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Pastore, non sprecare il tuo sconforto

Leggendo il sermone d’addio di un pastore rivolto alla congregazione in cui aveva servito per trent’anni, ho pensato che stesse parlando di un ministero svolto su un altro pianeta.

Quando lodava la cooperazione e il sostegno ricevuti durante il suo lungo ministero, sembrava trattarsi di un bellissimo sogno, non della realtà. Va bene un po’ di esagerazione, ma per il resto di noi che non ha vissuto una tale ricchezza pastorale sarebbe stato incoraggiante sentir parlare di almeno un momento difficile. Sicuramente ha passato periodi difficili, ma non ha ritenuto opportuno menzionarli.

I periodi di sconforto sono inevitabili per qualsiasi ministro del Vangelo. Fa parte del gioco. Ma ho imparato un’altra cosa nei miei 44 anni di ministero pastorale: il Signore usa le stagioni dello sconforto come stagioni di crescita.

Soli e bisognosi

Il mio primo incarico pastorale si è svolto in campagna. Una strada sterrata e deserta conduceva all’edificio imbiancato della chiesa, con cimitero annesso e lapidi della metà del XIX secolo. Imparare a predicare due volte ogni domenica, a sviluppare le discipline pastorali e a guidare la congregazione si rivelò impegnativo.

Ma per aggiungere ulteriore pressione, il lavoro come pastore a tempo pieno, che mi era stato assicurato sarebbe stato disponibile nel momento in cui la nostra famiglia si fosse trasferita nella residenza pastorale dopo il seminario, non si concretizzò. Alla mia prima domenica da pastore a tempo pieno (dopo aver presieduto alla carica part-time per otto mesi) i diaconi mi accordarono un aumento di cinque dollari a settimana. Sì, cinque dollari. Sorrisi, prevedendo che il lavoro che mi era stato promesso sarebbe iniziato la settimana successiva, e che saremmo stati bene. Ma così non fu, e noi non siamo stati bene.

Come avrei presto scoperto, non c’erano posti di lavoro disponibili nella desolata zona in cui si trovava la chiesa. Ero passato da un reddito confortevole a un reddito inferiore alla soglia di povertà, e non c’erano soluzioni in vista.

Ero passato da un reddito confortevole a un reddito inferiore alla soglia di povertà, e non c’erano soluzioni in vista.

Tutto si era infranto. Io ero frustrato. Quando i miei genitori vennero a trovarmi, raccontai questa triste storia a mio padre, sperando che potesse aiutarci a venir fuori dai nostri guai finanziari. Posso ancora sentirlo mentre dice: “Il Signore si prenderà cura di te”. Tutto qui. Niente contanti o assegni, solo una parola di incoraggiamento per concentrare la mia fiducia su Cristo. Io ero seccato. E lui aveva ragione.

Il Signore si prese davvero cura di noi, in parte provvedendo per me un lavoro come addetto alla manutenzione stradale. Rafforzando la mia disciplina e aiutandomi a identificarmi meglio con coloro che ero chiamato a pascere, quel lavoro aumentò la mia capacità di servire la Chiesa. Lo stesso Signore Gesù che ha dato la sua vita per noi non ci avrebbe abbandonato nel momento del bisogno (Rom 8:32).

In seguito io e mia moglie ci siamo resi conto che questo era stato un campo di addestramento, un altro tipo di seminario. Il Signore ci stava insegnando a fidarci di lui, e le lezioni imparate in quel primo pastorato ci accompagnano ancora oggi. Il dono dello sconforto ci ha condotti verso il ben più grande dono della fiducia in Cristo.

Chiesa divisa, sconforto crescente

Il successivo incarico di pastorato che accettai sembrava promettente. Con diverse centinaia di fedeli, i miei compiti pastorali aumentarono. Ma aumentarono anche le sfide e gli scoraggiamenti.

Il comitato di valutazione me l’aveva presentata come una chiesa unita e carica d’amore. Dopo pochi mesi, però, quest’aura si dissolse. Scoprii che la chiesa era piena di divisioni, litigi e conflitti. Ero entrato in una zona di guerra ecclesiologica, attaccato da varie fazioni che non sarebbero state soddisfatte finché non mi fossi schierato con gli uni per aggredire gli altri.

Il dono dello sconforto ci ha condotti verso il ben più grande dono della fiducia in Cristo.

Invece di schierarmi, cercai settimanalmente di esporre la Parola di Dio. E fu così che le fazioni si allearono contro di me. L’unica cosa a cui molti di loro non erano interessati era l’esposizione biblica incentrata sul vangelo. E ogni volta che cercavo di guidare la congregazione verso una leadership, una comunità e una missione che fossero più bibliche, il dissenso  aumentava. Frecciatine, lamentele, minacce e boicottaggi erano ciò che caratterizzava quegli anni.

All’inizio avevo voglia di andarmene. Ma, per grazia di Dio, alcuni miei amici, nonché pastori esperti, mi hanno incoraggiato a rimanere, a continuare a predicare Gesù, a modellare la vita cristiana e a guidare verso la trasformazione biblica. Come osservò Gesù, “il buon pastore dà la sua vita per le pecore” (Gv 10:11). I miei amici, che avevano già percorso lo stesso cammino, rafforzarono questa verità. Cominciai a capire che la buona notizia di Gesù come Redentore richiede la perseveranza nel ministero del Vangelo. Eppure sembra proprio che impariamo questa lezione solo in trincea. Ed è per questo motivo che veniamo aiutati a perseverare attraverso l’esempio di quanti sono in trincea da molto più tempo di noi.

Grazie a queste lotte scoraggianti è arrivato un dono senza paragoni: ho imparato quanto avessi profondamente bisogno nella mia vita di colleghi pastori con cui confrontarmi e che mi insegnassero l’umiltà, la sottomissione e la fiducia. Proprio come Timoteo e Tito avevano bisogno di Paolo, Martin Lutero di Johann von Staupitz e John Ryland Jr. di John Newton, io avevo bisogno di uomini di Dio che facessero da pastore a questo pastore. E anche tu, pastore, ne hai bisogno.

Tre strategie

Come si può far un buon uso dei periodi di sconforto invece di venirne paralizzati? Ecco tre metodi.

1. I periodi di sconforto riguardano il regno di Dio, per cui bisogna cedere alla sua saggia e amorevole provvidenza.

Qualunque sia la causa del tuo sconforto, non è al di fuori dell’autorità del Signore. I tuoi sensi potrebbero dirti che Dio è paralizzato quanto te, ma la sua Parola smentisce questa menzogna: “I passi dell’onesto sono guidati dal Signore; egli gradisce le sue vie. Se cade, non è però abbattuto, perché il Signore lo sostiene prendendolo per mano” (Sal 37:23-24).

Dio decreta esclusivamente cose per te piacevoli? Questa è l’idea smentita dal salmista. Talvolta i periodi di sconforto sono ciò di cui hai bisogno al fine di forzare, testare e rafforzare la tua fiducia nel Signore. Confessare la sua saggezza e il suo amore, anche quando si sente il peso dell’angoscia, allena il cuore a fidarsi di lui nei momenti di sconforto.

2. I periodi di sconforto servono ad imparare la costanza spirituale così come a perseverare nelle discipline spirituali.

Gli effetti paralizzanti dello sconforto possono sgonfiare i ritmi della pratica spirituale. Le tue emozioni ti diranno di curare le tue ferite anziché la tua anima. Le stagioni scoraggianti metteranno in luce i peccati che devi confessare, e a cui devi anche morire. Questi periodi offrono l’opportunità di lodare Dio in ogni circostanza, poiché ti rendi conto che nulla può allontanarti dal suo amore (1 Ts 5:18; Rom 8:38-39).

Anche se il tuo tempo dedicato alla Parola e alla preghiera non fosse particolarmente vivace, persevera in queste discipline quotidiane. Una stagione scoraggiante può prepararti ad altri cambiamenti di vita e ai momenti difficili che con tutta probabilità dovrai ancora affrontare, quindi usa lo sconforto attuale come preparazione per le prove future.

3. I periodi di sconforto riguardano le emozioni, quindi coltiva un cuore di adorazione.

Quando l’apostolo Giovanni fu testimone della visione celeste, fece una dichiarazione trionfale sull’Agnello: “Egli venne e prese il libro dalla destra di colui che sedeva  sul trono” (Ap 5:7). Gesù, l’Agnello di Dio ucciso per il tuo riscatto, ha preso nelle sue mani il libro della storia e del governo divino. Mentre infuriava la persecuzione sotto l’imperatore Domiziano, quanti assistevano al trionfo dell’Agnello erano in adorazione(vv. 8-10). E tu puoi fare lo stesso.

Egli regna sui dettagli, quindi tu passa ora dall’osservare i tuoi problemi all’adorare il tuo Re, colui che ha preso il libro e che governa ogni aspetto della tua vita.

Accogli il dono

Non sprecare lo sconforto, fratello pastore. Vedilo come un dono prezioso. Impara ad usare lo sconforto a tuo vantaggio spirituale, lasciando che ogni minuscola parte di esso ti conduca a Gesù.

Nella sua grazia, anche il cuore più sconsolato trova conforto.


Articolo apparso originariamente in lingua inglese su The Gospel Coalition.

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