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Il perdono è una maratona

È il tipo di video che guardi in silenziosa meraviglia. Sul tuo schermo c’è Dylann Roof, in tuta arancione, il suo sguardo freddo e piatto. Mentre stai guardando, ecco che senti le voci dei familiari delle persone che ha ucciso durante l’incontro di preghiera della Chiesa Emanuel AME. Sono in un’aula di tribunale, e gli parlano tramite un video a circuito chiuso. Gli omicidi sono avvenuti solo pochi giorni prima. I servizi commemorativi non si sono ancora svolti. Il dolore e la perdita traspaiono chiaramente dalle voci di questi familiari.

Ma le parole che rivolgono a Dylann Roof sono parole di misericordia e grazia. Invece di rabbia e odio, gli offrono il perdono.

Molti si sono stupiti da quello che hanno fatto queste famiglie. Ed è in effetti incredibile. Ma di certo non è stato facile. Temo però che, nella nostra era fatta di videoclip brevi e di rapidi cambiamenti nei contenuti di Facebook e Twitter, siamo inclini a mettere rapidamente in risalto un video come questo, ma non riusciamo a comprendere o apprezzare appieno tutto ciò che esso rappresenta.

Dobbiamo rallentare abbastanza a lungo per poter riuscire a considerare cosa serva per offrire questo tipo di perdono e cosa serva per continuare in questo spirito. E in effetti molti di noi si sono lasciati questa storia alle spalle. Ma non i familiari, e nemmeno la comunità di Emanuel AME. Nelle loro memorie, la tragedia sembrerà sempre vicina.

Hanno scelto la via del perdono, ma dobbiamo riconoscere che questo è un cammino costoso, lungo e difficile.

Il perdono ha un costo elevato

Il perdono non arriva facilmente oppure a buon mercato. Viene sempre a caro prezzo per colui che ha subito un torto. In alcuni casi si tratta di un costo fisso. La parte offesa deve stringere i denti, lasciandosi ferire fisicamente, emotivamente o spiritualmente dalla parte incriminata invece di cercare un’equa vendetta. I cristiani fanno questo imitando Gesù, che si trovò faccia a faccia con ribelli peccaminosi e tuttavia soffrì e morì affinché potessimo essere perdonati e riconciliati con Dio.

Giustamente celebriamo ciò che fece Gesù, ma ricordiamoci anche che sul suo corpo sono state inflitte delle cicatrici permanenti. In Dio stesso troviamo il ricordo permanente del pesante costo del perdono.

È un po’ banale, quindi, indicare la Chiesa Emanuel AME e dire a coloro che hanno subito un’ingiustizia significativa che devono “passare oltre” e perdonare, invece di rispondere con rabbia.

In realtà la rabbia è la reazione naturale e istintiva nei confronti di un peccato subìto. Pensa alla tua reazione l’ultima volta che ti sei sentito sfruttato o frainteso. Il film Taken non è diventato famoso perché il protagonista decide di perdonare chi ha rapito sua figlia e di riconciliarsi con loro, ma perché porta avanti una rabbiosa e sanguinosa vendetta. Nel caso di molte tragedie, come per la recente sparatoria nella base della marina di Chattanooga (Tennessee), non battiamo ciglio di fronte alle grida di quanti richiedono l’immediata punizione dei colpevoli.

Dovremmo quindi essere scioccati quando ci troviamo di fronte ad una situazione in cui la vittima non si vendica. Quando qualcuno sceglie di perdonare, stiamo assistendo al pagamento di un costo enormemente pesante e personale da parte di quella persona.

Storicamente, la chiesa afroamericana ha probabilmente pagato questo conto più della maggior parte delle altre comunità americane. Non dovremmo mai dare per scontato questo perdono. Dovremmo meravigliarci e ringraziare Dio ogni volta che ne siamo testimoni.

Il perdono è un cammino lungo e difficile

Sebbene Charleston sia già scomparso dalle notizie, non svanirà mai dal ricordo di coloro che hanno vissuto personalmente questa tragedia. Applaudiamo per ciò che hanno fatto, lo condividiamo sui social media, per poi passare alla notizia successiva. Ma Emanuel AME dovrà vivere ogni giorno nello spirito del perdono. Il perdono non è né facilmente offerto né facilmente vissuto. Richiede un “allenamento” quotidiano: una disponibilità quotidiana a guardare le cicatrici dell’ingiustizia e a scegliere di spingersi più a fondo nella grazia, invece di voltarsi verso la rabbia e la vendetta. Col tempo, la terra della rabbia e della vendetta sarà sempre più lontana, e svanirà dalla nostra vista.

Ma non si arriva velocemente a questo punto, soprattutto quando la ferita è profonda. Ecco perché il perdono è più simile a una maratona che a uno sprint. Alcuni tratti sono più difficili di altri. A volte andiamo in salita controvento. Quando i tuoi cari spariranno dalla tua vita a causa dell’odio razziale, il gesto del perdono sarà continuo e faticoso. Il lamento Per quanto tempo, o Signore? da parte di molti afroamericani nasce dall’onere di cercare di preservare e mantenere la fede nel Signore quando la fine della corsa sembra ancora molto lontana.

Il nostro conto bancario

L’esempio delle famiglie delle vittime di Charleston non è una formula magica, non è un punto di forza per noi per poter vincere le discussioni sul fatto che il razzismo sia oggi un problema o meno, o sulla giusta prospettiva da prendere nei confronti della bandiera sudista. Invece il loro esempio dovrebbe essere onorato con riverenza e considerato con cura. Dovrebbe incoraggiarci a guardare prima a noi stessi, a mettere in conto il pesante costo continuo di mostrare grazia agli altri, specialmente a quelli che ci hanno ferito di più.

Fortunatamente il nostro conto in banca della grazia non è vuoto, ma pieno, dal momento che qualcuno è stato disposto a pagare il costo più grande prima che qualcuno di noi potesse o volesse farlo (2Co 8:9). Possa questo sacrificio portarci ad avere  più pensieri, più parole e più azioni provenienti dalla grazia di Cristo.

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