×

Dio è morto. Lunga vita agli dei.

“Mi definisco un cristiano culturale, ma non sono un credente”, ha dichiarato il famoso ateo Richard Dawkins in una recente intervista con Rachel Johnson di LBC News. “Amo gli inni e i canti natalizi, e in un certo senso mi sento a casa nell’etica cristiana”, ha continuato. Dawkins vuole le cattedrali e le chiese parrocchiali che costellano il paesaggio inglese, ma senza le assurdità della fede che le ispira. Quest’intervista è l’ennesimo segnale che la cultura sta cambiando. Anche gli atei sembrano desiderare qualcosa di trascendente.

Nietzsche schernì dicendo che “Dio è morto”. E per molti versi aveva ragione; in Occidente “Dio” è morto nel senso che le rivendicazioni teologiche e morali del cristianesimo sono diventate non credibili  e non unificano più la società. L’era della cristianità in Occidente, a partire da Costantino, ha visto il cristianesimo sopprimere lentamente il paganesimo e stabilire l’egemonia culturale, ma la marea sta cambiando. Sembra che siamo tornati al punto di partenza.

L’età dei Cesari è ancora una volta alle porte. Come in un romanzo di Percy Jackson, gli dèi pagani si sono insediati nel nostro mondo, diventando il filo conduttore spirituale che unisce la nostra società e ne ispira l’immaginazione morale. Mentre i cristiani cercano modi per vivere fedelmente nel mondo, la Chiesa antica fornisce un modello utile per vivere in un mondo che sembra sempre più pagano.

Ritorno ad un mondo pagano

Nel suo libro Full Circle: How the Classical World Came Back to Us, il commentatore politico britannico Ferdinand Mount evidenzia in modo sorprendente i parallelismi tra la diversità morale moderna e quella antica:

all’epoca degli imperatori Antonini, nel II secolo d.C. ( quel periodo che Gibbon considera il culmine della felicità umana) Roma era un fermento di scelte religiose. Si poteva credere in tutto o in niente. Ci si poteva affidare ad astrologi, incantatori di serpenti, profeti, indovini e maghi; si poteva scegliere tra una mezza dozzina di miti sulla creazione e diverse varietà di resurrezione. Oppure, se si apparteneva all’élite colta, si poteva leggere la poesia di Lucrezio e aderire ad una descrizione rigorosamente materialista dell’universo. In breve, è stato un periodo in cui tutto era possibile e le creazioni più strane e deliranti della mente umana competevano con le visioni più belle, le sfide spirituali più stimolanti e le linee di indagine scientifica più impegnative. È difficile pensare, prima o dopo, ad un periodo come quello, prima dei nostri giorni.

Mount non è il solo ad identificare il secondo secolo come il parallelo più vicino al nostro tempo. Lo storico Carl Trueman giunge ad una conclusione simile alla fine di The Rise and Triumph of the Modern Self. Allo stesso modo, in Pagans and Christians in the City, lo studioso di diritto Steven D. Smith modella le sue raccomandazioni per la navigazione culturale cristiana pensando alla Chiesa del secondo secolo.

Il vuoto creato dalla presunta morte di Dio viene riempito dal paganesimo. Stiamo vivendo una nuova iterazione dell’antica lotta tra paganesimo e cristianesimo.

Cornice immanente

Un parallelo fondamentale tra il mondo pagano antico ed il nostro è l’attenzione esclusiva al mondo presente.

Un parallelo fondamentale tra il mondo pagano antico ed il nostro è l’attenzione esclusiva al mondo presente. Questa attenzione ristretta ad una piccola fetta di tempo è una forma di “paganesimo moderno”, come lo chiama T. S. Eliot, ed è dominante in Occidente. Altri, come Smith, richiamano l’attenzione su questo parallelo e notano come ai pagani manchi una seria visione della trascendenza, il che limita la loro visione della realtà.

Robert Bellah ed altri notano la tendenza moderna verso un “individualismo espressivo”, che è un altro sintomo di questa negazione della trascendenza. Per l’antico pagano e il moderno secolarista, l’unica preoccupazione è questo mondo e i suoi problemi presenti. Non hanno alcuna idea di dove le cose siano dirette e, soprattutto, non hanno una vera speranza a cui appoggiarsi.

Questa attenzione al mondo presente è strettamente correlata alla descrizione del filosofo Charles Taylor di una “cornice immanente”, in base alla quale le persone oggi vedono il mondo presente e la persona interiore come il fulcro della realtà. Questo mondo, questa epoca, queste persone sono le uniche cose che contano. Non c’è nulla di trascendente, nulla di atemporale: nessun Dio sopra di noi né paradiso che ci aspetta. Per il mondo pagano, l’impero romano era la cornice immanente, e la propria esistenza contava solo se alimentava la glorificazione dell’impero.

I cristiani lavorano da una prospettiva diversa. Questo mondo non è tutto quello che c’è, e il regno di Dio non sarà visto o realizzato nella sua pienezza finché Cristo non tornerà in gloria. Non ci dimentichiamo mai che siamo inseriti in questo mondo per compiere l’opera del Signore, ma siamo sempre pellegrini che desiderano tornare a casa.

Perseguire la santificazione culturale

La Chiesa ha prosperato all’epoca dei Cesari perseguendo la santità e la conformità alla somiglianza di Cristo in ogni contesto culturale.

La Chiesa ha prosperato all’epoca dei Cesari perseguendo la santità e la conformità alla somiglianza di Cristo in ogni contesto culturale. Questo è ciò che chiamo “santificazione culturale”. Il processo di santificazione culturale richiede la difesa della fede, la condivisione della buona notizia della salvezza in Cristo e l’incarnazione visibile delle virtù della spiritualità cristiana. Lavorando dai margini, sono stati in grado di persuadere lentamente e costantemente i loro vicini che la vita cristiana offre qualcosa di molto migliore per il mondo.

Cristiani come Policarpo, Giustino Martire e Ireneo di Lione non facevano parte dell’élite culturale ma, seguendo le orme degli apostoli, lavorarono dal basso e guidarono lentamente e costantemente la Chiesa in un mondo pagano. Non sedettero nei posti di rilievo del senato né si intrattenerono con gli intellettuali che popolavano le scuole filosofiche. Lavorarono invece “organicamente”, iniziando con forme sincere e robuste di catechesi e di discepolato, guidando lentamente le persone nella dottrina e nella morale cristiana, rimodellando il modo in cui vedevano il mondo.

La Chiesa era una scuola per le persone afflitte, quelle abbattute e per coloro che desideravano vedere un mondo migliore, e la visione cristiana della vita ha guidato il loro cammino verso la vera prosperità umana.

La Chiesa era una scuola per le persone afflitte,  quelle abbattute e per coloro che desideravano vedere un mondo migliore, e la visione cristiana della vita ha guidato il loro cammino verso la vera prosperità umana. Possiamo imparare dall’esempio della Chiesa primitiva, che ha sottolineato la necessità del frutto dello Spirito nella sua vita pubblica. Discepolata nella sua visione della buona vita, la Chiesa primitiva ha riorientato la propria vita nel modo in cui si è avvicinata sia alla sfera politica sia a quella sociale. Seguendo gli apostoli, hanno coltivato una cittadinanza attiva – temendo Dio e onorando il re (1 Pt 2, 13-14) – e una vita spirituale culturalmente attenta che navigava tra le virtù e i vizi del loro mondo pagano. In tutto questo, si sono incoraggiati gli uni gli altri a camminare nella speranza, sapendo che il Signore aveva assicurato loro che sarebbe tornato per giudicare i vivi e i morti e per stabilire un regno che non ha fine.

Fiducia continua

Ci sono molte differenze tra il nostro mondo e quello antico. Stiamo assistendo alla scomparsa di una cultura cristiana invece di ripartire da zero. Dobbiamo imparare ad elaborare il dolore per la perdita di istituzioni e a scegliere con saggezza tra il tentativo di farle rivivere o di crearne di nuove. Sospetto che la nostra strategia debba esserne una combinazione prudente, ma dobbiamo lasciarci guidare dalla saggezza e lavorare per la cooperazione tra i cristiani.

Viviamo in un mondo in cui alcuni dicono “Viva gli dei”. Non dobbiamo disperare: ci siamo già passati. Dio non è morto. Quindi, proprio come l’ultima volta, Dio ci accompagnerà fino alla fine.


Articolo apparso originariamente in lingua inglese su The Gospel Coalition.

Most Read

CARICA ANCORA
Loading