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Dieci cose che dovresti sapere su J. I. Packer

In ricordo di J. I. Packer

James Innell Packer nacque in un paesino appena fuori Gloucester (Inghilterra) il 22 luglio 1926. Nel corso della sua vita, Packer divenne uno dei più famosi e influenti leader evangelici del suo tempo.

1. J. I. Packer fu di umili origini.

Packer affermò di essere nato in una famiglia di classe medio-bassa. La sua famiglia visse nella zona centrale di Gloucester, la città cattedrale del Sud Ovest dell’Inghilterra. Il clima religioso che si respirava in casa sua e nella sua chiesa era quello di un anglicanesimo nominale e non del credo evangelico in Cristo come Salvatore (una cosa che a Packer non fu insegnata dalla sua chiesa). I genitori di Packer misero in chiaro che l’eventuale istruzione avanzata dei loro figli sarebbe dipesa dall’ottenimento di borse di studio. Packer ricevette una borsa di studio che gli permise di formarsi all’Università di Oxford.

2. Quando aveva sette anni Packer subì un incidente che cambiò la sua vita.

Il 19 settembre 1933, il bulletto della scuola inseguì Packer sulla trafficata London Road, dove egli fu colpito dal furgone di un fornaio che lo scaraventò a terra. Riportò un serio trauma cranico che gli lasciò una botta visibile su un lato del cranio. Packer accettò senza fare una piega tutta una serie di delusioni nella sua vita e parlando del suo incidente da bambino era solito dire che “faceva parte della vita”.

3. Packer si convertì due settimane dopo il suo arrivo da studente all’Università di Oxford.

Packer crebbe all’interno di una famiglia e di una chiesa dove si viveva un cristianesimo nominale e non autentico. Quando si iscrisse all’Università di Oxford, si considerava un cristiano perché aveva difeso il cristianesimo a scuola in dibattiti intellettuali. Il 22 ottobre 1944, mentre partecipava a un culto evangelistico promosso dai gruppi studenteschi InterVarsity, egli si rese conto di non essere un vero cristiano. Per la grazia di Dio, uscì da quel culto come cristiano, credente, e salvato.

4. Packer ebbe un mandato di tre anni come parroco in un sobborgo di Birmingham.

Dato che l’attività principale di Packer fu quella di insegnante, autore e oratore, la maggior parte delle persone lo considera solo un accademico. Ma Packer ebbe anche una breve carriera come ministro di culto anglicano. Quasi immediatamente dopo la sua conversione, Packer iniziò un percorso che portava all’ordinazione nella Chiesa d’Inghilterra. Mentre stava ultimando la sua tesi su Richard Baxter ad Oxford, egli iniziò un ministero parrocchiale di tre anni come parroco anglicano nella periferia di Birmingham.

5. Il primo libro di Packer vendette 20.000 copie nel primo anno di pubblicazione e da allora non è mai andato fuori stampa.

Un discorso che Packer rivolse a un gruppo di studenti a Londra nel 1957 catturò l’attenzione di un direttore editoriale di Inter-Varsity, il quale chiese a Packer di trasformare il suo discorso in un opuscolo. Packer lavorò quindi sul materiale per diciotto mesi e consegnò al direttore editoriale un manoscritto della lunghezza di un libro. Il libro era intitolato Il “Fondamentalismo” e la Parola di Dio.

6. Packer pubblicò una quantità così enorme di materiale che è impossibile compilare una bibliografia dei suoi scritti.

Sia nel suo parlare che nel suo scrivere, Packer ebbe l’abitudine di sfruttare ogni occasione che gli si presentava. L’elenco delle sue pubblicazioni sfugge a qualsiasi catalogazione, in parte a causa della grande quantità di materiale, in parte perché la varietà dei generi è così ampia che è difficile distinguere una pubblicazione da un documento stampato in forma privata, in parte perché Packer spesso pubblicò lo stesso libro negli Stati Uniti e in Gran Bretagna con titoli diversi e in parte perché molti dei suoi scritti sono stati ristampati, a volte con nuovi titoli.

7. Packer fu (e lo è ancora) un eroe sconosciuto come pure un uomo famoso.

La fama di Packer è ben documentata. Se si digita il suo nome in un motore di ricerca si ottiene un numero di risultati variabile da giorno a giorno. Ad ogni modo, si può dire che il numero si aggira ben al di sopra del mezzo milione. Nonostante il suo status di celebrità, Packer si concedeva instancabilmente a persone e progetti in modi nascosti al pubblico. Nessun pubblico era troppo piccolo per Packer e parlare ad adolescenti in ambienti come un soggiorno di casa era un normale aspetto della sua vita.

Packer riteneva che il progetto più importante della sua vita è un libro che non porta nemmeno il suo nome, ossia la traduzione inglese della Bibbia English Standard Version (della quale Packer fu il curatore generale). Tale giudizio viene da un uomo il cui libro Conoscere Dio si trova al quinto posto dell’elenco dei “libri che hanno influenzato gli evangelici”.

8. Packer fu ugualmente a suo agio nel mondo anglicano come nel mondo evangelico non conformista.

Tra gli anglicani, Packer fu considerato una “figura iconica” che incarnava l’essenza dell’Anglicanesimo. Questa cosa è pressoché sconosciuta tra gli evangelici delle “chiese libere” perché Packer si mosse con la stessa facilità in entrambe le realtà e ebbe un’influenza maggiore nel mondo non conformista (specialmente nell’ala Calvinista).

9. Packer fu un polemista praticamente per tutta la sua vita pubblica.

Packer disse che egli “aveva sempre voluto la pace, e come Richard Baxter fu coinvolto in guai per tutta la vita”. I “guai” a cui Packer si riferì furono le controversie pubbliche e gli attacchi personali. In una conversazione privata, Packer mi confidò che era stato un polemista per necessità, non per scelta.

Nel 1991, Packer scrisse un articolo in cui parlò di come voleva essere ricordato, e riguardo all’entrare in controversia per amore della verità egli disse che era una cosa che andava fatta ma che tendeva ad essere “sterile . . . per l’anima”.

10. Packer lasciò il segno facendo l’amministratore fedele.

J. I. Packer raggiunse la notorietà e fu utile al regno di Cristo attraverso una formula molto semplice: egli svolgeva il compito che gli stava davanti e lasciava il risultato a Dio. Per usare la metafora che Voltaire ebbe l’ispirazione di scrivere alla fine del suo libro Candido, Packer coltivò il suo giardino invece di intraprendere grandi progetti.

Come ha fatto allora a comparire nell’elenco dei 25 evangelici più influenti della rivista Time? Le sue pubblicazioni furono il veicolo principale per diffondere il suo nome e la sua influenza. Packer non ricoprì mai una prestigiosa carica accademica e non occupò mai un pulpito di grande visibilità su base permanente. Si può davvero dire riguardo la sua fama e la sua influenza che sono state opera di Dio.

Quando si parla dell’eredità lasciata da una persona deceduta, si pensa erroneamente in termini di un’ipotetica eredità postuma che è impossibile da predire. L’eredità principale di J. I. Packer è costituita dai modi in cui egli influenzò eventi nella Cristianità e nelle vite delle persone durante la sua vita.

Il primo libro di Packer fu una difesa dell’autorità della Bibbia, e questa divenne la sua grande passione e fu uno dei contributi più importanti che Packer dette alla chiesa evangelica. Packer ebbe un impegno straordinariamente forte a favore della visione che le parole della Bibbia sono le parole stesse di Dio. Egli difese la dottrina fuori moda dell’inerranza della Scrittura. Pubblicò libri sull’affidabilità della Bibbia. Fu il curatore generale della traduzione English Standard Version della Bibbia, arrivando a definire quel progetto come la più grande impresa della sua vita. J. I. Packer diede agli evangelici un punto d’appoggio per quanto riguarda l’autorità della Bibbia.

Gli scritti di Packer ci mostrano le cose che per lui erano più importanti, le cose che secondo lui dovevano essere più importanti anche per la chiesa. Parte dell’eredità di Packer fu quindi quella di aiutare i cristiani a stabilire le giuste priorità. L’elenco delle priorità di Packer includeva la Bibbia, la chiesa, la teologia corretta, la santità di vita e la vocazione. Packer scrisse su un numero così esorbitante di temi non soltanto perché ebbe una mente attiva e capace, ma anche perché volle che i cristiani pensassero in modo corretto su tutti i temi che riguardano la vita. J. I. Packer ebbe una passione per la verità in ogni sfera.

J. I. Packer fu prima di tutto al servizio del Regno e del suo Re. Quando gli fu chiesto in tarda età quali potrebbero essere le sue ultime parole alla chiesa, Packer rispose: “Penso di poterle ridurre a cinque parole: Glorificate Cristo in ogni modo“. Queste parole possono servire da epitaffio di ciò che Packer fece nella sua vita e di ciò che sta facendo ora.


Il presente articolo è stato pubblicato sul sito Impatto Italia. Cortesemente concesso.

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