dobbiamo iniziare da qui:

Per fede anche Sara, benché sterile e fuori di età, ricevette forza di concepire, perché ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa. Perciò da una sola persona, e già svigorita, è nata una discendenza numerosa come le stelle del cielo, come la sabbia lungo la riva del mare che non si può contare.(Ebrei 11:11–12)

Ah! Ci sono appena state fornite alcune informazioni vitali. Ma prima di dirti di cosa si tratta, dobbiamo continuare a leggere:

Per fede Abramo, quando fu messo alla prova, offrì Isacco; egli, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito. Eppure Dio gli aveva detto: «È in Isacco che ti sarà data una discendenza». Abraamo era persuaso che Dio è potente da risuscitare anche i morti; e riebbe Isacco come per una specie di risurrezione.(Ebrei 11:17–19)
L’autore di Ebrei capisce cosa sta facendo Mosè in Genesi 22, e così capisce cosa sta facendo Dio in Genesi 22. Sa che questa era una “prova” (Ebrei 11:17). Ma come fa a sapere che Abramo “considerava che Dio poteva persino resuscitare [Isacco] dai morti”?

Due motivi: primo, perché è quello che è successo in quel momento, almeno in senso figurato (Ebrei 11:19). Il coltello da macello di Abramo pendeva minacciosamente sul collo di Isacco (Genesi 22:10). Ma poi non udì un rumore del motore, ma un fruscio nella boscaglia (Gen. 22:13). Isacco era praticamente giá morto, se Dio non fosse intervenuto. Che misericordia!

Ma credo ci sia una seconda e più essenziale ragione per cui Abramo credeva che Isacco sarebbe stato risuscitato. Poiché la vita di Abramo era stata definita dalla risurrezione, e forse durante il viaggio verso il Monte Moria, alla fine se ne rese conto. Forse, ascoltando la strana richiesta del Signore, la vita di Abramo gli è balenata davanti agli occhi e alla fine è giunto alla giusta conclusione: Dio può tutto, e quindi mi fido di lui.

Forse ricordava che anche se lui e sua moglie “erano vecchi ben avanti negli anni” e “Sara non aveva piú i corsi ordinari delle donne” (Ge. 18:11; Eb. 11:11), Dio promise di dargli un figlio. Forse ricordava la risata di Sara quando udì la promessa, e la sua buffa risposta: “Vecchia come sono, dovrei avere tali piaceri? Anche il mio signore è vecchio!” (Genesi 18:12). Forse ricordava persino il dolce rimprovero: “Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per il SIGNORE? ” (Genesi 18:14). Forse ha guardato indietro alla sua vita e, per la prima volta, ha visto ciò che era sempre stato lì: risurrezione, risurrezione, risurrezione. 

 

La vita di Abramo era uno schedario rotante sulla risurrezione.

La vita di Abramo era uno schedario rotante sulla risurrezione. Dal momento in cui Dio lo chiamò fuori da Ur, Dio aveva dimostrato ripetutamente il suo potere sulla risurrezione. Ecco perché l’autore di Ebrei può dire che Abramo, proprio come Isacco e Sara, era “come morto” (Ebrei 11:12). Non aveva un figlio, eppure da lui «è nata una discendenza numerosa come le stelle del cielo e quanti sono gli innumerevoli granelli di sabbia sulla riva del mare» (Eb 11,12; cfr Gen 22,17). Che misericordia!

In breve, Abramo credeva che Isacco sarebbe morto e sarebbe risorto perché Abramo sapeva che lui stesso era già morto e risorto. Lui e Sara hanno avuto un figlio! Una risurrezione è troppo dura per il Signore? Ovviamente no. Allora perché non farlo di nuovo?

Cosa vedi?

Quando leggi Genesi 22, cosa vedi? Se tutto va bene, ciò che Abramo vide: niente è troppo difficile per il Signore.
Tutto questo, ovviamente, è come un’insegna al neon che indica la morte dell’unigenito Figlio del Padre, Gesù, che egli amava. I collegamenti sono così evidenti da essere quasi allegorici: c’è un padre amorevole; c’è un figlio obbediente che cammina verso la sua morte; c’è del legno legato sulla schiena; c’è un montone sostitutivo.

Ma forse più predittivo di questi dettagli è la posizione di Genesi 22: il Monte Moria, il futuro sito del tempio (2 Cr. 3:1). Ciò significa che il sacrificio evitato di Isacco è stato istituzionalizzato per il popolo di Dio attraverso le generazioni. Man mano che offrivano sacrifici nel tempio più e più volte, la storia e l’esperienza di Abramo diventavano loro. Offrirono sacrifici e lodarono Dio per la sua continua e ripetuta provvidenza.

La morte di Gesù pose fine a tutto questo; il suo sangue decimò ogni necessità di un sistema sacrificale ripetitivo (Ebrei 9:11). Non c’è bisogno che il sacrificio di Isacco sia istituzionalizzato per noi perché l’istituzione è crollata e al suo posto c’è Gesù.

Non c’è bisogno che il sacrificio di Isacco sia istituzionalizzato per noi perché l’istituzione è crollata e al suo posto c’è Gesù.

Quindi non facciamo nulla per rivivere la salvezza. Semplicemente crediamo e crediamo, ancora e ancora e, come Abramo, la nostra fede ci viene messa in conto giustizia (Ge. 15:6; Ga. 3:6). E come Isacco, dimostriamo di essere “figli di Abramo”. Questo è il motivo per cui Paolo disse a una chiesa che sembrava si fosse ossessionata a impressionare Dio con le sue opere:

Riconoscete dunque che quanti hanno fede sono figli d’Abraamo. Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al legno»), affinché la benedizione di Abraamo venisse sugli stranieri in Cristo Gesù, e ricevessimo, per mezzo della fede, lo Spirito promesso(Galati 3:6–7, 13–14)

Quindi, ti chiedo di nuovo: quando leggi Genesi 22, cosa vedi? Si spera che tu veda la storia dell’amore di un padre per suo figlio, la fiducia di un figlio in suo padre e la promessa di una benedizione tramandata per fede da una generazione all’altra, fino ad arrivare a te. Che misericordia.

Nota dell’autore: devo sottolineare il mio debito nei confronti di Jim Hamilton e Sam Emadi. Facciamo un podcast insieme chiamato Bible Talk e discutiamo di Abramo che sacrifica Isacco nell’episodio 7 (29:25–54:55).

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