Gli egalitariani spesso affermano che i ruoli di genere derivino dalla caduta. Riconoscono che, secondo alcuni testi biblici, il marito sembri essere il “capo” della moglie, ma sostengono che tali testi riflettano una situazione imperfetta. La leadership maschile nel matrimonio, quindi, non sarebbe radicata nell’ordine della buona creazione di Dio, ma nel peccaminoso orgoglio umano. I commenti di Richard Hess su Genesi 3 sono appropriati:
Non vi è né esplicita né implicita menzione di qualsiasi autorità o ruolo di guida dell’uomo sulla donna, se non come il triste risultato del loro peccato nella caduta e dei giudizi su di loro che ne conseguono. Anche allora tale gerarchia non si presenta come un ideale, ma piuttosto come una realtà della storia umana, come quella delle erbacce che crescono dalla terra.
Secondo questo punto di vista, non ci sarebbero prove di ruoli maschili e femminili in Genesi 1-2. Le idee di guida e sottomissione entrerebbero in scena solo dopo il peccato di Adamo ed Eva. L’autorità maschile, quindi, sarebbe una caratteristica della maledizione che Dio cercherebbe di ribaltare attraverso l’opera redentrice di Cristo. Questo è quanto sostengono gli egalitariani.
Ma è proprio vero? Insegna questo la Genesi? Uno sguardo più attento rivela che la lettura egalitariana del testo è alquanto fuorviante. Prima che il peccato entrasse nel mondo, Genesi 1-2 presenta l’uomo e la donna uguali nella loro essenza come portatori dell’immagine divina, ma differenti nei loro ruoli sociali. Il primo uomo Adamo agisce come capo in questo primo matrimonio, ed Eva è chiamata a seguire la sua guida. Dio nomina Adamo quale guida in almeno cinque modi in Genesi 2.
1. L’ordine della Creazione
Primo: Dio crea Adamo prima di Eva. Nel mondo moderno, in cui dominano le nozioni egualitarie di umanità, l’ordine della creazione sembrerebbe fare poca differenza per quanto riguarda i ruoli sociali, ma non sarebbe stato così per i lettori originali della Genesi: la primogenitura era infatti una caratteristica comune della vita familiare. Il primogenito aveva spesso un’autorità speciale su quanti fossero nati dopo di lui, e la relazione tra Adamo ed Eva è simile a tale condizione. Dio forma prima Adamo e poi Eva così che ad Adamo venisse assegnata la posizione di autorità. Come osserva Kenneth Matthews, “La priorità della creazione dell’uomo è importante per riconoscere il rapporto guida-seguito nel giardino”.
Certamente, al tempo del I secolo, i lettori dell’Antico e del Nuovo Testamento avrebbero avuto una profonda familiarità con la primogenitura, tanto che Paolo fondò la sua prospettiva riguardo ai ruoli di genere e alla guida della chiesa sull’ordine della creazione di Adamo ed Eva: “Infatti Adamo fu formato per primo, e poi Eva” (1Ti 2:13; cfr 1Co 8-9). Paolo considera la precedente creazione di Adamo come significativa per poter stabilire il ruolo di guida di Adamo, e l’interpretazione di Paolo della Genesi è vincolante e autorevole. Dio creò per primo Adamo, stabilendolo così come capo della coppia.
2. L’ordine di responsabilità
Secondo: Dio ritiene che Adamo sia il principale responsabile per l’infrazione della Parola di Dio. In Genesi 2:15-17 Dio parla ad Adamo, comandandogli di “lavorare” e “custodire” il Giardino dell’Eden (v. 15). Dio proibisce ad Adamo di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male (v. 17), e lo avverte che la disobbedienza avrebbe condotto al giudizio. La parola di Dio fu rivolta ad Adamo prima ancora che Eva fosse creata (v. 22). Ciò suggerisce che Adamo, come capo di Eva, avesse il compito di trasmetterle i comandi di Dio. Questa interpretazione è confermata quando Dio cerca Adamo, non Eva, dopo i peccati della coppia. Anche se Eva fu la prima a essere ingannata dal serpente e a mangiare del frutto, Dio cercò innanzitutto Adamo e lo interrogò da solo prima di rivolgersi ad Eva:
Dio il Signore chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?” […] “Chi ti ha mostrato che eri nudo? Hai forse mangiato del frutto dell’albero, che ti avevo comandato di non mangiare?” (Ge 3:9-11)
Dio trasmise la parola in primis ad Adamo, e chiamò Adamo per primo perché rendesse conto dopo il peccato della coppia. Tutto ciò mostra il suo ruolo unico quale guida nel primo matrimonio.
3. La designazione della donna come “aiutante”
Terzo: Dio designa la donna come “aiutante” di Adamo. A tal fine solo la donna sarà “adatta” all’uomo (Ge 2:18, 20). La parola tradotta come “adatto” deriva da un termine ebraico che indica “corrispondenza” o “complementarietà”. A differenza degli animali appena creati, nessuno dei quali corrispondeva ad Adamo, la donna che Dio formò dal fianco del primo uomo lo avrebbe completato (v. 20), ma non sarebbe stata come Adamo sotto ogni aspetto: la sua vocazione unica sarebbe stata quella di servire come suo “aiutante”. Il termine ebraico tradotto come “aiutante” denota semplicemente qualcuno che offre “aiuto” o “assistenza”. Eva è chiamata a stare al fianco di Adamo per assisterlo nella vocazione che Dio gli aveva dato: lavorare e custodire il Giardino. Certamente la parola “aiutante” è usata altrove in riferimento a Dio (es.: Ge 49:25; Es 18:4), quindi sarebbe sbagliato dire che questo termine denoti sempre una sottomissione.
Ma poiché la parola non è usata solo in riferimento a Dio, ma anche per quanti sono “aiutanti” in un ruolo sottomesso (es.: 1R 20:16; 1Cr 12:1, 22-23; 22:17; 2Cr 26:13), il contesto del passo deve determinare se l’“aiutante” in questione sia sottomesso a colui che viene aiutato. David Clines può avere ragione nel sostenere che in un certo senso anche i superiori diventano subordinati quando servono come “aiutanti”: si stanno sottoponendo a una “posizione secondaria, subordinata” per assistere un altro, anche se loro stessi potrebbero non essere effettivamente dei subordinati. In questo senso ogni “aiutante” funziona come un subordinato di qualche tipo. In Genesi 2:18 i ruoli di Adamo ed Eva non possono essere scambiati. L’aiuto di Eva è orientato verso la guida di Adamo, e quindi rende evidente la sua sottomissione.
4. L’uomo sceglie il nome della donna
Quarto: Adamo dà un nome a Eva. Dopo che Dio l’ha formata dal suo fianco, Adamo risponde poeticamente: “Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo” (Ge 2:23). Alla fine della poesia, Adamo dà un nome a questa nuova creazione che Dio gli ha donato. Il fatto che Adamo gli dia un nome è significativo nel contesto di Genesi 1-2, perché chi fa tale azione è colui che guida. In Genesi 1, Dio esercita il proprio governo dando nomi: Egli chiamò la luce “giorno” e le tenebre “notte” (1:5), e la distesa “cielo” e l’asciutto “terra” (vv. 1:8, 10). Poi conferì ad Adamo l’autorità di dare un nome agli animali:
Dio il Signore, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli del cielo, li condusse all’uomo per vedere come li avrebbe chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l’uomo gli avrebbe dato. L’uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi (Genesi 2:19-20).
Nel dare il nome agli animali, Adamo esercitò la sua autorità di vice-reggente sulla creazione di Dio. Allo stesso modo, quando Adamo la “chiamò” “Donna” (Ge 2:23; e poi “Eva”, 3:20), stava esercitando il ruolo di guida che Dio aveva affidato a lui solo. Come osserva Clines, “Concludo che il nome dato alla donna dall’uomo, in entrambe le occasioni, denoti la sua autorità su di lei”.
5. L’ordine della tentazione di Satana
Quinto: l’attacco del serpente rappresenta una sovversione dell’assetto dato da Dio. Come abbiamo visto, c’è un chiaro ordinamento dell’autorità in Genesi 2:
Dio→Uomo→Donna
Dio parla all’uomo e l’uomo parla alla donna. Il serpente, quindi, sovverte questo ordine stabilito da Dio. Non affronta per primo l’uomo, e nemmeno Dio stesso, ma si avvicina alla donna in modo da invertire l’ordine di Dio:
Serpente→Donna→Uomo
Il serpente parla alla donna, la donna parla all’uomo e l’uomo sfugge a Dio: l’attacco al governo di Dio inizia dal basso, rovesciando l’ordine. Paolo indica, infatti, che il disfacimento di questo ordine fu alla base della caduta dell’umanità nel peccato (1Ti 2:13-14).
In tutti questi modi Genesi 2 stabilisce il ruolo di guida di Adamo nei confronti di sua moglie. Questo ordinamento apparve prima che il peccato entrasse nel mondo, ed è quindi parte della buona creazione di Dio da abbracciare come norma per tutti i matrimoni. Genesi 2 presenta i nostri progenitori come paradigma per tutti i matrimoni a seguire. Ecco perché sia Gesù che Paolo citano sempre Genesi 2, e non Genesi 3, quando spiegano il significato del matrimonio e dei ruoli di genere (es.: Mt 19:5; Ef 5:31). L’uomo è la guida e la moglie la seguace. Il suo ruolo sottomesso non sminuisce in alcun modo la sua uguaglianza a lui come creatura ad immagine di Dio. Nella sua umanità, è sua pari. Nel suo ruolo, è sottomessa. In questo modo la Bibbia mantiene assieme uguaglianza e sottomissione. Sebbene oggi alcuni, per quanto ben intenzionati, possano negarlo, le Scritture insegnano che la parità di valore non è minata dalla diversità di ruolo.