Il grande teologo americano Al Pacino una volta disse: “Ho chiesto a Dio una bicicletta, ma so che Dio non opera in questo modo. Così ho rubato una bicicletta e ho chiesto perdono”. L’affermazione di Pacino attinge a una tensione che tutti percepiamo intuitivamente, ma che forse non esprimiamo in modo esplicito. Se Dio perdona, allora perché lottare per una vita santa? Se il prezzo è stato pagato, allora perché fare dei progressi?
Credo che la tensione che si sente qui derivi in fin dei conti da una visione confusa della grazia.
Cos’è la grazia?
Ero solito pensare alla grazia come ad una sostanza spirituale che Dio accumula in mucchi dietro al suo trono celeste e che dispensa al suo popolo sulla terra. In altre parole, la grazia è roba che Dio dona in modo separato da se stesso.
Quanto mi sbagliavo! La grazia non è una cosa. La grazia non è roba che Dio ci dona in modo separato da sé. Non è qualcosa che può esaurire. Dio ci dona se stesso quando non lo meritiamo: questa è grazia. La definizione, spesso ripetuta, della grazia come dono immeritato è giusta, ma non va abbastanza lontano quando si fa riferimento alla grazia di Dio. La grazia è un dono, ma Dio non è soltanto il donatore: lui stesso è il dono. Dio ci grazia con se stesso.
Ma se questo è ciò che la grazia è, allora la grazia cosa fa? Come funziona la grazia? Ti dirò questo: la grazia non è un fiocco che avvolgi attorno al tuo sistema religioso bello impacchettato. Non è la ciliegina sulla torta della tua moralità.
La grazia cambia tutto.
La grazia salva e santifica. O almeno così dovrebbe essere. Ma molto spesso la grazia è qualcosa a cui guardiamo come fosse relegata nel passato piuttosto che qualcosa in cui procedere. La confusione risulta dal fatto che non afferriamo la grazia. Nel senso: la riceviamo, ma non veniamo trasformati da essa perché non la capiamo. Per poter procedere nella grazia, dobbiamo sfatare cinque idee sbagliate su di essa e sconfiggere i suoi tre nemici.
Cinque idee sbagliate sulla grazia
La grazia è un’autorizzazione a peccare. Se Dio, nella sua infinita grazia, perdona il peccato, allora perché lottare per una vita senza peccato? “Io sono bravo a peccare, Dio è bravo a perdonare. È un binomio perfetto, giusto?” Questa mentalità comune presume che perdonare il nostro peccato sia compito di Dio. Lui è Dio, è proprio quello che fa. Ma nel momento in cui approfittiamo della grazia, allora non si tratta più di grazia. La grazia non è un’autorizzazione a peccare, ma il potere di vincere il peccato. Per grazia, Dio perdona il peccato e trasforma i peccatori in santi. La santità non è un prerequisito per la grazia: è un prodotto della grazia.
La grazia riempie le lacune. “Fai del tuo meglio e Dio farà il resto”. Secondo questa comprensione, noi facciamo la maggior parte del lavoro pesante da soli, e poi Dio ci viene incontro negli ultimi sforzi, quando siamo stanchi. Che cosa carina da parte di Dio finire quello che iniziamo. Il problema con il pensare che “la grazia riempia le lacune” è il sottovalutare enormemente la portata del peccato. La Bibbia non dice che siamo persone che hanno bisogno di aiuto per tagliare il traguardo. Dice che siamo cadaveri spirituali a cui è necessario dare la vita. Quando ci si allinea con l’insegnamento biblico che il peccato tocca ogni aspetto del nostro essere, allora ci si rende anche conto che la grazia non è necessaria solamente per lucidare le conquiste morali. La grazia è l’inizio, la metà e la fine della vita cristiana. Più sarai onesto riguardo al peccato, più il tuo cuore si rallegrerà nella grazia.
La grazia è Dio che rinuncia ai suoi standard. La maggior parte delle persone pensa che nell’Antico Testamento Dio fosse ossessionato dalla santità e che sostenesse uno standard quasi irrealistico per il suo popolo. “Attieniti alla legge” era lo stendardo del cielo. Ma poi, nel Nuovo Testamento, Dio deve essersi svegliato sul lato giusto della nuvola, e ha infine deciso di abbassare i suoi standard e di amare le persone per quello che sono. Giusto? Sbagliato. La grazia non è Dio che rinuncia alla sua legge, ma che manda suo Figlio per adempierla. Gesù ha vissuto una vita perfetta, ha mantenuto il patto e adempiuto la legge laddove il popolo di Dio aveva precedentemente fallito. Mediante gli effetti di rinnovamento del Vangelo e la potenza dello Spirito Santo, il cristiano può vivere una vita di amore che inizia ad allinearsi con le norme sante della legge di Dio.
La grazia è opposta allo sforzo. Se fosse “tutto merito della grazia”, allora chiaramente non si tratterebbe di sforzo. O almeno così sembrerebbe. Ma, come disse una volta Dallas Willard, “la grazia non è contraria allo sforzo, è contraria al guadagnarsi il favore di Dio”. Come cristiani, quindi, dobbiamo lavorare sodo, sforzarci e faticare, ma lo facciamo non per ottenere grazia, ma perché siamo stati graziati. A motivo del vangelo, non siamo motivati dalla colpa, bensì dalla gratitudine. E il vangelo è il più grande potere motivante nel mondo, che spinge i seguaci di Cristo ad amare il prossimo, perseguire la giustizia e condividere il vangelo. Filippesi 2:12-13 descrive questo tipo di sforzo guidato dalla grazia: “adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; infatti è Dio che produce in voi il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo.”
La grazia è per le persone devote. Per quanto le persone non lo dicano esplicitamente, molti in fondo lo credono. È il risultato del semplice malinteso che Dio ami le persone buone piuttosto che sia l’amore di Dio a rendere buone le persone. Ma la Bibbia non è la storia di Dio che cerca persone buone, è la storia di Dio che redime persone peccaminose. E questa dovrebbe giungere come una buona notizia. La grazia è per gli empi, ma li trasforma in persone devote. Dobbiamo capire questo, perché una decisione per Cristo separata dalla devozione a Cristo riguarda più le emozioni fugaci che un impegno per tutta la vita.
I tre nemici della grazia
Orgoglio. Perché qualcuno dovrebbe rifiutare un regalo gratuito? Perché se non me lo sono guadagnato, non posso prendermene il merito. Questo è il motivo per cui la grazia è un concetto difficile da accettare per le persone orientate ai risultati. Ma il più grande nemico della grazia è il pensiero di non averne realmente bisogno. Ciò è evidente nell’idea che la religione sia una “stampella” per le persone deboli. La grazia non è una stampella per i deboli, ma è piuttosto un fondamento per gli onesti. E se sono onesto con me stesso, so che ho bisogno di molto più di una stampella, ho bisogno di un cuore nuovo. La grazia non mi sostiene, mi trasforma dall’interno verso l’esterno. Resistiamo alla grazia perché vogliamo la gloria.
Diritto. Il diritto è un processo in tre fasi: (1) ricevere un regalo con gratitudine, (2) abituarsi a un regalo con la routine e (3) richiedere un regalo come diritto. Questo è un punto cieco per molti cristiani americani, con conseguenze pericolose. Nel momento in cui si pensa di meritare la grazia, si dissolve il suo potere. La grazia rende le persone grate, ma pensare di averne diritto la soffoca.
Autocommiserazione. Se l’orgoglio dice “non ho bisogno della grazia” e il diritto afferma “io merito la grazia”, quest’ultimo punto è sull’autocommiserazione, che dice: “non sono degno della grazia”. Questo sentimento è spesso espresso dicendo qualcosa del tipo: “so che Dio può perdonarmi, ma io non riesco proprio a perdonare me stesso”. Sembra umile e schivo, ma è in realtà piuttosto presuntuoso. I casi sono due: (a) hai uno standard morale più alto di Dio; (b) dubiti della sufficienza della morte espiatoria di Cristo. Dio è un salvatore più grande di quanto tu sia un peccatore. Fidati del fatto che la sua grazia sia pienamente sufficiente.
Un regno pieno di prostitute
Ok, miti sfatati e nemici sconfitti. Ma come funziona nella vita? Prendiamo l’esempio delle prostitute. In Matteo 21:31 Gesù dice ai capi religiosi: “le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio”. Com’è possibile? Come può un Dio santo avere un regno pieno di peccaminose prostitute? I casi sono due: o Dio trascura il peccato o Dio trasforma i peccatori.
Dio potrebbe avere un regno pieno di prostitute semplicemente cambiando i suoi standard e permettendo la prostituzione. Questo, ovviamente, significherebbe che a Dio andrebbero bene il peccato sessuale, l’ingiustizia, il forte che opprime il debole e così via. Ma il Dio del vangelo rimane santo, e quindi non si limita a respingere il peccato: lo affronta attraverso il sacrificio. L’idea di far entrare tutti nel regno senza cambiarli può sembrare inizialmente allettante, ma, quando ci si pensa davvero, questo tipo di regno si rivela essere non il paradiso, quanto piuttosto l’inferno.
Dio avrà un regno pieno di prostitute non perché trascura il peccato, ma perché perdona e trasforma i peccatori. Sì, l’amore di Dio ci incontra dove siamo, ma si rifiuta di farci stare lì. Questo perché quando la grazia di Dio mette radici nel tuo cuore, allora produce frutto nella tua vita. La grazia di Dio non riguarda l’abbassare i suoi standard, ma piuttosto il trasformare il suo popolo.