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10 cose che dovresti sapere sull’incarnazione

Al cuore del cristianesimo e del vangelo c’è la persona e l’opera di nostro Signore Gesù Cristo. Al di fuori della “Parola che si fa carne” (Gv 1:14) e del Figlio di Dio incarnato che vive e muore al nostro posto come nostro Salvatore, non c’è salvezza. Al di fuori della venuta dell’eterno Figlio, del suo prendere la natura umana e agire come nostro rappresentante del patto, non c’è speranza per il mondo.

È opportuno a Natale pensare più a fondo all’incarnazione. Ecco 10 cose che dovremmo afferrare. 

1. La persona o il soggetto attivo dell’incarnazione è il Figlio eterno.

Giovanni 1:14 è chiaro: “La Parola si fece carne”. In altre parole è stato il Figlio dall’eternità che si è incarnato, e non la natura divina. Il Figlio, che è in eterna relazione con il Padre e con lo Spirito, si è umiliato volontariamente e ha scelto di assumere una natura umana in obbedienza al Padre suo e per la nostra salvezza (Fl 2:6-8).

2. In quanto Figlio eterno, la seconda persona della santa trinitá è piena immagine ed espressione del Padre, ed è quindi pienamente Dio.

Insieme al Padre e allo Spirito, il Figlio condivide pienamente ed equamente la natura divina. Quale immagine ed esatta corrispondenza del Padre (Cl 1:15; Eb 1:3), il Figlio è pienamente Dio. Tutte le perfezioni e gli attributi di Dio sono suoi poiché Cristo è Dio Figlio (Cl 2:9). Come Figlio, partecipa al governo divino, riceve il culto divino e compie tutte le opere divine in qualità di Figlio (Sl 110:1; Ef 1:22; Fl 2:9–11; Cl 1:15–17; Eb 1:2–3; Ap 5:11–12).

3. Come Dio Figlio, è sempre esistito in una relazione eternamente ordinata con il Padre e lo Spirito, che ora si manifesta gloriosamente nell’incarnazione.

Era giusto che solo il Figlio, che è dal Padre per mezzo dello Spirito, si incarnasse al posto delle altre persone divine (Gv 1:1–2; 14; 18). Nell’incarnazione, il Figlio ha manifestato la sua dipendenza divino-filiale dal Padre, e ha sempre agito in relazione al Padre mediante lo Spirito (Gv 5:19-30; Mr 1:12; Lu 4:1–21). Dall’eternità e nell’incarnazione, il Figlio non ha mai agito da solo o indipendentemente, ma sempre in relazione e inseparabilmente da suo Padre e dallo Spirito.

4. L’incarnazione è un atto di addizione, non di sottrazione.

Nell’incarnazione, l’eterno Figlio che ha sempre posseduto la natura divina non ha mutato né messo da parte la sua divinità. Invece ha aggiunto a sé una seconda natura, cioè una natura umana costituita da un corpo e un’anima umani (Fl 2:6-8). Di conseguenza l’individuo Gesù è una persona, cioè il Figlio, che ora sussiste in due nature, e quindi è pienamente Dio e pienamente uomo.

5. La natura umana assunta dal Figlio divino è pienamente umana e completamente senza peccato.

La natura umana di Cristo non era né caduta né contaminata dagli effetti del peccato. La nostra innata inclinazione alla ribellione contro Dio non faceva parte della costituzione umana di Gesù. Gesù ha sperimentato pienamente gli effetti del vivere in un mondo decaduto, ma non ha condiviso la colpa o l’indole peccaminosa trasmessa da Adamo alla razza umana. Infatti Gesù non ha mai commesso un peccato, né avrebbe potuto commetterne (Mt 3:15; Gv 8:46; Eb 4:15, 7:26; 1 P 1:19). Sebbene fosse tentato come noi, obbedì perfettamente a suo Padre fino alla morte, come nostro mediatore del patto, realizzando così la nostra salvezza come Cristo Gesù uomo (1 Ti. 2:5; Eb. 5:5–10).

6. Il concepimento verginale fu il mezzo glorioso mediante il quale avvenne l’incarnazione.

L’incarnazione fu del tutto soprannaturale e una dimostrazione dell’iniziativa sovrana e misericordiosa della nostra santa trinitá di redimere il suo popolo (Mt 1:1–25; Lc 1:26–38). Il concepimento verginale fu il tempo e il mezzo con cui il Figlio divino aggiunse a se stesso una natura umana. Con il concepimento verginale la santa trinitá creò una nuova natura umana per il Figlio e, come risultato di questa azione, in Gesù incontriamo veramente Dio faccia a faccia, e non insito nella carne umana o offuscato da essa, ma in piena e immutata gloria. Sebbene vediamo Gesù come un uomo, egli è molto di più: è il Signore, il Figlio divino che si umilia e vela la sua gloria facendosi uno con noi.

7. Fin dal concepimento, il Figlio ha limitato la sua vita divina in modo tale da non scavalcare i limiti della sua natura umana.

Come risultato dell’incarnazione, il Figlio divino vive come un vero uomo, con i normali attributi e le normali capacità fisiche, mentali, volitive e psicologiche propri dell’umanità originaria. Come Figlio incarnato, ha sperimentato la meraviglia e le debolezze di una vita completamente umana. Crebbe in saggezza e statura fisica (Lc 2:52), sperimentò lacrime e gioia, soffrì la morte e una gloriosa risurrezione per la salvezza del suo popolo (Gv 11:33, 35; 19:30; 1 Co 15:3–4).

8. Ma il Figlio non era limitato alla sua sola natura umana, poiché continuò ad agire nella e attraverso la sua natura divina.

Questa verità è meglio dimostrata nel fatto che il Figlio incarnato continui a sostenere l’universo (Cl 1:16–17; Eb 1:3), insieme alle altre azioni divine svolte da Cristo durante la sua vita e il suo ministero. In Cristo ci sono due nature che rimangono distinte e conservano i propri attributi e la propria integrità, eppure il Figlio è in grado di agire attraverso entrambe le nature. Per questo il Figlio non è completamente circoscritto dalla sua natura umana: può agire anche al di fuori di essa nella sua natura divina.

Quando e come il Figlio agisca attraverso entrambe le nature è meglio spiegato in termini di relazioni trinitarie elaborate nella storia della redenzione per il bene della nostra salvezza. Il Figlio, che ha sempre agito inseparabilmente dal Padre e dallo Spirito, continua a farlo, ma ora come il Figlio obbediente agendo come nostro sostituto e rappresentante dell’alleanza. Nell’incarnazione, né la divinità del Figlio né la sua umanità sono sminuite.

9. Assumendo la nostra natura umana, il Figlio è diventato il primo uomo della nuova creazione, il nostro grande mediatore e nuovo capo dell’alleanza.

Quando il Figlio si è incarnato, il nostro Signore Gesù Cristo (nella sua vita, morte e risurrezione) capovolge l’opera del primo Adamo e avanza come l’ultimo Adamo, il nostro grande pioniere e campione (Eb 2:10). Come risultato dell’incarnazione, Dio Figlio diventa perfettamente qualificato per soddisfare ogni nostro bisogno, specialmente il nostro bisogno di perdono dei peccati (Eb 2:5–18; 7:22–28; 9:15–10:18) .

10. Dio Figlio incarnato è in assoluto l’unico e il solo Signore e Salvatore.

Gesù appartiene ad una categoria tutta sua. Considerato chi è Dio in tutta la sua gloria e perfezione morale, e considerato cosa sia il peccato davanti a lui, al di fuori dell’’incarnazione del Figlio e di tutta l’opera compiuta da lui per noi, non c’è salvezza (Gv 14:6; At 4:11).

In quanto Figlio divino, solo Lui soddisfa il giudizio di Dio stesso contro di noi e l’esigenza di una perfetta obbedienza (Rm 5:12-21).

Come Figlio incarnato, solo lui può identificarsi con noi come nostro rappresentante e sostituto (Eb 5:1).

La nostra speranza di salvezza per il pagamento del nostro peccato e la nostra piena restaurazione come portatori dell’immagine di Dio si realizzano solo in Gesù Cristo nostro Signore (Rm 3:21–26; Eb 2:5–18).

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