Una delle domande che i cristiani in Occidente si pongono frequentemente è se la parola araba “Allah” debba essere usata per riferirsi al Dio della Bibbia. Questa domanda riguarda particolarmente quanti sono coinvolti nella traduzione della Bibbia e nell’insegnamento teologico, ma è vitale altresì per la Chiesa che cerca di proclamare il Vangelo nelle regioni musulmane.
La risposta più popolare è grossomodo questa: “L’Allah dell’Islam non è il Dio e Padre di nostro Signore Gesù Cristo”. Sebbene quest’affermazione sia di primo acchito vera, la questione linguistica che circonda la legittimità di “Allah” nella traduzione in arabo della Bibbia e nella letteratura teologica spesso s’ingarbuglia con la discussione più ampia sull’identità di Dio nell’Islam rispetto al cristianesimo.
È questione linguistica e teologica
Per chiarire alcune delle questioni coinvolte, è importante capire qualcosa della storia del cristianesimo di lingua araba. È anche importante separare la questione linguistica relativa alla legittimità dell’uso di “Allah” per riferirsi a Dio in arabo dalla questione teologica relativa alla natura e al carattere del referente della parola. Alcuni cristiani occidentali potrebbero essere sorpresi di apprendere che cristiani (ed ebrei) di lingua araba hanno usato “Allah” per riferirsi a Dio ben prima dell’emergere dell’Islam.
Storicamente, il cristianesimo di lingua araba inizia nel Nuovo Testamento. Nel giorno di Pentecoste, quando lo Spirito scende sui presenti e iniziano a proclamare “le grandi cose di Dio” in diverse lingue, l’ultimo gruppo di persone elencato sono gli arabi (Atti 2:11).
Il cristianesimo arabo alla fine ha messo radici tra molte delle tribù arabe in Siria-Palestina e fiorì in gran parte della Mesopotamia. Anche dopo l’emergere dell’Islam, molti arabi hanno mantenuto tenacemente la loro fede cristiana e continuano a farlo oggi.
Tuttavia, prima dell’islamizzazione e arabizzazione avvenuta sotto l’Islam, i cristiani di lingua araba nella regione usavano lingue diverse dall’arabo nelle loro liturgie. Ciò è dovuto alla sfortunata assenza di una traduzione araba delle Scritture fino all’era musulmana. Questi cristiani di lingua araba avrebbero pregato principalmente usando il greco, il copto o il siriaco (un dialetto dell’aramaico), ma come i loro vicini ebrei di lingua araba, si sarebbero riferiti a Dio come “Allah” nella loro lingua madre. Le iscrizioni preislamiche testimoniano questo fatto, così come l’uso continuato di “Allah” da parte di cristiani ed ebrei di lingua araba fino ad oggi.
È questione di connessioni semitiche
Quando si tratta di linguistica, è importante ricordare che l’arabo è una lingua semitica strettamente correlata all’ebraico e all’aramaico biblici. La parola araba per Dio, “Allah”, è strettamente correlata ai suoi affini semitici El ed Elohim in ebraico e alla forma definita Elaha in aramaico. In effetti, i cristiani devono solo guardare alla lingua originale delle Scritture stesse per la prova di questa connessione. In Daniele 2:28 vediamo che la forma indefinita di “Dio” in aramaico è strettamente correlata a “El” in ebraico e “Allah” in arabo. Il collegamento con l’affine arabo è ancora più evidente quando si osserva la forma definita in aramaico, come “il Dio vivente” in Daniele 6:26. Infatti, la forma araba di Dio è spesso intesa come riferita a “la divinità” (al-ilah).
Queste connessioni linguistiche dovrebbero dissipare qualsiasi timore tra i cristiani occidentali sull’uso di “Allah” in arabo per riferirsi al Dio della Bibbia, sia in una traduzione della Bibbia che in scritti e materiali teologici. È importante in tali discussioni che i cristiani occidentali si guardino dal dettare quale termine o quali parole altre persone dovrebbero usare per riferirsi a Dio nella loro lingua, in particolare se quanti se ne occupano non hanno conoscenza delle lingue o delle culture che stanno criticando.
È questione del carattere di Dio
I cristiani possono e devono concentrare le loro energie nel distinguere il carattere di Allah della Bibbia (araba) da quello del Corano. Teologicamente, quando un cristiano di lingua araba parla di Allah, c’è una differenza nella natura e negli attributi di Colui a cui si riferisce rispetto al suo vicino musulmano di lingua araba. Entrambi credono in un Dio ed entrambi usano la stessa parola per riferirsi a Dio; tuttavia, i cristiani affermano il monoteismo trinitario mentre i musulmani sostengono il monoteismo unitario.
La situazione è analoga nel mondo occidentale per i cristiani che giustamente differenziano la loro comprensione di Dio da come ebrei, mormoni, testimoni di Geova o anche cristiani liberali concepiscono la Sua identità. Come occidentali, non usiamo una parola diversa per riferirci a Dio, ma la natura di Colui a cui ci riferiamo è diversa dalla natura di colui a cui si riferiscono gli altri gruppi.
Pertanto, i cristiani possono e in effetti dovrebbero usare “Allah” quando parlano in arabo per riferirsi al Dio della Bibbia. In generale, non dovremmo riferirci a Dio come “Allah” nella maggioranza dei contesti occidentali, dal momento che i cristiani e altri lo recepirebbero come un riferimento diretto al dio dell’Islam, a ogni modo, se parliamo in arabo, dobbiamo lavorare sodo per far capire al nostro pubblico che l’Allah a cui ci riferiamo ci è rivelato preminentemente in Gesù Cristo e che la rivelazione salvifica di lui si trova esclusivamente nella Parola di Dio, la Bibbia.
Traduzione a cura di Christian Tursi