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La nostra disciplina spirituale più trascurata

Un’estate ho lavorato per un vecchio allevatore del Texas, uccidendo alberi di carrubo su vasti acri di prati incolti. Con un serbatoio di Roundup (si tratta di glifosato, un erbicida molto potente, N.d.T.) sulla schiena e uno spruzzino in mano, ho camminato per innumerevoli miglia attraverso l’erba alta di questi pascoli. Era un lavoro noioso, tranne che per una cosa: i serpenti a sonagli.

Mi trovavo nel Texas Big Country, una zona famosa per l’annuale raduno di serpenti a sonagli. La mia unica misura di protezione consisteva nell’indossare sopra ai miei jeans un paio di gambali in plastica abbastanza duri da deviare le zanne di un serpente a sonagli. Ma i gambali non erano sufficienti per farmi rilassare. Proprio come il mio eroe d’infanzia Indiana Jones, odiavo i serpenti (e li odio ancora!), e non sapevo mai quando un serpente a sonagli avrebbe incrociato il mio cammino. Una volta sono arrivato ad un passo dal calpestarne uno. Quell’esperienza mi ha reso vigile: guardavo dove mettevo i piedi, stavo a sentire ogni debole accenno di sonaglio, pronto a saltare a qualsiasi movimento improvviso. Il pericolo sembrava prossimo, e io ero vigile.

Attenzione spirituale

L’essere vigili è una componente essenziale della disciplina spirituale dell’attenzione. Essere vigili è stare in guardia. La sentinella di una città è vigile: osserva l’avvicinarsi del nemico. I guerrieri sono vigili: sono attenti e diffidenti nei confronti di ogni mossa del loro avversario. Le persone diventano vigili quando si rendono conto di essere in pericolo. Come soldati della croce, siamo circondati da nemici.

Le parole di un antico inno dicono:

Cristiano, non cercare ancora riposo,

Getta via i tuoi sogni di benessere;

Sei in mezzo ai nemici:

Veglia e prega.

Essere vigili, quindi, è necessario per una sana vita spirituale tanto quanto lo sono la meditazione e la preghiera. Gesù dice ai suoi discepoli “vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione” (Mt 26:41). Le lettere di Paolo, Pietro e Giovanni ribadiscono lo stesso concetto, esortandoci a esercitare l’attenzione morale e una preghiera vigile (1 Co 16:13; Ga 6:1; Cl 4:2; 1Ti 4:16; 1P 4:7; 2Gv 8). Nella lettera agli ebrei viene raccomandata la reciproca attenzione ed esortazione, ricordando anche di obbedire a quei capi che vegliano sulle nostre anime (Eb 3:12; 13:17).

Eppure, nonostante questa enfasi biblica, l’essere vigili è una pratica che raramente viene menzionata nei manuali contemporanei delle discipline spirituali.

L’essere vigili è la pietra miliare delle discipline spirituali, l’unica pratica che mantiene vive le altre abitudini.

 

Ma non è sempre stato così. In effetti i puritani del 17° secolo scrivevano spesso riguardo all’essere vigili e a come attuare tale disciplina in modo pratico nelle nostre vite.

Richard Rogers, ad esempio, è stato uno dei primi puritani che nel 1602 ha pubblicato un libro notevole intitolato Seven Treatises (Sette Trattati, N.d.T.). Diviso in sette parti, il compendio di 900 pagine sulla vita cristiana esplora l’intero spettro della vita e dell’esperienza religiosa. Nel terzo trattato, Rogers discute “i mezzi con cui una vita devota può essere incoraggiata e proseguita”, e divide questi mezzi in due categorie: pubblici e privati.  Quelli privati ​​includono cose che ci si potrebbe aspettare, come la meditazione, la preghiera e il digiuno.

Ma il primo aiuto privato menzionato da Rogers nel suo elenco è l’essere vigili, “che merita il primo posto, dal momento che è un occhio su tutte le altre cose, così da poterle vedere bene e farne un buon uso”.

L’implicazione è chiara: trascurare l’essere vigili ostacolerà le altre pratiche spirituali. L’essere vigili è la pietra miliare delle discipline spirituali, l’unica pratica che mantiene vive le altre abitudini.

Proteggi il tuo cuore

La disciplina dell’essere vigili comprende aspetti sia negativi che positivi. Dal punto di vista degli aspetti negativi, dobbiamo proteggere spietatamente i nostri cuori dal peccato e dalla tentazione, prendendo dei provvedimenti nei confronti della carne (Pr 4:23; Mt 26:41; Rm 13:14).

Ciò richiede che coltiviamo la pratica dell’auto-esame, in cui facciamo un inventario regolare delle nostre tendenze personali verso peccati particolari, quelli che il puritano Isacc Ambrose chiamava “i peccati di Dalila”. I peccati di Dalila (l’amante filistea di Sansone) amano sedersi sulle nostre gambe e sussurrarci parole dolci all’orecchio, ma ci tradiranno per i nostri nemici in un baleno, troncando così la nostra forza morale. Questi sono modelli peccaminosi specifici che abbiamo coltivato attraverso il peccato volontario e abituale. Come solchi profondi che fendono una strada fangosa, questi vizi sono incisi nelle nostre vite attraverso la routine quotidiana, l’autogiustificazione razionalizzata e la ripetizione continua.

La disciplina dell’essere vigili è come un sistema di sicurezza domestica. 

Dopo aver identificato questi modelli peccaminosi, dobbiamo proteggere con insistenza i punti di accesso al nostro cuore. John Bunyan, nella sua allegoria La Guerra Santa, si riferisce a questi punti di ingresso come alle cinque porte della città di Antropolandia (nome originale Mansoul, letteralmente: Anima d’Uomo, N.d.T.): “Porta dell’orecchio, Porta dell’occhio, Porta della bocca, Porta del naso e Porta del tatto”. Quando non riusciamo a vigilare, la tentazione si arrampica nei nostri cuori attraverso una porta incustodita. Ciò significa che non possiamo curare i nostri cuori senza tenere in considerazione i siti web che visitiamo, i libri che leggiamo, gli spettacoli e i film che guardiamo, i luoghi che frequentiamo e la musica e i messaggi che riempiono le nostre orecchie.

La disciplina dell’essere vigili è come un sistema di sicurezza domestica. Un sistema di sorveglianza efficace comprende diverse componenti, come telecamere di sicurezza, sensori di movimento, luci, serrature elettriche e allarmi a decibel elevati. Tutte queste componenti hanno uno scopo: proteggere la casa da intrusi pericolosi. In modo simile, l’essere vigili abbraccia una varietà di pratiche, come l’auto-esame, la preghiera, la meditazione e il rendere conto agli altri, ma tutte queste pratiche sono governate dall’unica intenzione di proteggere il cuore.

Guarda a Gesù

Ma c’è anche una dimensione positiva nell’essere vigili. Non dobbiamo solamente mortificare il peccato ed evitare la tentazione. Dobbiamo anche fissare lo sguardo su Gesù. Per tornare alla metafora della città, non dobbiamo solo proteggere le porte della nostra anima da intrusi pericolosi, ma anche fare scorta del vangelo per i nostri cuori. Il nostro obiettivo nel proteggere i nostri cuori non è quello di mantenerli vuoti, ma di fare spazio affinché Cristo possa dimorarvi mediante la fede (Ef 3:17).

Non dobbiamo solamente mortificare il peccato ed evitare la tentazione. Dobbiamo anche fissare lo sguardo su Gesù. 

Quindi la pratica dell’essere vigili, mentre richiede attenzione su noi stessi, non deve però mai essere focalizzata sul sé. Lo sguardo incrollabile delle nostre anime dovrebbe essere in avanti, verso l’alto, verso l’esterno e oltre. Osserviamo con occhi rivolti in avanti mentre viviamo con anticipazione la venuta del nostro Signore (Mt 24:42; 25:13; Lc 12:37; Ap 16:15). Guardare implica anche uno sguardo verso l’alto, poiché Paolo ci dice di rivolgere la nostra mente alle cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio (Cl 3:1–2). Come i maratoneti, non fissiamo i nostri piedi, ma proseguiamo fino al traguardo, verso Cristo stesso. Corriamo la gara che ci è posta davanti “fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta” (Eb 12:2).

Forse nessuno mi ha aiutato a imparare come guardare a Cristo meglio del pastore scozzese del XIX secolo Robert Murray M’Cheyne. In una lettera a un credente in difficoltà, M’Cheyne ha scritto: “Non dedicare tanto tempo allo studio del tuo cuore quanto allo studio del cuore di Cristo. Per uno sguardo che dedichi a te stesso, dedica dieci sguardi a Cristo!”

Questo è tutto! La chiave per l’essere vigili è il mantenere i nostri occhi costantemente concentrati non su noi stessi, ma sul Salvatore.

Nota dell’editore:

Questo articolo è un estratto adattato da Watchfulness: Recovering a Lost Spiritual Discipline (Essere vigili: recuperare una disciplina spirituale perduta, testo italiano non disponibile, N.d.T.) (Reformation Heritage Books, 2018).

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