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Gioia e umiltà nell’album “Philippians” dei Psallos

Ascoltare gli album dei Psallos, gruppo musicale che ha sede a Jackson nel Tennessee, è diventata l’attività preferita mia e di mio marito durante i viaggi in macchina. Trattandosi di adattamenti di intere epistole del Nuovo Testamento, ogni album può essere goduto al meglio se ascoltato tutto in una volta. In questo modo chi ascolta può tracciare i fili della trama e può apprezzare appieno la complessità del tessuto.

Pubblicato il 21 ottobre 2021, “Philippians” è il tanto atteso quarto album del gruppo, sulla scia di “Romans”, “Hebrews” e “Jude”. È tanto brillante e coinvolgente quanto i tre precedenti. Poiché l’amicizia e la comunione sono i temi principali della lettera di Paolo, i Psallos hanno chiesto di contribuire ad altri quattro artisti: Taylor Leonhardt, Shai Linne, Dennis Parker e Andrew Peterson. Ognuno di loro canta un brano, mentre  Thomas Griffith e Kelsie Edgren sono come sempre le voci principali delle altre tracce. I cantanti e gli strumentisti sono guidati da Cody Curtis, che per questo album ha composto e scritto i testi, orchestrato e arrangiato la musica, e infine suonato il piano. La facilità di Curtis nel muoversi tra diversi generi e stili musicali, dal surf rock all’hip-hop, dal corale al country, dal synth-pop allo shanty, dal grunge al tango, è impressionante e rende l’esperienza di ascolto una continua sorpresa.

La lettera alla chiesa di Filippi è, tra le lettere di Paolo, la più esuberante, nonostante fosse scritta dalla prigione. “Philippians” riflette questo tono con la sua vivacità generale e la linea di gioia che pervade ogni circostanza. Non è però privo di serietà. Tuttavia Paolo esprime il suo essere pronto per la morte e riflette sull’umiliazione di Gesù.

Un fiume vi scorre attraverso

L’idea centrale di “Philippians” è un fiume, il che può sembrare strano, dato che la lettera di Paolo non fa riferimento a nessun fiume. Ma Atti 16:13 descrive come la chiesa di Filippi, la più antica comunità cristiana d’Europa, sia nata da un raduno di donne presso un fiume fuori città, come commemora il ritornello del pezzo blues “O Philippi”.

L’album è completato da interpretazioni bluegrass dello spiritual, probabilmente di origine afroamericana, “Down in the River to Pray”, tradizionalmente cantato ai battesimi al fiume. I suoni della natura ambientale – un ruscello impetuoso e il canto degli uccelli (imitati dai legni) – risuonano in sottofondo.

L’album è completato da interpretazioni bluegrass dello spiritual, probabilmente di origine afroamericana, “Down in the River to Pray”.

“Will You Go Down?” è nello stesso spirito, una canzone di invito in finger-picking: “Vuoi scendere in riva al mare?”. Forse la canzone più bella dell’album, contestualizza la famosa frase di Paolo “Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica” (Filippesi 4:13), che gli Psallos trattano in modo contemplativo, non come slogan. La canzone colloca questa frase nel contesto in cui Paolo impara ad accontentarsi “in tutto e per tutto”, una contentezza resa possibile solo dalla potenza di Cristo che opera nella debolezza umana.

Il fiume funge da metafora attraverso tutto il testo: un’abbondanza di gioia, pace e ristoro. L’impeto di calma dell’album contrasta l’ansia prodotta dalla marea di rumori che ci viene trasmessa dal continuo bombardamento pubblicitario,  dai notiziari, dai rapporti sul traffico, dalle notizie sul mercato azionario e dai mezzi di intrattenimento.

In “Philippians” il fiume rappresenta anche lo Spirito in movimento. L’andatura dell’album ci porta giù per il fiume. Gli ascoltatori sono chiamati a entrare nel flusso dell’attività dello Spirito ed essere portati verso una conclusione gloriosa. “Cityzens, Pts. 4–5″, che ricorda un canto marinaresco con echi di “Jude” degli Psallos, evoca un equipaggio che rema in tandem. La traccia finale, “The Delta”, si conclude con il fragore delle onde e il grido dei gabbiani mentre questa nave chiamata chiesa raggiunge l’oceano di Dio: Casa.

Il Regno Sottosopra di Cristo

Il Figlio è sceso a terra
E ha mostrato che la strada verso l’alto è in basso.

—“Cityzens, Pts. 4–5”

Filippi era una colonia romana al tempo in cui Paolo scrisse. Sul trono di Roma c’era l’imperatore Nerone, il cui regno è associato a tirannia, stravaganza, persecuzione religiosa e dissolutezza. Gli Psallos contrappongono la violenza e l’auto-esaltazione di Cesare (qualsiasi imperatore di qualsiasi impero) con Cristo, il pacificatore che fa dono di sé.

Il festante raduno in riva al mare che dà il via a “Philippians” è interrotto dal canto dei soldati: “Dominus! Caesar!”. Il minaccioso e marciante suono di “The Anthem of Rome”, che segue qualche brano dopo, loda Cesare come signore e celebra la sua dominazione con la spada. Al contrario, il dolce “Anthem of Zion” confessa come Signore il Cristo che ha dato la vita per il suo popolo e che lo custodisce sotto le sue ali.

La via di Gesù è spiegata magnificamente in Filippesi 2:5–11, un passaggio tradizionalmente chiamato “Hymnos Christou” (Inno di Cristo). Nel cantare una delle più antiche poesie cristiane, gli Psallos la ripropongono nel greco originale, con musica nuova. Questo brano per coro da camera e quintetto d’archi si muove mestamente attraverso l’incarnazione e la crocifissione di Gesù, con i bassi che toccano le profondità dei loro toni sulla parola thanatos (morte). Il culmine è su “Dio kai” (“Perciò”, 2:9), sottolineato dai violoncelli, e sul successivo maestoso dispiegarsi di “o Theos (Dio)”, dopo di che il tono si illumina, i cantanti inneggiano alla risurrezione e all’esaltazione di Cristo mentre gli archi impazzano. Iisoús (Gesù), il nome al di sopra di tutti i nomi, è ripetuto per dare enfasi.

Paolo esorta i Filippesi, giovani nella fede, a giurare la loro massima fedeltà a Cristo, non a Cesare, e a vivere come cittadini del regno lontano ma prossimo di Cristo. Sente il richiamo di casa, e il suo stanco desiderio viene espresso in “Of Life and Death”, che termina con una citazione dal famoso movimento Largo della sinfonia “Dal Nuovo Mondo” di Dvořák. Nel 1922, l’allievo di Dvořák, William Arms Fisher, adattò il movimento, aggiungendo il testo, in una canzone spiritual intitolata “Goin’ Home”. Forse per questo motivo Curtis lo ha incluso qui.

Gli Psallos esplorano ulteriormente l’idea di cittadinanza celeste, esilio e appartenenza nelle loro due canzoni “Cityzens”.

Su cosa è basata la tua identità? è uno dei temi impliciti dell’album. Su quale canale è sintonizzato il tuo cuore?

Da giovane, Paolo si caratterizzava per la sua rigorosa osservanza della legge ebraica. Cercava di elevarsi facendo cose “grandi” per Dio e andava immensamente orgoglioso del suo curriculum. Poi fu umiliato da Cristo e gli fu mostrata la vera via, che successivamente abbracciò.

Un momento clou dell’album è “I Am Better Than You”, rap in cui l’artista hip-hop Shai Linne, che ha scritto il brano insieme a Curtis, incarna Paolo in tutta la sua spavalderia prima della conversione.

Un momento clou dell’album è “I Am Better Than You”, rap in cui l’artista hip-hop Shai Linne, che ha scritto il brano insieme a Curtis, incarna Paolo in tutta la sua spavalderia prima della conversione.

È divertente, esagerato e davvero accattivante.

Una svolta nella canzone avviene quando Paolo incontra la grazia salvifica di Dio, che sposta completamente l’oggetto della sua fiducia. Si unisce al coro di altri cristiani, gli stessi che aveva precedentemente perseguitato, e canta (sulle note di “When I Survey the Wondrous Cross”) di come il suo unico vanto ora sia nei meriti di Cristo.

Un altro pezzo della trapunta

Con questi album, gli Psallos cuciono un patchwork che alla fine dovrebbe contenere 21 pezzi, uno per ogni epistola del Nuovo Testamento (puoi sostenerli in questo sforzo tramite Patreon). L’accostamento di queste toppe porta in primo piano i temi comuni della Scrittura. Ad esempio, “Philippians” affronta l’unità e la comunità cristiane, la perseveranza, l’umile servizio, il consumo malsano dei media, il restare in pace, l’inganno della giustizia basata sulle opere, il conflitto che può sorgere tra i valori nazionali e i valori di Cristo e la gioia in mezzo a delusioni e sofferenze. Molti di questi temi sono presenti anche in “Romans”, “Hebrews”, and “Jude”, e il loro riemergere talvolta è sottolineato dagli stessi motivi musicali riutilizzati.

Come le epistole, ogni album degli Psallos può essere fruito da solo, ma il suo significato è notevolmente accresciuto quando viene affiancato agli altri e visto come parte di un progetto più ampio.


Apparso originariamente in lingua inglese su “The Gospel Coalition

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