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Non molto tempo fa, stavo predicando una parte del Discorso della Montagna di Gesù e, poiché nel brano Gesù parlava del giudizio eterno, l’ho fatto anch’io. Non ho trattato con condiscendenza la congregazione, girando intorno alle scomode verità che uscivano dalle labbra di nostro Signore. Se aveva pensato che era importante mettere in guardia i suoi ascoltatori allontanandoli dalla via larga che porta alla distruzione, insistendo sul fatto che non possiamo servire sia Dio che il denaro e ricordandoci che l’ira e la lussuria portano al fuoco dell’inferno, allora in quanto seguace di Gesù e predicatore della sua Parola cosa avrei dovuto fare se non trasmettere il messaggio, per quanto terribile possa essere per orecchie contemporanee?

Dopo la funzione, una donna in visita alla chiesa mi ha detto che era la prima volta dopo tanto tempo che sentiva un pastore parlare dell’inferno. Mi ha ringraziato per averlo detto ad alta voce. Ha quasi sussurrato la parola, come se avesse perso il suo potere a causa dell’uso eccessivo come parolaccia, ma rimanesse comunque qualcosa di segreto, una realtà che i fedeli sanno essere parte del cristianesimo ortodosso, ma che rimane una destinazione di cui non si dovrebbe parlare.

Tutto questo mi ha fatto riflettere: Come si può predicare Gesù senza parlare del giudizio? Come si fa a fare i conti con le sue parabole? Con i suoi costanti e coerenti avvertimenti sulla perdizione? Con i suoi “o l’uno o l’altro” e i suoi contrasti? Anche se ti consideri un “cristiano da lettere rosse” (riferimento alle Bibbie che scrivono in rosso le citazioni dirette di Gesù, N.d.E.) che ignora Paolo e gli altri apostoli, non puoi non notare le lettere rosse che avvertono della distruzione e della perdita dell’anima, le immagini di un verme che non muore e di un fuoco che non si spegne mai.

Addio Satana

Strettamente legata all’assenza dell’inferno è la scomparsa di Satana. In molti ambienti è raro sentire una parola sul diavolo o sui demoni o sulle potenze e i principati che muovono guerra a Dio e al suo popolo. Satana è scomparso. Sì, compare nelle chiese carismatiche o pentecostali, ma nelle denominazioni evangeliche, i cui ranghi sono sempre più ricchi e istruiti, ci sentiamo in difficoltà quando ci imbattiamo in ciò che Gesù e gli apostoli dicono dell’Accusatore.

So che ci sono pastori che vogliono evitare le esagerazioni prevalenti in altre tradizioni di fede, dove i demoni fanno capolino dietro ogni problema, dove l’influenza di Satana viene esagerata in modi che deformano la testimonianza biblica. Meglio scegliere la strada della minimizzazione, no? L’unico ostacolo a questo approccio è la Bibbia. Non solo la Bibbia, ma anche la storia della Chiesa. E, beh, i nostri fratelli e sorelle del Sud globale. Quindi, fondamentalmente, la Bibbia… e tutti i credenti prima di noi e la maggior parte dei credenti intorno a noi.

Siamo noi gli outsider, il nostro silenzio presumibilmente sofisticato.

Effetti a catena della scomparsa di Satana

Ecco il problema. Se non parli di Satana, probabilmente non parli di peccato e di salvezza in modi che vadano oltre le categorie terapeutiche e secolari di fare “ciò che è bene per te” contro “ciò che è male per te”.

Se non menzioni mai l’inferno, probabilmente non stai condividendo il vangelo con un senso di urgenza

Se non menzioni mai l’inferno, probabilmente non stai condividendo il vangelo con un senso di urgenza, ma stai solo invitando le persone a uno stile di vita migliore e più soddisfacente, che è fondamentalmente quello che fanno tutti ovunque, dall’influencer di Instagram al buddista in fondo alla strada.

Se non parli mai di demoni, probabilmente non pensi spesso nemmeno agli angeli, il che segnala un’immaginazione impoverita, una visione disincantata dell’universo che raramente prende in considerazione il regno spirituale e invisibile che la Bibbia dice essere reale, che la Chiesa antica affermava e che la Chiesa globale continua ad enfatizzare.

Inoltre, una visione anemica degli angeli, dei demoni, di Satana e dell’inferno ci mette in una posizione di svantaggio quando combattiamo il peccato, quando cerchiamo di adorare Dio in modo corretto e quando perseguiamo la purezza di cuore grazie alla quale arriviamo a conoscere e amare di più Dio. La perdita di Satana significa un cambiamento nel contesto della vita cristiana, una trasfigurazione del campo di battaglia spirituale in un luogo di pace e di appagamento.

Diminuzione della posta in gioco eterna

Il problema col ridurre la portata eterna del cristianesimo è che finiamo per attribuire un peso eccessivo a questioni secondarie. Se non accettiamo l’urgenza da vita-o-morte che Gesù e gli apostoli trasmettono nel loro insegnamento, inseriremo l’urgenza da vita-o-morte in altre sfide, facendo apparire i problemi terreni più grandi di quanto non siano.

Ed è proprio quello che vediamo nella Chiesa in Occidente. Quando perdiamo la prospettiva cosmica, quando sottolineiamo solo gli aspetti della vita che riguardano “questo mondo” e sminuiamo la realtà del giudizio futuro, perdiamo la speranza della giustizia eterna, il che significa che la giustizia terrena è tutto ciò che rimane. A meno che non raggiungiamo la giustizia completa qui e ora non la vedremo mai, il che rende ogni ricerca della giustizia in questo mondo una lotta per la vita-o-morte. Alla ricerca di qualcosa a cui tenere profondamente, veniamo attratti da una miriade di battaglie minori piuttosto che dalla guerra principale che infuria. Una volta perso di vista il grande dramma, si alza la posta in gioco terrena dei piccoli drammi.

Parliamo come Gesù?

Non raccomando di parlare di Satana, dell’inferno, degli angeli e dei demoni senza alcun discernimento, non dando peso a come queste realtà potrebbero essere percepite dalle persone di oggi. La contestualizzazione è importante. È per questo che Dio ci ha dato dei predicatori per esporre la sua Parola piuttosto che per leggerla ad alta voce. È necessaria un’attenta spiegazione di ciò che la Bibbia insegna, riconoscendo la distanza culturale e invitando le persone a un modo diverso di vedere il mondo.

Ma anche quando useremo grande attenzione e considerazione, non riusciremo a eliminare la stranezza di tutto questo. E non dovremmo nemmeno provarci. La stranezza è ciò che risalta.

È possibile spuntare le dottrine giuste, ma non trattarle con la gravità che meritano

Se vogliamo essere araldi di Gesù che lo imitano e lo proclamano, allora dobbiamo affrontare tutto ciò che ha detto, anche le parti che oggi ci mettono a disagio, che offendono sia coloro che, con la loro presunzione, non riescono a estendere la grazia e la misericordia di Dio sia coloro che, con la loro raffinatezza, sogghignano agli avvertimenti sul giudizio.

È possibile che una chiesa sia ortodossa e aderisca a una solida confessione di fede, ma non dia peso a ciò che la Bibbia sottolinea. Ed è possibile spuntare le dottrine giuste, ma non trattarle con la gravità che meritano.

Uno dei modi più facili per il Nemico di intorpidire i sensi dei credenti di oggi è che i pastori predichino cose vere su Gesù mentre falliscono nel parlare come lui.


Articolo apparso originariamente in lingua inglese su The Gospel Coalition.

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