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Uno degli idoli più diffusi oggi nel cristianesimo è anche uno degli idoli più impercettibili e insidiosi: l’idolo della comodità.

Diffuso soprattutto nel ricco occidente, l’idolo della comodità è il prodotto di un contesto consumistico che pervade ogni cosa (incluse le cose spirituali) in termini di individualismo espressivo, autorealizzazione e “miglioramento di sé”. In un contesto simile, andare in chiesa è solo una delle tante cose (tra cui podcast, libri di auto-aiuto, bevande depurative, yoga, escursionismo, Enneagramma, e così via) in grado di aggiungere qualcosa al proprio cammino spirituale verso la saggezza e il benessere per diventare una “persona migliore”.

Dato che è molto diffuso e sottile, questo scenario non è considerato così pericoloso. Esso però trasforma il cristianesimo in un prodotto simile a una app dello smartphone: qualcosa che “l’utente” usa o scarta secondo convenienza, o qualcosa che è necessario avere ma solo nella misura in cui lo soddisfa. Se in qualche modo diventa scomoda o costosa, la “app” si cancella facilmente.

Ma un cristianesimo a cui ci si avvicina solo se ci soddisfa, solo quando è comodo e solo alle nostre condizioni, in realtà non è cristianesimo. Seguire veramente Gesù significa capovolgere il copione culturale sulla comodità. Significa allontanare il proprio sguardo dall’io consumista e rivolgerlo al nostro Dio che ne è degno; passare da un orientamento interiore, di auto-aiuto a un orientamento esterno, rivolto ad aiutare gli altri. I cristiani sani si guardano bene dallo scadere in un cristianesimo comodo.

L’anno scorso scrissi un articolo intitolato otto segni che indicano che il tuo cristianesimo potrebbe essere troppo comodo. Se ci riconosciamo in questa condizione, come possiamo rimediare? Un buon punto d’inizio è confessare questo idolo, ravvedersi e pregare per essere liberati da questa tentazione all’idolatria. Un altro passo fondamentale è quello di impegnarsi a fare parte di una chiesa locale, riconoscendo che una chiesa sana dovrebbe farci sentire scomodi. Ma cos’altro possiamo fare?

Qui elenco altri otto modi in cui un cristiano che va in chiesa può attivamente aggredire, o preventivamente evitare, l’idolo della comodità nella propria vita.

1. Non fare delle tue preferenze in fatto di chiesa lo standard di riferimento.

È giusto amare la tua chiesa, ma non va bene farne un idolo. Un sano apprezzamento per la propria chiesa può talvolta diventare una tendenza negativa a un atteggiamento di chiusura che esclude dalla comunione (o persino dall’ortodossia) altri cristiani e tradizioni ecclesiali, solo perché fanno le cose in modo diverso dalla tua congregazione.

Se trovi insopportabile l’idea di partecipare al culto di un’altra chiesa perché “nella mia chiesa non si fa così”, questo è un problema. La comodità di ciò che è familiare diventa idolatria quando si delegittima tutto quello che non è familiareI cristiani e le chiese dovrebbero sfidarsi a non ritenere mai di essere arrivati all’unico e vero standard di riferimento di come si è chiesa.

2. Impara da quelli che non fanno parte della tua ‘tribù’ e collabora con loro.

Uno dei modi in cui cristiani e chiese possono evitare la tentazione di considerarsi “lo standard di riferimento” è cercare di imparare da credenti al di fuori della loro specifica tribù. Un pastore bianco potrebbe partecipare a una conferenza per pastori ispanici, o il membro di una chiesa pentecostale potrebbe visitare una chiesa anglicana, o un ragazzo di ventidue anni potrebbe visitare una chiesa con tante persone sulla settantina (o viceversa).

Forse potremmo entrare in contatto con chiese di immigrati della nostra città, per servirli ma anche per imparare da loro. Forse potremmo variare i blog che leggiamo e i podcast che scarichiamo, e sforzarci ad ascoltare di più le voci che ci sfidano. Cose di questo genere faranno emergere le nostre chiusure e ci aiuteranno a capire in che modo abbiamo confuso l’identità culturale con l’identità cristiana.

3. Non valutare la chiesa in termini di ‘quale beneficio mi ha dato’.

Una tattica semplice per sfidare il cristianesimo consumista e l’idolo della comodità consiste nello smettere di valutare i culti di adorazioni domenicali in termini di “quale beneficio mi ha dato”. Questo tende a ridurre il senso della chiesa a qualcosa simile a un cibo da “asporto” che migliora la mia qualità di vita, il che non fa altro che perpetuare l’approccio consumistico.

Mentre esci da chiesa la domenica, chiediti piuttosto: “In che modo ho dato il mio contributo? Come ho edificato il corpo di Cristo?” Puoi anche non usare il pronome personale: “In che modo Dio è stato glorificato? Quali attributi di Dio sono emersi durante il servizio?” La tua valutazione di una chiesa dovrebbe essere incentrata su Dio, non su te stesso.

4. Impara ad adorare Dio senza tener conto dello stile musicale.

Le nostre convinzioni radicate sullo stile musicale dell’adorazione sono una grande opportunità per sfidare il nostro idolo della comodità. Invece di incrociare le braccia in segno di protesta e di cantare senza convinzione quando non ti piace quel canto o quello stile musicale, partecipa all’adorazione in modo convinto, anche se non sopporti la musica. Prova a farlo. E’ liberatorio.

Pastori e guide dell’adorazione: aiutate le vostre congregazioni incoraggiandole costantemente a uscire dalla “zona di sicurezza”. Evitate di avere un solo stile musicale. Per esempio, la sonorità “Hillsong” è stupenda, ma non è lo standard di riferimento. Alternate gruppi musicali e leader dell’adorazione con stili diversi. Cantate i vecchi inni, nuovi cori di lode, canti evangelici, spiritual. Aggiungi un po’ di pepe affinché le persone siano meno radicali in fatto di preferenze musicali.

5. Arriva in chiesa prima e parti più tardi, anche se questo significa dover affrontare più conversazioni imbarazzanti.

Da persona introversa quale sono, so quanto può essere stressante ed estenuante socializzare prima e dopo il culto di adorazione. So anche che quando arrivo di proposito tardi in chiesa ed esco durante la preghiera finale, sto mettendo la mia comodità al di sopra della mia vitalità spirituale. Il fatto è che le imbarazzanti interazioni sociali in chiesa possono essere un potente antidoto contro la dipendenza dalla comodità. Non c’è esempio migliore della bellezza gloriosamente scomoda della famiglia di Dio delle strane persone che incontri in chiesa ogni domenica, ognuna con la sua storia e le sue stranezze.

Quando arriviamo furtivamente in chiesa e ce ne andiamo di nascosto, non facciamo altro che perpetuare una spiritualità consumistica che evita il coinvolgimento con la comunità. Quando non ci prendiamo il disturbo di fare due chiacchiere, i santi resteranno per te dei conoscenti e degli estranei, non i fratelli e le sorelle, le madri e i padri che potrebbero essere.

6. Da’ fino al punto di sentire gli effetti nel tuo portafoglio.

Dare con sacrificio è un ottimo modo per tenere sotto controllo la tua dipendenza dalla comodità. Ma è importante dare con sacrificio. E’ facile dare una porzione della tua paga in modo indolore. E’ più difficile essere generosi quando il tuo budget è limitato e sembra non esserci alcun margine per dare.

Coltivare l’abitudine a essere generosi con le proprie risorse, soprattutto quando ti costa farlo, è uno dei modi più evidenti per mettere il regno di Dio prima della tua comodità personale. Vale sempre la pena essere generosi per l’avanzamento del vangelo, anche se significa dover ridimensionare i progetti per le nostre vacanze, posticipare i lavori di ristrutturazione che avevamo programmato, o ridurre il nostro budget mensile.

7. Sii flessibile per amore della missione.

L’idolo della comodità spesso genera rigidità nella vita cristiana, indisponibilità ad adattarsi al cambiamento, nostalgia per “com’erano le cose una volta”, esitazione a schiodarsi dal divano quando la missione chiama. Un ottimo modo per reagire a questa tendenza è coltivare deliberatamente flessibilità e prontezza nel modo in cui ti accosti alla chiesa.

Non essere talmente super impegnato da privarti del piacere di invitare a cena i nuovi arrivati in chiesa. Non essere così attaccato alla tua nicchia di ministero da non essere disposto a intervenire e servire ovunque ci sia un bisogno. Non ammirare troppo i leader di chiesa con grandi capacità da non rallegrarti, pur con dispiacere, quando Dio li chiama a guidare una chiesa di nuova fondazione. Sii flessibile e pronto ad agire quando si presentano opportunità per la missione e l’evangelizzazione. Sii disposto a sacrificare comodità e familiarità quando lo Spirito è all’opera e il vangelo avanza.

8. Non mollare quando le cose si fanno difficili.

Quando la comodità è un valore primario della nostra vita spirituale, è facile trovare una giustificazione per lasciare una chiesa quando continuare a esserne membri diventa scomodo. Forse c’è qualcosa nel pastore che ti infastidisce. Forse non hai avuto risposte soddisfacenti riguardo a una particolare posizione teologica. Forse la comunità proprio non ti “capisce”. Forse pensi che i tuoi dubbi, o le tue passioni, siano troppi perché la chiesa possa occuparsene.

Alcuni di questi potrebbero un giorno diventare validi motivi per lasciare, ma nessuno di essi dovrebbe farti tagliare la corda subito. Sforzati di rimanere anche quando la tua luna di miele finisce. Vai in chiesa anche quando non ti senti di andare. Non trascurare la comune adunanza (Ebrei 10:25). La questione non è se una chiesa può risolvere i tuoi dubbi e le tue angosce. La realtà è che Dio può occuparsene. Egli vuole che tu viva la chiesa come una famiglia in cui si affrontano le sfide e si cresce insieme agli altri membri del corpo.


Il presente articolo è stato pubblicato sul sito impattoitalia.org. Cortesemente concesso.

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